di Antonio Di Spirito
Ho partecipato ad una festa nel paese di Montemarano in Irpinia. In origine era una sagra popolare durante la quale venivano presentati tutti i prodotti locali; oggi, invece, vista l’importanza assunta dal comparto vitivinicolo della zona, si celebra una grande festa: “Montemarano Salotto dei Vini Buoni dall’Aglianico al Taurasi”.
Sono state due giornate molto intense: interessantissimi convegni, incontri e visite in cantina si sono alternati a momenti di rievocazioni storiche, di folklore locale e di spettacolo, da abbinare a degustazioni di prodotti tipici e di vini, non solo di Montemarano, trasmesso anche su Raitre.
“Abbiamo voluto fortemente puntare su questo modello di promozione del vino e del nostro territorio per sostenere concretamente gli operatori del settore vitivinicolo ed agricolo” ha sottolineato il Sindaco Beniamino Palmieri, che, a capo della sua amministrazione tutta, si è speso in ogni momento dell’intera manifestazione.
Il convegno di apertura dal titolo “Strategie e fattori di successo per il turismo esperenziale in Irpinia”, ha riservato una notizia graditissima e lungamente attesa: un dirigente del MIPAAF, Luigi Polizzi, lui stesso firmatario del decreto n.69830 del 27 settembre 2017, ha annunciato che Il Ministero attribuisce al Consorzio di Tutela dei Vini d’Irpinia, attualmente guidato dal presidente Stefano Di Marzo, “l’incarico di svolgere le funzioni di tutela, promozione, valorizzazione, informazione del consumatore “erga omnes” per le quattro denominazioni tutelate, e cioè Fiano di Avellino DOCG, Greco di Tufo DOCG, Taurasi DOCG e Irpinia DOC”.
Piero Mastroberardino è stato uno degli artefici del raggiungimento dei requisiti minimi perché il Consorzio ottenesse l’incarico. Già il padre Antonio volle fortemente il Consorzio e scrisse personalmente i disciplinari del Taurasi, del Greco di Tufo, del Fiano d’Avellino e del Lacryma Christi. Oggi è toccato a lui dare una lettura comparata dei numeri del comparto irpino e tracciare le strategie del prossimo futuro , data la sua vasta conoscenza del mercato internazionale.
Il convegno svoltosi il giorno successivo dal titolo:”Bacco in salotto: bilancio e sintesi delle potenzialità del vitigno aglianico e dei suoi vini” ha avuto tre momenti topici.
Uno storico e culturale strettamente legato alla tradizione (non è mancato il momento dedicato alla Tarantella) ed alla vita secolare di Montemarano.
Per il secondo momento, è stato rievocato lo sviluppo dell’enologia moderna, legata naturalmente al Taurasi: da una comunità puramente contadina dedita alla coltivazione della vite per la produzione di uve da conferire, alla nascita di tante piccole e medie aziende agricole che producono e commercializzano in proprio vini di qualità. Vari produttori, giovani e meno giovani, si sono avvicendati a raccontare le proprie esperienze.
Fra questi non poteva mancare il pioniere dei piccoli viticoltori di Montemarano, arrivato a produrre uno dei vini “cult”: Salvatore Molettieri.
Non ha fatto studi umanistici, né aveva una preparazione economica alla spalle; solo una semplice e profonda cultura contadina, tanta cocciutaggine, orgoglio e pervicacia. Con queste doti ha portato il suo vino nel mondo ed è diventato un modello per quanti oggi si avventurano in questo comparto complesso e irto di difficoltà.
Non era in programma un terzo momento; si è verificato quando Valter Mastroberardino (un altro “padre” dei grandi vini d’Irpinia, nonché fratello di Antonio), presente in sala, ha chiesto la parola ed ha voluto portare il suo saluto a tutti.
Ha fatto un discorso di grande distensione ed un incitamento alla coesione ed al rispetto reciproco. “Finiamola di combatterci; non si può parlar male del vino degli altri: non è giusto, in quanto proveniamo tutti dalla stessa terra, che è l’Irpinia”.
Ed ora vi parlo di alcune aziende e dei vini di Montemarano.
La Cantina di Enza
La tradizione familiare ha spinto la caparbia e determinata Enza Saldutti ad abbracciare questa missione; “esagerata” pulizia in cantina ed in vigna; è “la donna che sussurra alle viti”!
Grande rispetto per la natura, forte legame al territorio ed alla tradizione (“… siamo custodi del territorio”), pur non rifiutando le innovazioni; anzi, le prova tutte, ma, su alcune, ha dovuto far ritorno alla tradizione. E sentirsi, poi, anche il commento bonario del padre: “… te lo dicevo io!”.
Nei vigneti di proprietà, quasi 5 ettari condotti in regime biologico (come da tradizione), si può leggere la storia della viticoltura irpina degli ultimi settanta anni: sono tuttora presenti ceppi post-fillossera ed impiantati sulla spinta degli ispettori agrari verso vitigni più prolifici; trebbiano, montepulciano, sangiovese e, addirittura, barbera, affiancarono aglianico, coda di volpe bianca e coda di volpe rossa, vitigno ormai raro.
Le vendemmie sono tardive, secondo i segnali dati dalla pianta e dal frutto; le macerazioni sono lunghe e vengono effettuate in botti di castagno.
I vini più importanti della produzione, Passione (Irpinia Aglianico DOC) ed il Padre (Taurasi DOCG), rispecchiano quanto raccontato: sono vini consistenti, ma leggeri; precisi, essenziali e puliti, con una beva distesa e per nulla impegnativa.
Il Volpe Rossa 2013, coda di volpe rossa in purezza, si distingue non solo per la sua unicità, ma per il complesso connubio di freschezza, consistenza e frutti rossi; è un vino schietto, sincero ed immediato.
E poi un esperimento 2016: un Rosato da uve aglianico vinificate per il Taurasi. Separato dalle bucce dopo 48 ore dalla pigiatura, ha un colore abbastanza carico ed è un vino di grande versatilità, molto profumato e giovane, pieno di verve e nervoso, fresco e consistente; ha ancora una vena dolce, ma ancora 4-6 mesi di affinamento di bottiglia da svolgere. Aspettiamolo!
Il Taurasi 2011, imbottigliato da poco, è profumato, denso e maturo; ha note chinate, tipiche di un vino ben invecchiato, ma conserva una giovane ed irruenta struttura fruttata, con una potente acidità ed un tannino vellutato.
Cortecorbo
Una giovane realtà che vive molto sul carattere di chi la conduce: la vulcanica Antonia Romano.
L’azienda, che ha da poco avviato la costruzione di una nuova cantina, conta su 5 ha di vigneti, di cui 2 in affitto, e produce circa 30 mila bottiglie l’anno, suddivise in 7 etichette.
Anthonia 2012 è un Irpinia Aglianico DOC ed è il vino più rappresentativo dell’azienda; il più “gettonato” alle fiere ed ai banchi d’assaggio perché accattivante e piacevole. E’ un blend di aglianico (85%) e sirah (15%). Esuberante ed intenso al naso con fiori e frutta rossa; il sorso è fresco e pulito, scorrevole ed appagante.
Antyco 2009 è un Taurasi DOCG, molto austero, ma si propone al naso con note fruttate ed giovanili; al palato è giustamente tannico ed armonico, fresco e materico, con una chiusura speziata e sapida.
Il Cancelliere
E’ un’azienda a tipica conduzione familiare, dove figli, genero e nuora svolgono diligentemente i loro ruoli; il tutto coordinato dall’occhio vigile e dall’esperienza di Soccorso Romano, detto “il Cancelliere”. I vini sono di una freschezza e pulizia eccezionale e regalano una beva leggera e suadente. Questo convincimento è confermato dalla esperienza effettuata precedentemente in cantina, con assaggi direttamente dalle botti, dove già in fase di maturazione emergono caratteristiche di armonia e rotondità del sorso.
Vendemmia 2015 (Aglianico IGT) è un fantastico vino giovane, fruttato, asciutto e con un tannino vellutato; è fresco, rotondo, armonico e speziato.
Il Gioviano 2014 – Irpinia Aglianico DOC è, anch’esso, un vino giovane ed esuberante; al naso offre profumi che vanno dalla frutta rossa (arancia sanguinella) ai baccelli secchi di carrubo; il sorso è denso e vellutato, fresco ed asciutto, caldo, speziato e … giovane!
Nero Né 2012 – Taurasi DOCG è “pulito” al naso: i suoi profumi, floreali e fruttati, sono intensi e nitidi; il sorso è caratterizzato dal perfetto intreccio di frutta, acidità e tannino; è potente, rotondo e consistente; è molto persistente ed in chiusura si apprezza un piacevole ritorno speziato.
A seguire un resoconto di quanto assaggiato tra visite in cantina e nelle varie degustazioni della manifestazione, porgendo una particolare attenzione alle giovani e piccole realtà, ma che già esprimono territorialità e qualità.
I Fratelli De Lisio producono circa 10.000 bottiglie suddivise in quattro etichette; il Vincarl 2012 – Irpinia Aglianico Doc, è il vino legato alle prime esperienze di marketing di Carlo (uno dei fratelli) ha un naso variegato con note di frutta rossa, carrube, note balsamiche e di tabacco; il sorso è, invece, giovane, fresco e giustamente tannico.
Il Sallù 2009 – Irpinia Campi Taurasini Doc, è un vino rimasto eccezionalmente giovane e fresco: bouquet di frutti rossi e leggero velo di caffè al naso, mentre al palato è succoso ed avvolgente, con tannino in bella evidenza e piacevole speziatura finale.
Il Cesiné 2010 di Adelina Molettieri – Irpinia Aglianico DOC; conserva ancora tracce del legno nel quale è stato fatto maturare, ma anche l’acidità tipica del vitigno; sapori avvolgenti e succosi, è denso e sapido; un tannino ancora imponente ed una piacevole speziatura in chiusura di sorso.
Il Taurasi 2012 si concede con ritrosia; è giovane, fresco, esuberante e con tannini fieri; già si pregustano, però, piacevolezza di beva, eleganza e speziatura.
Fra le molteplici sorprese è giusto segnalare Giuseppe Siano, un giovanissimo imprenditore che, con il suo entusiasmo, ha riunito le proprietà dei nonni, i propri e quelli della fidanzata, producendo un ottimo Agapé 2012 – Irpinia Aglianico DOP: la classica arancia sanguinella al naso, impreziosita da cenere e note minerali; succosità, acidità e tannino in forte equilibrio; di buon corpo, è abbastanza persistente e chiude con una piacevole speziatura.
Terredora
Il Principio 2010 Irpinia Aglianico DOC: questo vino ricorda e rappresenta i difficili anni in cui iniziarono le attività vitivinicole della famiglia di Valter Mastroberardino dopo la separazione dal fratello Antonio, avvenuta nel 1992-1993; l’unica possibilità di presentare un vino rosso, non avendo annate precedenti in cantina, era quella di fare un vino floreale, giovane, fresco, ben strutturato, con un minimo passaggio in legno ed un adeguato affinamento in bottiglia; ha ottimi tannini, un sorso agile e scorrevole.
Salvatore Molettieri
Cinque Querce 2013 Irpinia Aglianico DOC: sempre riconoscibile questo vino; le note iniziali di ciliegia ed arancia sanguinella sono subito soppiantante da note fumé, tizzone ardente, cenere e tabacco; il sorso è rotondo e fresco, succoso e saporito; il tannino è importante, ma incastonato in una trama fitta.
Antonio Caggiano
Il Salae Domini 2015 Irpinia Campi Taurasini DOC: offre soffici profumi floreali e fruttati e qualche sbuffo minerale; l’intenso tannino è ben integrato in un tessuto succoso , fresco e speziato.
Altro cavallo di razza aziendale in degustazione era il Vigna Macchia dei Goti Taurasi 2011: il naso è pervaso da note affumicate, cenere, piccoli frutti rossi e neri di visciole e more, ma ancora si apprezza anche la foglia di lauro insieme alle note balsamiche; il sorso, a trama molto fitta, ha un tannino forte e levigato, è fresco e succoso, agile, lungo e speziato.
Ed in chiusura, vi racconto la retrospettiva Taurasi DOCG 2007, probabilmente la prima annata veramente calda del 21° secolo, che, nonostante l’altitudine spesso superi i 500 mslm, si è fatta sentire anche sui vini di Montemarano.
Tutti hanno conservato le tipiche note olfattive.
S’inizia con il Taurasi DOCG Riserva 2007 di Di Meo: il sorso ha una tessitura fitta, è complesso e tannico, conserva una buona freschezza; in chiusura evidenzia note speziate ed evolute.
Nero Né 2007 conserva un’ottima struttura gustativa con succosità, sapidità e freschezza; il tannino risente dell’annata caldissima e non raggiunge la perfezione delle annate 2010 e 2012, ma speziatura e sapidità chiudono in bellezza.
Sono convinto che fra cento anni, avendone la possibilità, berremmo lo stesso vino, la stessa etichetta; la qualità è sempre costante negli anni, mai una sbavatura: Radici 2007 Taurasi DOCG di Mastroberardino. Sbuffi di viola e polvere di caffè portano verso un sorso succoso, fresco e speziato; il tannino è levigato e potente.
Il Vigna Cinque Querce Riserva 2007 di Salvatore Molettieri offre note di polvere di caffè e di cardamomo, che lo ravvivano al naso; il sorso è complesso, succoso, sapido e speziato; il tannino è levigato e potente.
CampoRe Riserva 2007 di Terredora è un cru prodotto a Lapio, a differenza di tutti gli altri montemaranesi della batteria. Al naso mostra qualche nota di evoluzione, ma poi si apre sull’arancia sanguinella; il sorso è complesso ed importante, non ha sbavatura alcuna ed ha una beva agile ed elegante.
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