7 settembre 2002
Quanti colori ha il primitivo? Almeno nove, ci dice Fulvio Filo Schiavoni, presidente del Consorzio Produttori Vini, la più antica cantina di Manduria a cui 375 viticultori conferiscono con fiducia i loro grappoli (via Fabio Massimo, 19. Telefono 099 9735332, sito www.convinimanduria.com). E sentenziamo pure: per capire veramente il salto di qualità fatto dal vino italiano meglio venire qui, a Manduria, piuttosto che andare a Montalcino o a Barolo. Sì, perché sono queste iniziative collettive, purtroppo assai rare nel Sud individualista e litigioso, che capovolgono sensi comuni radicati a cui abbocca chi non è curioso. Per decenni sul Tirreno si è temuto l’effetto collaterale dell’alluvione di vino pugliese che allagava il Nord e la Francia dove i vignerons esasperati rovesciavano di tanto in tanto le autocisterne. Oggi le aziende campane impegnate ad alzare i prezzi farebbero bene a considerare cosa si sta muovendo dall’altra parte dell’Appennino. I più avveduti, leggi i Feudi di San Gregorio, già hanno investito in Puglia. Da dove arrivano etichette di qualità a prezzi più che credibili. Il Consorzio nasce nel 1932 grazie ad alcuni piccoli proprietari che intuirono le grandi potenzialità del primitivo, di cui si nota la similitudine con lo zinfandel molto amato dai californiani come alternativa ai popputi cabernet sauvignon. Ed ecco allora ben nove interpretazioni di questo vitigno le cui origini si perdono nella notte dei tempi e diffuso anche in Campania grazie alla caparbietà di Michele Moio in quel di Mondragone (viale Margherita, 6. Telefono 0823 978017. Sito www.moio.it). Tra le 200.000 bottiglie del Consorzio, frutto di 750 ettari, l’esibizione più apprezzata dell’enologo Leonardo Pinto sono le 40.000 di Lirica, primitivo in purezza, elevato due mesi in barriques di legno allier. E poi il sapore di frutta matura esasperato nel Madrigale, un chicca perché è vino rosso dolce naturale che diventa sfizioso poi con la fermentazione charmat etichettata Folletto. Ricordiamo Elegia, 13 mesi in barriques, Grandi Mura, Memoria e Trozzelle elevati in bottiglia. Casina Rossa celebra il matrimonio con l’altro grande vitigno pugliese per eccellenza, il negroamaro, e si affina in acciaio. Insomma, il primitivo grazie a questo progetto produttivo diventa finalmente il Primitivo.