di Marco Contursi
Trattoria Di Pietro a Melito Irpina. Quando sei a dieta stretta e senti la necessità fisiologica di interromperla per un giorno, è come quando hai un leone inferocito davanti e un solo proiettile nel fucile: Non puoi sbagliare l’obiettivo.
E il fatto che, recentemente, un Angelo meraviglioso ha deciso di volare via, lontano da chi (forse troppo romantico, o solo stupido) , pensava bastasse l’Amore, per essere felici per sempre, (chi mi segue nei miei scritti su questo blog, può capire……sennò può andare a leggere qui: peggiora le mie pene da astinenza di zuccheri e grassi, non potendo ricorrere alle gioie del palato per lenire i dolori del cuore.
Te lo dissi io che era meglio essere come Davy Jones….
Ma oggi sforziamoci di non pensare (a lei, alla dieta, al mondo..) e godiamoci un pranzo antico e dal valore assoluto.
Alta Irpina, terra di greggi e di olio ravece. Melito irpino, neanche 2000 abitanti ma ci sono Enzo Di Pietro e la sua trattoria.
Da sempre. Oste vero. Cucina vera. “Non per frou frou” , direbbe un altro irpino famoso.
Enzo conosce vita, morte e miracoli di ogni cosa che vi porta in tavola. Qui il km 0 è la norma, da prima che qualcuno iniziasse a teorizzarlo. I tempi sono cambiati e semmai non troverete più i Nomadi a mangiare il pancotto (ma ci sono le loro dediche alle pareti) o le verticali di barolo di Bartolo Mascarello le cui etichette fanno bella mostra, incorniciate.
Ma le mille e passa bottiglie di grappa, quelle ci sono sempre. E ci sono tanti vini irpini, tra cui un Taurasi 2010 di Boccella che si rivelerà compagno ideale del pasto e delle chiacchiere fra amici (Yuri e Carmine, discrete forchette, dopo il primo piatto hanno issato bandiera bianca, sono ancora ragazzi..).
In cucina Teresa la moglie di Enzo, mano felice ai fornelli e memoria storica delle tradizioni culinarie locali.
Focaccina al rosmarino per iniziare, da accompagnare a un assaggio di salumi locali e ad una sfiziosa provoletta affumicata, a cui seguono alcune verdure, delle torte rustiche molto buone, tra cui una di broccoli, buonissima e una superba minestra maritata. Gustosa ma leggera, esecuzione magistrale.
Il Taurasi scende veloce e la bottiglia finisce e non siamo neanche al primo.
Qui si viene per i cicatielli con il pulejo e i pomodorini locali. Il cicatiello è simile a uno gnocchetto, fatto a mano, il pulejo è una mentuccia selvatica, meno forte di quella romana ma ugualmente profumata. Piatto del viaggio. Irrinunciabile.
Se avete spazio potete provare i ravioli col tartufo, che Enzo grattugia copiosamente al tavolo.
Un assaggio di agnello (poco gustoso, troppo piccolo…) e di dolci (torta alle nocciole e crema e amarene) chiudono un pasto felice.
Per me un goccio di amaro Jefferson, rosmarino e bergamotto a profumare la bocca. Enzo ha finito il servizio, si siede a tavola e beve un goccio di grappa con noi. E racconta…racconta….racconta. Tutto il pranzo è stato scandito dai suoi racconti e dai piatti di Teresa. Me ne vado contento, due ore liete, piene di passione e sapori autentici.
E prima di entrare in auto, lancio un ultimo sguardo tra le nubi, forse cerco il mio angelo, ma vedo solo nembi minacciosi che lentamente iniziano a ricoprire la Valle dell’Ufita. Domani si prevede pioggia e con essa l’ultimo refolo d’inverno…….nel mio cuore, una coltre gelata che neanche la minestra maritata di Enzo è riuscita a sciogliere:
“Venni io, a prenderti tra le volte del cielo
Le ali chiuse, troppo grande il dolore
Del nostro fiore, oggi, hai reciso lo stelo
Bastava crederci e vinceva l’Amore”.
p.s. Prezzo medio 30-35 euro ma l’esperienza, tra piatti e racconti, vale molto di più. Per i giovani osti, venire qui , è andare a scuola. Per i clienti, fare un salto in un tempo lontano in cui far da mangiare e portarlo alle persone, era una cosa seria, e soprattutto il pane quotidiano si guadagnava, conquistando il cliente a tavola, e non sui social.
Trattoria Di Pietro a Melito Irpino
Corso Italia 8
tel 0825 472010
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