Ormai è chiaro che la violenza del tifo organizzato è lo sfogo della violenza che ogni giorno si vive nelle nostre società sempre più tese e sempre più prive di compassione, come i foruncoli sulla pelle, sono espressione di qualcosa che non va in un corpo.
L’aggressione verbale, insulti e non sfottò, a Tonino Cannavacciuolo davanti ai suoi figli che aveva portato allo stadio mi hanno fatto semplicemente rabbrividire. Ricordo, come tutti gli italiani o quasi, la prima volta che mio padre mi portò allo stadio e non so come, ragazzino di sette anni, avrei reagito ad una scena del genere.
Questo modo di fare è deprimente, in fondo il tifo organizato non è altro che un social che da virtuale diventa reale in cui l’individuo frustrato si nasconde non dietro il computer ma nella massa.
Sarà questa violenza assurda, questa vogliaccheria diffusa, questa inutile aggressività, questa frustrazione a prevalere? Non credo basti la repressione, serve una grande battaglia culturale che riporti le persone ai valori di uno sport, dello sport.
E non credo di parlare così perché seguo tiepidamente il calcio. Credo che sia oggettivamente uno schifo quello che è accaduto in questi giorni.
Dai un'occhiata anche a:
- Selvaggia Lucarelli e il selvaggio social West: il caso di Giovanna Pedretti
- Luca Ferrua si è dimesso daI Gusto. La lezione da mandare a memoria
- La birra ignorata: scarsa presenza delle birre artigianali campane nei ristoranti della regione
- Ristorazione fine dining in crisi: se l’Italia non ride la Germania già piange
- Con Mollica o Senza, i cinque incredibili errori dello shop on line di Donato
- Polemiche estive. Dieci punti di vista, da leggere sotto l’ombrellone
- Luigi Iapigio, il cuoco di successo che ha capito tutto sulla Michelin prima dei ragazzi di Lucca
- Bonilli, l’anniversario della morte e la presunta crisi del fine dining