La Valle d’Aosta del vino offre uno dei panorami più affascinanti sotto il profilo dei paesaggi e delle varietà autoctone. Non troverete in nessun’altra regione d’Italia (e in pochissime nel mondo) vigne oltre i 1200 metri di quota. Nessun altro terroir può vantare una tradizione di viticoltura di montagna plurimillenaria come quella valdostana. Il fascino di questi vini antichi, vere sfide alla natura, ci ripaga anche dell’unico neo di questa bella storia, la difficoltà di reperimento legata all’esiguità di queste produzioni.
Quest’anno c’è una crescita, particolarmente sensibile tra quei produttori che cercano di esprimere le potenzialità di queste straordinarie vigne d’alta quota e dei vitigni autoctoni valdostani. E il risultato c’è: va alla Valle d’Aosta il premio speciale Dolce dell’Anno (una sfolgorante versione di Chambave Moscato Passito ’13, il Prieuré della Crotta di Vegneron) e il numero dei Tre Bicchieri sale a 6, massimo storico per la Valle. I tre bianchi sono dei classici, ma molte belle notizie vengono dai rossi. Massio premio per due straordinari rossi da vitigni internazionali che però qui hanno trovato un habitat interessantissimo, che gli permette di esprimere con eleganza i caratteri varietali senza rinunciare alla tipica impronta alpina. Buone prove anche da numerosi Fumin, Cornalin, Mayolet e Vuillermin, ma anche Nebbiolo.
Segnali più che positivi. I giovani stanno tornando a coltivare le vigne eroiche di montagna, determinati a raccontare storie enologiche sempre più fascinosamente locali, che non possono prescindere dallo straordinario patrimonio di esperienze della tradizione e dalla ricchezza di varietà autoctone.
La Basilicata è una delle terre più belle d’Italia e tra le meno conosciute. Due affacci sul mare, il massiccio del Vulture, Matera con i suoi Sassi, patrimonio mondiale Unesco e Capitale Europea della Cultura nel 2019. E uno dallo straordinario potenziale enologico.
Il grande vino della regione è l’Aglianico del Vulture, denominazione d’origine tutelata dal 1971, Docg con la tipologia Aglianico Superiore dal 2010. Il territorio è la parte settentrionale della provincia di Potenza, una fascia di quindici comuni che sale verso le pendici del Vulture, che arriva a 1327 di quota. Per una scelta dei viticoltori, le aziende debutteranno tutte insieme con l’uscita dell’Aglianico Superiore Riserva 2011 nella prossima edizione della Guida.
Quest’anno sono tre i Tre Bicchieri lucani, tre eccellenti versioni di Aglianico del Vulture, espressioni di tre diversi terroir di un’area dove quest’uva ha trovato un perfetto habitat da oltre duemila anni.
Certo, non è tutto rose e fiori in questo distretto. All’entusiasmo di una decina d’anni fa, è seguita una fase di ristagno. Pesano le produzioni di imbottigliatori che commercializzano a prezzi sensibilmente bassi, cosa che contrasta con l’immagine di alto profilo che il nuovo disciplinare della Docg sta contribuendo a costruire. È lecito aspettarsi di più dai produttori della Doc Matera, da quelli del Grottino di Roccanova e da quelli delle Terre dell’Alta Val d’Agri. La Basilicata può crescere ancora.
Ecco l’elenco dei Tre Bicchieri della Valle d’Aosta
Valle d’Aosta Chambave Moscato Passito Prieuré ’13 – La Crotta di Vegneron
Valle d’Aosta Chardonnay Cuvée Bois ’13 – Les Crêtes
Valle d’Aosta Petite Arvine ’14 – Elio Ottin
Valle d’Aosta Pinot Gris ’14 – Lo Triolet
Valle d’Aosta Pinot Noir Semel Pater ’13 – Maison Anselmet
Valle d’Aosta Syrah ’13 – Rosset Terroir
Ecco l’elenco dei Tre Bicchieri della Basilicata
Aglianico del Vulture Il Repertorio ’13 – Cantine del Notaio
Aglianico del Vulture Serpara ’10 – Re Manfredi – Terre degli Svevi
Aglianico del Vulture Titolo ’13 – Elena Fucci
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