Nunzia a Benevento
Via Annunziata 152
Tel. 0824 29431
Aperto a pranzo e cena. Chiuso domenica
Una granitica certezza: piatti di tradizione ben eseguIti, dall’antipasto al dolce e tanto sapore. Quando si viene a Benevento non si può fare a meno della cucina di Nunzia Nazzaro, un istituzione gastronomica in Campania, testimone di una ristorazione al servizio del cliente. Certo non poteva immaginare che i piatti che aveva portato da casa sono spariti piano piano dalle case. Come a tutte le grandi osterie identitarie, capita così di entrare qui alla scoperta di piatti ormai introvabili. Come il cardone, tipica minestra beneventana che si mangia a Natale ma che fa bene tutto l’anno, oppure cicoria e pure di fave, influenza della Puglia vicina, verza con fagioli e cotechino. Tutto naturale, la carne sa di carne, il pollo sa di pollo e le verdure sanno di verdura. E il giorno dopo ti viene voglia di tornarci.
Con l’ingresso del figlio Antonio si è prestata maggiore attenzione ai vini, ma questa è l’unica grande novità. Chusura con i torroncini sanniti o con il babà leggero come una piuma, uguale a quello che si fa in casa.
Imperdibile, difficilmente spenderete più di 35 euro!
Nunzia a Benevento
Report del 19 luglio 2016
Ho fatto caso soltanto questa volta, alzando gli occhi sul diploma della Federazione Italiana Cuochi (o qualcosa del genere) appeso in sala, che Nunzia si chiama, in realtà, Annunziata. Fatto assai curioso, se si pensa che la sua trattoria si trova, appunto, in via Annunziata, la strada lastricata che dall’inizio di corso Garibaldi, scorre dietro al Palazzo del Governo e arriva quasi fino alla Curia e al Duomo.
Tutti, però, la chiamano Nunzia. Sin dal 1970, anno in cui prese le redini della trattoria di famiglia, che non si è mai spostata da lì. Terza generazione di ristoratori: prima di lei, il nonno (con “La Cantina di don Rocco”) ed il padre Paolo. Con lei c’è anche Antonio, l’unico dei due figli ad aver seguito le sue orme. Si deve al suo impegno l’ampliamento della carta dei vini, che da’ grande spazio alle aziende del territorio e volge uno sguardo alla vicina terra irpina.
Nunzia è, innanzitutto, un posto del cuore. Vi si respira la stessa aria di quando ci ho messo piede la prima volta. La signora Nunzia è una brava cuoca ma, soprattutto, un’ottima padrona di casa ed ha la non comune dote di metterti sempre a tuo agio. Un piacere vederla sedersi ai tavoli, per consigliare questo o quel piatto, spiegare come e perché.
Quella di Nunzia non è una cucina cerebrale, bensì di pancia e di sostanza. È la cucina delle cose buone vicino a noi, di quelle che arrivano tutti i giorni sulle nostre tavole, trattate con rispetto e secondo la stagionalità, anche nei tempi di preparazione. Così, anche il semplice “no il baccalà non lo facciamo in questo periodo” suona più dolce. Il baccalà, appunto. A Benevento è una cosa talmente seria che esiste anche un’associazione ho scoperto in rete impegnata, da più di dieci anni, nella promozione e nella diffusione della cultura del baccalà. Quello di Nunzia è, a mio avviso, tra i migliori della città.
Vabbè. Salto a piè pari lo “scarpariello”, vera e propria bandiera, anche se, per la verità, un piatto è passato comunque a giro, a mo’ di aperitivo. Una forchettata a testa, giusto per gradire nell’attesa.
Cose da far rabbrividire il milanese imbruttito che è in me. Finger food, ussiè.
Mi concentro sui fusilli al pomodoro con cacioricotta. La porzione è abbondante, ma la divoro in scioltezza dopo le “fatiche” del mattino.
Evito il vino. Cioè, ci ripenso quasi subito e mi faccio due, dico due, sorsate del bianco e del rosso della casa, che poi sono lo sfuso di Fontanavecchia, base falanghina e aglianico.
Indeciso fino all’ultimo, mi lascio sopraffare dal bisogno di amarognolo e opto per la cicoria selvatica, invece che per i talli di zucchine (che così buoni penso li faccia soltanto la zia di mia moglie).
Di fianco, la salsiccia di Castelpoto alla griglia. Piccante, ovviamente. Astenersi deboli di cuore perché il piccante mena di brutto. Non disdegno qualche forchettata qua e là, siamo o non siamo social? Nel dubbio che mi accompagna, cicoria o zucchine, scelgo tutti e due e arraffo pure una dose dei talli di zucchine. Tra gli altri secondi (degli altri), personale preferenza per i polipetti al sugo, serviti nel tegamino con il pane (aggrascato? no, quello proprio non l’ho mangiato).
E poi sotto con il dolce. Stavolta, abbiamo dato uno strappo alla regola, portandoci da casa le sfogliatelle di Attanasio.
Ma non si può andar via senza mangiare le cassatine di San Marco dei Cavoti. Non dimenticatelo, eh.
Nunzia a Benevento
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