di Marco Contursi
Perchè scrivo una segnalazione sul blog? E come si legge?
Mi sono deciso ad affrontare il tema dopo che alcuni mi chiedono se le mie segnalazioni su questo blog hanno un costo e se, raramente per fortuna, non sono stato troppo buono.
Andiamo con ordine.
Io non scrivo segnalazioni dietro compenso, non sono addetto stampa di nessuno, pur essendo iscritto all’ordine dei giornalisti come pubblicista (ossia un giornalista che non fa questo come attività primaria e che quindi non fa l’esame per diventare professionista ma paga annualmente la stessa quota di iscrizione all’ordine).
Scrivo, quando qualcosa mi emoziona poiché il cibo è emozione cerebrale e sentimentale prima ancora che palatale. E’, ad esempio, quello che Proust chiamava “effetto madeleine” ossia il potere rievocativo del cibo, che rimanda a ricordi passati. Ma mi emoziona anche vedere un ragazzo appassionato del proprio lavoro procedere tra mille difficoltà o un anziano artigiano, credere ancora che le sue mani rugose valgono più delle pale di una impastatrice.
Con due requisiti fondamentale: 1) La novità. Mi piace essere un talent scout del gusto, ossia uno scopritore di realtà nuove o al massimo, rievocatore di alcune di cui tempo addietro si è già scritto ma che sono finite, ingiustamente, nel dimenticatoio. 2) L’essere la persona di cui scrivo una brava persona. Se subodoro, soggetti poco limpidi, io devio. Chi è un delinquente nella vita, lo sarà anche nella somministrazione del cibo e comunque non va aiutato.
Sono infallibile? Ovviamente sì……scherzo, NO, non potrei mai esserlo ma la mia buona fede, quella, va fatta sempre salva.
Ma quanto c’è di colpa del lettore in una delusione dopo aver provato un locale consigliato? Molto purtroppo, e non lo dico per deresponsabilizzarmi ma perché ci sono delle situazioni oggettive di cui va tenuto conto quando si legge una segnalazione e si decide di seguirne i consigli. Ecco quali:
- Nessuno è bravo in tutto. Solitamente ogni chef o artigiano del gusto è bravissimo in alcuni piatti o prodotti ma non in tutti. Se io parlando di un posto di mare, dico che ho trovato buono il ragù di cernia e il polpo alla luciana e uno va e chiede la tagliata di manzo, trovandola cotta male, la colpa è mia????? Chi scrive, risponde dei piatti provati e di alcune cose desumibili dal contesto, tipo uso di materie prime buone, cortesia, pulizia. Mica può garantire che tutti i piatti, anche quelli più lontani dalla tipologia del locale e che si mettono a menù perche, purtroppo, si cerca di accontentare un po’ tutti, siano all’altezza di quelli recensiti. Eppoi, ordinare tagliata di manzo a due metri dal mare è quantomeno eccentrico come ordinare un risotto alla pescatora in una steak house campana (entrambe capitate e additato io come troppo buono coi ristoratori).
- Non si consigliano solo i migliori. Se, giusto per fare un esempio, nella mia zona volessi consigliare solo i migliori produttori di panettoni, dovrei fare sempre i soliti 2-3 nomi e ripeterli all’infinito, poiché i top di gamma sono pochissimi e pure loro sbagliano qualche volta. Io consiglio, anche attività che viaggiano nel buono, sicuramente ad un prezzo contenuto, magari sono giovani volenterosi che vanno aiutati. Ovviamente nella recensione, uso l’aggettivo “buono”, “piacevole”, “valido” e non “ottimo”, superlativo”, “eccezionale”, “orgasmico”. L’uso degli aggettivi ha per me un valore fondamentale, valutando bene anche le sfumature di significato. Ha senso andare a comprare un buon panettone, fatto da un giovane pasticciere e venduto a 15 euro e dire che si è rimasti delusi perché quello di Massari (35 euro e li vale tutti, ma sempre 35 sono) tra i migliori pasticcieri d’Italia in questa specialità, è stato trovato più buono???????? E restando in tema, ci sono giovani che danno soddisfazione se si da loro fiducia e partendo dal un buon prodotto, ne sfornano uno ottimo nel giro di un paio di anni. I giovani vanno sempre aiutati. Io a Natale, sempre sull’argomento panettoni che piacciono al mio papà, ne prendo uno “famoso” e uno emergente e a volte le sorprese non sono mancate.
- Benessere a tutto tondo. Una recensione non riguarda solo il cibo ma quasi sempre una sensazione di benessere globale. Se io vado in un locale sul mare, con la luna che illumina l’acqua che mi arriva fino ai piedi, con il titolare gentile e una bottiglia di tramonti bianco bella fresca, e magari spendo il giusto, chiudo un occhio se, per una volta, il pane non è freschissimo o se la sedia è di plastica. E lo consiglio comunque, perché sono stato bene e sono convinto che chi mi legge starà ugualmente bene, se non si mette a fare le pulci pure all’arredamento (anche questa capitata, persona mi scrisse che le tende, in un locale da me consigliato, erano orrende…senza parole).
Una mia segnalazione, scritta sempre con tono colloquiale (da qui, l’uso del grassetto e di termini poco “aulici”), non è una scheda tecnica in cui si valuta con modalità scientifica una pietanza o un locale ( questo lo faccio per olio e salumi quando mi viene richiesto ma in altri contesti), ma una descrizione oggettivo-personale di una esperienza che mi ha comunque lasciato un buon ricordo. In pratica, io consiglio qualcosa che mi fa rispondere SI alla domanda “Ci ritornerei?”. E se ci ritornerei io, merita di essere consigliato, senza avere la pretesa che tutti piaccia. Neanche Monica Bellucci piace a tutti…..( ma come c—o fa a non piacere?????).
p.s. Avrete notato che ho usato il termine “segnalazione” e non “recensione”. Questo, perché le sfumature lessicali per me sono importanti..
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