di Luciano Pignataro
Stefano Bonilli è nel minestrone cosmico senza quasi più traccia pur essendo stato uno dei fondatori della critica gastronomica italiana. Daniele Cernilli sul suo Doctorwine lancia un appello per iniziare a raccogliere i suoi scritti e noi lo rilanciamo.
Papero Giallo e la Gazzetta Gastronomica sono stati oscurati, il suo corpo cremato e le ceneri disperse a Punta Campanella. Resta nella memoria di chi lo ha conosciuto e di chi ha voglia di ripercorrere il suo vissuto.
La sua figura è stata importante per due motivi: sdoganò la gastronomia a sinistra creando il Gambero Rosso dal Manifesto annullando l’idea che questa sia una occupazione per ricchi borghesi annoiati. Lui da un lato e Petrini dall’altro, non a caso entrambi di matrice comunista, hanno invece dimostrato che la gastronomia è un terreno di scontro come la letteratura, il teatro, lo sport e ogni attività umana dove confliggono interessi e culture opposte. La sua è sempre stata una visione umanistica della cucina e i suoi articoli una importante chiave di lettura antropologica dell’Italia che si tuffa nella globalizzazione dopo aver abbandonato la cultura rurale. Non poteva essere diversamente perché apparteneva a una generazione che si è posto il problema del potere a 18 anni nel 1968 e che ancora lo mantiene nei gangli vitali dello Stato, della economia e dell’informazione.
Il secondo motivo è che è stato il primo della sua generazione, oggi avrebbe 72 anni, ad aver capito l’importanza del web: era ancora all’apice della sua potenza quando aprì Papero Giallo nel 2004 e nessuno pensava allora al tramonto così repentino del cartaceo. Lui non solo ha avuto questa intuizione, ma anche saputo starci rimettendosi in discussione. E’ questo il Bonilli che io ho conosciuto e che mi ha insegnato tanto e a cui debbo molto sul piano professionale. Credetemi, non è facile rimettersi in gioco quando si ha una posizione di potere e di rendita. Il primo pensiero è sempre “chi me lo fa fare”? Poi capisci invece che anche le risse con incompetenti, gli insulti dei leoni della tastiera, aiutano a crescere e ad approfondire cose a cui mai avresti prestato attenzione.
Cosa si dovrebbe fare per difendere il suo ricordo e trasmetterlo ai giovani? Raccogliere i suoi scritti, rendere fruibili Papero Giallo e Gazzetta Gastronomica.
Chi lo può fare in Italia? Tre persone: Max Bergami di cui è stato fraterno amico sino ad organizzare l’ultimo convegno nel settembre 2014 a cui Stefano fu ovviamente assente. Paolo Cuccia che è l’amministratore del Gambero Rosso e lo stesso Cernilli. Vedetevi, fate una fondazione o attraverso l’Università di Bologna, e restituite Bonilli a tutti coloro che amano la storia della gastronomia.
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