Un bicchiere per due / Cinque Terre 2012, Azienda Agricola Possa

Pubblicato in: TERZA PAGINA di Fabrizio Scarpato

di Fabrizio Scarpato

Chissà cosa potrebbero bere quei due. Nonostante siano a testa in giù, nonostante siano impudicamente nudi, nonostante tutto.

Eppure sono vivi, carichi di una energia che scende per il loro verso, dall’alto, come le colature di colore, come le pennellate violente e intense. Ho provato, è ovvio, a rimettere le cose a posto, a rimetterli in piedi, sebbene i piedi non li abbiano nemmeno: e tutto sembra immobile, quasi che solo rimanendo capovolte quelle figure possano giustificare la realtà degli accadimenti. Tutto può succedere, come in una sospensione del gesto. Potrebbero persino bere, nonostante tutto.

L’anno è scritto sulla bottiglia a pennarello, con una grafia quasi palindroma, addirittura senza poter definire se il vino lo stai versando o devi ancora berlo. Il vino è quello, ma etichettato a priori, con tratto naif, forse a testa in giù, quando tutto potrebbe ancora succedere. Nonostante tutto.

Ed è oro antico e luminoso nel bicchiere, ottone dei battenti dei portoni che si schiudono riversando una colata di frutta gialla e di miele, di cedri e mandarini, di mele renette e fichi bianchi, contrappuntata da erbe aromatiche e officinali, timo, menta e salvia, sradicate e trascinate nel sale del mare. E’ la valle di Possaitara che incombe fragile sull’acqua, dilavata dalla pioggia, ferita dalle frane, affumigata dagli incendi, eppure carica dei colori densi delle vigne e delle piante, del rosso dei papaveri, del giallo dei limoni, beneficiata del lavorìo delle api. Una vallata all’ingiù, selvaggia a precipizio tra le rocce, un graffio sulla costa, eppure viva di tutto quanto si possa desiderare, di tutti i profumi, delle piante e dei ricordi. E libera, come un diverso punto di vista, una diversa prospettiva. Non si tratta semplicemente di ribaltare un dipinto, ma il modo stesso di dipingere. E di fare vino. Nonostante tutto.

Quei due potrebbero effettivamente bere un bicchiere di Cinque Terre di Possa, restando immersi nel loro mondo dipinto di giallo e di blu, separati dal rosso, come una fiamma che si spegne. Forse passione, probabilmente bruciante. Lo berrebbero a grandi sorsi, avidamente, stuzzicati da un filo di tannino e stupiti da un equilibrio pieno e masticabile che lascia scorie idrocarburiche e sassi alle proprie spalle. Belli nella loro primordialità capovolta, forse violenta, forse solitaria, sicuramente complice: intrisi di vita. Dopo si gioverebbero di lievi sbuffi di pasticceria, del bruciato di legni esausti, respirerebbero a pieni polmoni le note balsamiche dell’eucalipto, dell’anice, della liquirizia persa tra le resine dei pini. E si amerebbero, o litigherebbero, chissà, in ogni caso sbranandosi a morsi come i protagonisti di Scene da un Matrimonio, disinibiti e possenti, spessi e ruvidi, dolci e furiosi. Forse si amerebbero di un amplesso furibondo. Nonostante tutto.

Berrebbero vino e poi il silenzio. Assordante. Come sui costoni a strapiombo delle Cinque Terre, condannati dalla forza di gravità a sprofondare nel mare, a contendere al mare lo spazio vitale, quasi un amore travagliato. Il verde che si tuffa nel blu, a testa in giù, ruvido e sassoso, selvatico e odoroso, sapido e succoso. Come quell’uomo e quella donna di Baselitz, intensi e distanti, nudi e capovolti, deturpati ma non per questo meno belli, meno autentici, meno carichi di storia. In definitiva più veri. Nonostante tutto.

 

Libero adattamento da Melania Mazzucco: Adamo ed Eva, gli archetipi degli amanti nel quadro capovolto di Baselitz. (Il Museo del Mondo, La Repubblica – RCult)


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