Pizzeria Casa Vitiello Tuoro (Ce)
Piazza Mons. Nicola Suppa
Tel. 0823.388005 – 392.4723240
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Aperto sempre; la sera prenotazione obbligatoria
Chiuso Domenica
Pizze da 4 a 10 euro
di Tommaso Esposito
Francesco Vitiello, detto Ciccio dagli amici, ha 23 anni.
Era un ragazzo quando ha cominciato ad ammaccare e infornare da Camillo dalle parti della stazione centrale a Caserta.
Poi ha seguito master formativi.
Ora è un punto di riferimento del Molino Polselli, che lo ha cooptato in Accademia.
Fa l’istruttore, collabora nella composizione dei blend di farine.
Non c’entra niente con il Mulino, però, che io sia andato fin sopra Tuoro, un piccolo borgo dalle parti di Caserta Vecchia, per conoscere la sua pizza.
Di lui mi aveva parlato con entusiasmo Giuseppe Russo di Prosit.
Casa Vitiello è il posto.
Prima si chiamava Pizzeria Antica Napoli.
Pochi coperti, pochissimi, il bancone e il forno a vista.
Una squadra di giovanotti in piena attività.
Una fila immensa in attesa. Cosa inaspettata.
Ci sono stato a luglio.
Tempo bello e tavoli all’aperto sulla piazzetta di fronte.
D’inverno si starà stretti.
Niente paura.
Da ottobre sarà aperto a pranzo; di sera ci si accomoda solo su prenotazione.
Ben fatto.
Menu chiaro, semplice.
Articolato su due fronti.
Da una parte le farciture.
Dall’altra gli impasti.
Si offre, cioè, la possibilità di scegliere e di abbinare la farcitura all’impasto che più piace.
Restano fermi, però, i capisaldi della Tradizione.
La Pizza Margherita è la Margherita e la Marinara è la Marinara.
Cerchiamo di capirci meglio
Il motto di Francesco è “Alternative di Tradizione”.
A lui piace giocare ad essere un piccolo mago della madia.
Partecipa lui stesso alla selezione e miscelazione dei grani o dei semi per la composizione delle farine del suo mulino di riferimento e poi studia e lavora sulle lievitazioni.
Un po’ in ambiente , un po’ in controllata.
Di modo che ogni sera, tra la vasta gamma delle combinazioni di farine, l’ospite può scegliere il panetto alla canapa o alla curcuma, al farro, ai multicereali, al grano arso da ammaccare e farcire.
Ovviamente ogni farina ha la sua specificità, cosicché idratazione, lievitazione, maturazione sono diverse.
Cominciamo dalla tradizione.
Pizza Margherita.
Impasto con farina di partenza 00 con aggiunte di altri tipi. Un blend segreto di Ciccio.
Pomodoro, fiordilatte, olio evo, basilico.
Bel colore in uscita oro bruno, size M, cornicione non molto pronunciato con alveolature evidenti, soffice, fragrante; disco sottile.
Sapore tendenzialmente neutro ma ben amalgamato con il topping.
Un boccone scioglievole, gradevole, ma che dovrà, a mio parere, necessariamente assumere più golosità, magari con un pomodoro di maggior carattere e identità.
Le Pizze Alternative.
Non ci sono i friarielli, non è il tempo.
E allora salsiccia con melanzana.
L’impasto alla canapa.
La farina da semi di canapa nasce da una miscela con la farina di frumento tipo 0. Ha colore verdastro e un vago profumo di nocciola.
Così pure l’impasto.
L’abbinamento con la provola, la melanzana e la salsiccia funziona e il boccone, che peraltro risulta morbido, poco elastico, ma complessivamente scioglievole con un minimo accenno di bolo nella masticazione, è buono, saporito.
Sempre con l’impasto alla canapa giunge la pizza con pesto di Pistacchi di Bronte, fiordilatte e mortadella.
Funziona alla grande, grazie alla mortadella molto buona e alla granella e al pesto di pistacchi .
Un boccone goloso goloso, da segnalare. Da bis.
Pizza Vesuvio.
Impasto con farina di grano arso. Pomodorini del piennolo gialli, mozzarella di bufala campana dop, origano, alici di Cetara, olive nere di Gaeta, basilico, olio evo.
Colori bellissimi con il grigio che ricorda proprio la terra del vulcano. Profumo intenso degli aromi. Al palato lieve fumé proprio dell’impasto.
Freschezza al palato grazie all’acidità del pomodorino che si esalta con la sapidità delle acciughe.
Bravo.
Francesco ha un buon intuito, nonché equilibrio nell’ abbinamento e nell’amalgama degli ingredienti, molti dei quali, del resto, sono garantiti dai Consorzi di Tutela o dai Presidi Slow Food.
Insomma, che dire?
Pizzaiolo alternativo.
Ciccio Vitiello ama chiamarsi così.
E che alternativo sia!
Non fa male.
Non è peccato.
Anzi.
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