QUESTO LOCALE HA CHIUSO DEFINITIVAMENTE. LASCIMO LA SCHEDA COME DOCUMENTAZIONE STORICA
di Marco Galetti
Cascina Campello si trova a sei chilometri di curve dalla vita e da Villa San Martino, la residenza, nota per le cene eleganti, nella quale si muovono con disinvoltura anche e anche capitali, dei sette peccati, lussuria su tutti.
Non starò a raccontare “la rava e la fava”, vecchio modo di dire lombardo che significa, farla lunga, ma mi si consenta qualche visione e aspirazione primaverile…rape, rapanelli, fave, simboli primaverili che segnalano l’imminente arrivo della Pasqua (a proposito, devo acquistare una colomba prima che volino via tutte) ma sto pensando ad altro, ho un certo prurito, sarà provocato dalle prime fioriture o dal biglietto inaspettato che ho ricevuto…l’invito a partecipare ad una cena dal gusto particolare, una cena elegante.
Mi presento a bordo di una Ford Escort d’alto bordo e di vecchia data, eludo la sicurezza, addestrata per attacchi frontali, ed entro a far parte del mondo inimmaginabile ai più che si cela oltre le guardie, il cancello, i muri della villa, i pensieri della gente comune che invidia e disprezza nello stesso tempo.
Per l’occasione indosso il papillon delle grandi occasioni, dovesse palesarsi una farfallina notturna di quelle che optano per un volo radente, a bassa quota, a quota inguinale…
Prima di accomodarsi a tavola tutti devono consegnare i propri documenti ad una vigilessa, alle presunte cene eleganti è richiesta la maggiore età, appurato che tra noi non ci siano minorenni, né nipotine d’alto bordo, chiamo in disparte la vigilessa e le chiedo di potermi liberare del papillon, ammiccando aggiungo, tra Caporali ci s’intende e mentre antiche melodie napoletane accompagnano bollicine francesi, aggiungo, il rischio etilometro è alto, dividiamo un lettone stanotte… lei, incorruttibile, si allontana ancheggiando, la seguo, non solo con gli occhi, nell’elegante tenuta arcorese fino alla sala da pranzo dove divido, con altri sconosciuti, un tavolo rotondo di cristallo apparecchiato senza tovaglia, alla mia sinistra siede una bionda elegantissima, non devo usare la fantasia per immaginare le curve della rossa alla mia destra che pur non chiamandosi Ferrari ha la minigonna, una mora serve a tavola con una crestina da cameriera, sotto la crestina niente, si chiama Assunta, è in prova, non sembra intimidita dal fascino della divisa, la sua, buon dopo cena, mi sussurra, servendomi il risotto…
Risotto con salsiccia, carnaroli da Agricoltura Biologica, Azienda Agricola Biologica Lesca, Langosco, Pavia, vino rosso e delicata luganega, uno dei risotti di tradizione proposti in carta, tra gli altri risotto alla milanese con ossobuco e lo stagionale, attuale e Pasquale risotto agli asparagi
Splendida tarte tatin con gelato (che avrei preferito a parte o altrove), in carta anche la versione con le pere, qui le torte sono tutte rigorosamente fatte in casa
…la villa è circondata da un parco secolare, tutti cercano compagnia e frescura, la fauna è eterogenea, una certa Flora, appena uscita dalla sauna, mi viene incontro e mi chiede dove siano i suoi due amanti e quanti cavalli possiede l’americana al mio fianco, che, in realtà, è un ex allevatrice di capre che, risentita per alcuni Sgarbi subiti, invece di darsi all’ippica, adesso si dedica anima perversa e corpo all’allevamento di pulcini bagnati.
Nel buio oltre la siepe coppie spaiate cercano di accoppiarsi, comparse affannate per una pole sulla griglia di partenza (l’autodromo e qui dietro), rischiano un fuori pista (volendo ci sarebbe un doppio senso), per avere in regalo un fuori strada prima di finire irrimediabilmente fuori contesto, mi sento un pesce fuor d’acqua, Solo, seduto su un muretto mi scende una lacrima sul viso e penso a Bobby il cagnolino di Alessia la mia fidanzatina di Alassio, poi quando si smette di pensare e di cercare si trova, mi chiamo Beatrice, mi dice un ex adolescente avvicinandosi, Dante, le dico con l’inganno cercando di “condirla”, lei, sicuramente extravergine scansa la mia battuta, lo sguardo intenso, fresco, condito da un pizzico quanto basta di malizia puntato altrove o sul display del suo telefonino che, stranamente, non le hanno sequestrato preventivamente all’ingresso.
Ti leggo qualche poesia se ti va…qualche verso poetico di un artista senza tempo, alla luce fioca di una candela accesa, se hai tempo per me…azzardo timidamente…
Senza staccare gli occhi dal display, usando un tono da conversazione e dimostrando una sensibilità inaspettata mi dice, disilludendomi per le rime, due punti aperte virgolette, ingenuo poeta da dove vieni…eseguo a regola d’arte una posizione interessante e non serve la luce fioca di una candela…
I visionari, durante queste cene eleganti, alla fine, rimangono inspiegabilmente a bocca asciutta e si risvegliano affamati, con un libro di poesie in mano, fortunatamente a sei chilometri di curve dalla vita e dal sogno della cena elegante a Villa San Martino c’è una trattoria brianzola che propone gli stessi piatti, la soluzione alla fame primaria l’abbiamo trovata, è rimasto un po’ di prurito, una dermatite da mancato contatto, ma non mi posso lamentare, ho fatto un bel sogno, ho messo un’altra tacca sui risotti e risvegliato sensi e ricordi
La Rava e la Fava, Cascina Campello, Biassono, di fianco scorre il fiume, assieme al ricordo del parco Lambro, il verde milanese che alternavo al grigio cemento nella mia infanzia, ogni riferimento a cose, fatti o persone è opera di fantasia che da lì in poi si è mossa.
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