VADIAPERTI
Uva: greco di Tufo
Fascia di prezzo: da 10 a 15 euro
Fermentazione e maturazione: acciaio
Napoli, 1996. La Montagna di Sale di Mimmo Palladino a Piazza Plebiscito
Operazione nostalgia, ritorno al passato capace sempre di essere più bello del presente. Forse perché ci si ritrova sicurezza su come sia andata: già il poter ricordare è certificazione di vita. Un meccanismo coinvolgente, soprattutto quando non è semplicemente un viaggio estetico di ritorno, ma il ricongiungimento a un progetto che in un particolare momento ha toccato il suo punto più alto, il primo bacio. Spiace la sparizione di tante etichette, non sempre, dico non sempre, la corsa all’inovazione e al design finisce per rispondere alle esigenze della bottiglia o a parlare al cuore dell’appassionato. Raffaele Troisi, il piccolo papà, riprende a tramare con le antiche selezioni di uve inventate dal padre Antonio, e Lello Del Franco gli ha suggerito di usare le vetuste etichette bianche ulteriormente semplificate. Così, nostalgia di sogno e sogno nella nostalgia in cui l’essenzia è una nocciola tostata dentro un piattino per riscaldarsi dal freddo. Nero su bianco, buono e cattivo, con un nome capace di evocare il nostos, certo, forse la vendetta, ma anche la salita di una collina in un territorio dove esiste una sola piccola piana sotto il Terminio. La collina più frequentata è quella di Vadiaperti dove ormai da vent’anni si producono Fiano e Greco di qualità con uno stile consolidato e davvero molto particolare, marcato. C’è chi parla di idrocarburi ma io penso alla pera spadona: siamo sulla collina da cui si sorveglia lo stabilimento Fiat di Pratola Serra, davvero due modelli di sviluppo e di compatibilità ambientale opposti. La caratteristica di questo Greco è nel suo essere salato, forse mai ne avevo bevuto così: la percezione finale è proprio quella del sale doppio da cucina, un modo per esprimere il terreno in maniera davvero consequenziale e senza cercare alcun abbiocco ruffiano. Il Greco ha sicuramente una punta di eleganza in meno rispetto al Fiano, ma in fondo non ha mai il compito di piacere, bensì di lavorare sodo sui cibi a tavola. E da questo punto di vista ci siamo eccome: il naso si esprime con intense note agrumate, intendo soprattutto limone non dolce, intense e persistenti, a cui segue la beva molto ben strutturata, piena. Il bianco si impone con decisione sin dalle prime battute, non ricerca piacevolezza, ma la assoluta necessità di farsi ascoltare. Per questo non si può dire che riesca a creare un rapporto tranquillo, anzi, il contrario: molto tormentato e dialogante. Devi smettere di pensare a quello che stai facendo e concentrarti su quello che stai bevendo, come quando uno in un ufficio entra starnazzando. Ingresso senza alcuna concessione dolce, come Raffaele rude e raspo, poi la freschezza fa uno scatto in avanti lasciando intendere per un momento che solo questa sarà la trama narrativa del Greco in bocca. Delusione alle porte? No, perché, poi, però, come una risacca silenziosa e imponente, arriva la struttura a ricoprire le aspettative lasciate aperte dalla salivazione e la bocca si riempe e inizia finalmente ad appagarsi. Ma non è finita, c’è lo scatto finale, la chiusura in cui di nuovo la freschezza lascia alle spalle il resto e sia avvia per fatti suoi, poi ripresa per una seconda volta. Alla fine la sensazione è quella di un equilibrio dinamico e non statico, capace di esprimersi in bocca ma non ancora nel bicchiere. Per questo bisognerà aspettare che si calmi l’ansia di questo vino, la sua voglia di urlare diversità e tipicità, il suo bisogno di urlare che per essere buoni non bisogna essere per forza morbidi e zuccherini e che il frutto del dialogo e molto più appassionante e complesso di quello della liturgia omologante. Anzi, tutto ciò che è dolce e mieloso nei modi artati nasconde cattiveria e falsità nell’animo meschino del nulla.
Incidentalmente notiamo come il legno potrebbe solo danneggiare questa materia prima, come mettere una sottiletta Kraft su un’alice di Menaica. Vade retro Satana.
Lo berrete su ogni ben di Dio, massì, volete scommetterci? Anche su un ragù a tendenza dolce. Può essere messo in ombra solo da estratti e gradi alcolici molto più alti. Chiedere un rhum al piccolo Lo Sapio. Studia come fare rossi e bianco bevendo l’ambra ogni sera.
Sede a Montefredane. Contrada Vadiaperti
Tel e fax 0825.607270
Sito: http://www.vadiaperti.it
Enologo: Raffaele Troisi
Bottiglie prodotte: 100.000
Ettari: 7,5 di proprietà
Vitigni: aglianico, fiano, greco, coda di volpe
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