di Maurizio Valeriani
Pensare ai vitigni autoctoni italiani fuori dai confini nazionali, fa sempre un po’ effetto. Per certi versi, per noi eno-malati, è un po’ come immaginare la Pietà di Michelangelo in Indonesia, o la torre di Pisa in Egitto.
Ma certo spingersi fino ai luoghi descritti da Marco Polo ci viene proprio difficile da immaginare. Soprattutto se il vitigno in questione si chiama aglianico..
Può così risultare illuminante una degustazione alla cieca organizzata da Antonio Capaldo (Feudi di San Gregorio) a Roma presso l’Hotel De Russie.
Dieci etichette presentate a bottiglia coperta, in modo da esaltare differenze di terroir senza alcun condizionamento ; 7 vini italiani (1 pugliese, 5 campani, 1 lucano), 1 vino cinese, 1 australiano e 1 greco.
Ecco la lista:
- Aglianico del Taburno 2013 – Fattoria La Rivolta
- Castel del Monte Bocca di Lupo 2012 – Tormaresca
- Aglianico (cinese) 2012 – Grace Vineyard
- Aglianico del vulture “Storico” 2011 – Basilisco
- Naima 2008 – De Conciliis
- Taurasi 2011 – Feudi di San Gregorio
- Chalmers 2011 (Australia)
- Aglianico 2009 (greco) Hazmichalis
- Serpico 2011 – Feudi di San Gregorio
- Terra di lavoro 2012 – Galardi
Forse non ci crederete, ma in questo contesto di vini buoni ed eccellenti, non ha affatto sfigurato l’aglianico cinese. La produttrice, Judy Chan (Presidente di Grace Vineyard), ci ha spiegato le difficoltà della sua zona di produzione, in luoghi dove l’inverno è molto rigido e la temperatura può mantenersi a -30 gradi centigradi per diverse notti. Per consentire la sopravvivenza delle viti, le stesse vengono seppellite per tutta la durata della stagione fredda, per poi essere disseppelite a primavera, pratica peraltro diffusa anche nelle altre zone viticole della Cina.
L’azienda si trova a Taigu, 40km a sud di Taiyuan, il capoluogo della provincia cinese Shanxi.
Chun-Keung Chan, padre di Judy, diede vita all’azienda nel 1997, avvalendosi della collaborazione del famoso enologo di Bordeaux Denis Boubals. Dal 2002 è iniziato il passaggio di consegne alla figlia Judy, oggi titolare dell’azienda.
Ma veniamo allle nostre note di degustazione:
Aglianico del Taburno 2013 – Fattoria La Rivolta
Erbe aromatiche, visciola e spezie dolci sono i marcatori di questo aglianico fresco, ricco e di bella prospettiva evolutiva. Nella nuova Guida I Vini d’Italia de L’Espresso 2017, appena uscita in edicola (14 ottobre), è nei primi 50 vini da comprare, a sottolineare il grande rapporto qualità/prezzo (13 euro circa a scaffale enoteca);
Castel del Monte Bocca di Lupo 2012 – Tormaresca
Toni ematici accompagnano ricordi di frutti rossi. Caldo, leggermente pettinato, con note di legno ancora in evidenza, ma con tannino vellutato e setoso;
Aglianico (cinese) 2012 – Grace Vineyard
Fresco, succoso e speziato, un vino che forse deve ancora trovare una personalità, ma che sicuramente mostra piacevolezza e qualità;
Aglianico del vulture “Storico” 2011 – Basilisco
Non a caso è quello più contrassegnato da note minerali, con toni ferrosi, ematici, una pienezza del sorso ed un lungo finale speziato. Per noi il vino migliore della giornata;
Naima 2008 – De Conciliis
Ci spostiamo nel Cilento. Sensazioni di maturità del frutto si accompagnano a note fumè e toni speziati. La gustativa alterna sapidità a tendenza dolce dovuta ad un leggero residuo zuccherino;
Taurasi 2011 – Feudi di San Gregorio
È tra tutti il vino che ha più bisogno di tempo, chiuso all’olfattiva e con tannino vibrante. Dategli un’oretta e la musica cambia, ed infatti riprovando riusciamo ad apprezzare succosità, frutto e grande personalità. È un Taurasi con la T maiuscola;
Aglianico 2011 – Chalmers (Australia)
Note agrumate e legno in evidenza. Buona sapidità e freschezza. Di stampo internazionale;
Aglianico 2009 (greco) – Hazmichalis
Purtroppo è un vino a fine corsa, con tendenza ossidativa e note surmature;
Serpico 2011 – Feudi di San Gregorio
Un vero fuoriclasse con note balsamiche e iodate, ricordi fumè e di genziana, struttura, freschezza e lungo finale di macchia mediterranea;
Terra di lavoro 2012 – Galardi
Annata difficile, almeno secondo noi. Emerge un vino alcolico e dai toni maturi, anche se acidità e sapidità provano a bilanciare la beva.
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