PEPE
Uva: trebbiano
Fascia di prezzo: da 5 a 10 euro
Fermentazione e maturazione: legno
A volte nella vita ci sono strane combinazioni. Un lettore di questo sito ci ha chiesto appena dieci giorni fa come mai non fossimo ancora entrati in Abruzzo pur essendo a tutti gli effetti parte del Regno delle Due Sicilie. Non lo avevamo fatto perché regioni importanti come Abruzzo e Sicilia presuppongono scout di territorio appassionati, competenti e autonomi per essere trattate in maniera metodica e soddisfacente per il livello culturale di chi ci segue. Lo accontentiamo improvvisamente con una incursione grazie alla professionalità di Mariella Caputo che ci ha guidato nella sua Taverna del Capitano a Marina del Cantone dal Friuli alla Sicilia in un percorso biodinamico fermandosi al Centro con il Trebbiano 2000 dell’azienda Pepe, fondata nel 1964 e gestita con grande consapevolezza ideologica come ben descritto in etichetta e nel sito: La passione per il vino, nell’azienda Pepe la si respira: nei vigneti di famiglia coltivati personalmente da Emidio Pepe, secondo i metodi biologici, cioè senza l’utilizzo di prodotti chimici di sintesi; nell araccolta a mano e pigiatura con i piedi delle uve bianche “Trebbianod’Abruzzo DOC”; nella selezione grappolo grappolo e diraspatura a mano delle uve rosse “Montepulciano d’Abruzzo DOC”; nel controllo della fermentazione, effettuata senza l’aggiunta né di lieviti, né di anidride solforosa; nei 1.200 mq di cantina sotterranea ove il vino è posto a maturare in bottiglia per 5, 10, 20 anni… senza essere filtrato! Nel piccolo laboratorio ove Rosa Pepe decanta a mano il vino da una bottiglia all’altra, in modo da eliminare naturalmente il deposito formatosi sul fondo. Naturalmente questo discorso apre una prospettiva più interessante nel mondo del vino dove è sempre difficile ormai poter distinguere un vitigno dall’altro a causa del pesante processo di omologazione portato avanti in campagna con le barbatelle, in cantina con i lieviti (solo una ventina per tutti i vinidel mondo!) e le barrique. In effetti, la distinguibilità diventa più importante e preziosa del valore assoluto di un vino in degustazione:lo è sia per la possibilità di identificarsi maggiormente con il vino e nella possibilità di abbinarlo, sia dal punto di vista commerciale perché regala l’unica possibilità di sopravvivenza al bicchiere italiano sui tempi lunghi. Solo attraverso questa strada sarà possibile tornare a parlare in termini positivi di vino del contadino. Pensiamo all’architettura: qual è l’idea dei palazzi in cemento e acciaio costruiti nei paesini? Semplice, dal punto di vista locale è un affrancamento dalla miseria e dai materiali poveri e poco affidabili del passato mentre dal punto di vista del visitatori è solo un facsimile di quanto c’è già in città. Ora, tornando al vino, è chiaro che aziende come Feudi, Mastroberardino, Terredora, Caputo e tante altre non possono pensare di fare la vendemmia pestando l’uva con i piedi, ma sicuramente neanche possiamo immaginare il futuro affidato a piccole aziende di due, tre ettari, che diventano il bonsai dell egrandi cantine. A loro si chiede di essere semplicemente diversi, uguali a se stessi, come una bella casa in pietra ma, ovviamente,dotata di tutte le comodità moderne. Il Trebbiano di Pepe mi ha impressionato non perché fosse buono in termini assoluti secondo i parametri del Pensiero Unico, ma per la sua capacità con la gradevolezza di riportarmi alla memoria olfattiva dei primissimi sorsi di vino fatti in vita mia, con il vantaggio di non avere i difetti dei vinacci del passato rurale. La grande spinta di freschezza di un vitigno così miserabile come il trebbiano in questo caso è una lezione da imparare e mettere a frutto sulle grandi potenzialità offerte dai vini non dopati: non a caso Pepe riesce a fornire annate di 20 anni epiù senza alcun problema di Montepulciano. Infine l’idea di sommelier è esattamente questa incarnata da Mariella: non solo conoscere laproduzione e indovinare l’abbinamento, ma avere una forte idea di vino:<se mio fratello Alfonso in cucina studia il fegato di palamitoperchè un produttore non deve fare altrettanto con le sue uve?>. Vi lascio, cari lettori, con questa ipotesi di lavoro in testa chepiacerà a chi ama l’agricoltura della bottiglia e non solo la suaetichetta.
Sede a Torano Nuovo. Via Chiesi, 10
Tel. e fax 0861.856493
Sito: http://www.emidiopepe.com
Enologo: Federico Staderini
Bottiglie prodotte: 60.000
Ettari: 11 di cui 9 di proprietà
Vitigni: montepulciano, trebbiano