Da alcuni anni ci si interroga sulla validità delle guide, i cui premi continuano però ad essere inseguiti dai produttori facendo schizzare in alto le visite dei siti che regolarmente li pubblicano. Come al solito non è lo strumento a dare contenuto perché ci sono pubblicazioni autorevoli e altre ormai completamente screditate pur avendo avuto un ruolo importante negli anni ’90. Comunque una cosa è certa: le guide non fanno più il mercato in Italia ormai da circa dieci anni.
Quando abbiamo deciso la pubblicazione di Campania da Bere sulla Guida Mangia&Bevi del Mattino che trovate in edicola a 8 euro ci si è interrogati a lungo su quale fosse la formula migliore per raccontare la Campania del vino che stiamo seguendo dal 1994 con regolarità. Alla fine la formula migliore ci è sembrata proprio quella più semplice, rispondere cioé alla domanda che qualsiasi appassionato, o anche neofita, fa all’esperto professionista: «Quali sono i migliori Fiano?». Ecco dunque la decisione di fare 16 top ten frutto ovviamente di centinaia e centinaia di assaggi fatti durante il corso dell’anno per offrire ai lettori della Mangia&Bevi una consultazione facile, non complicata, e soprattutto diversa rispetto al panorama delle guide di settore che ormai coprono abbondantemente la Campania.
Ne è uscito un quadro completo ed essenziale, nel quale la parte del leone la fanno le aziende consolidate, quelle cioé che vivono davvero solo di reddito agricolo e non di dopolavorismo, per quanto nobile sia l’intento di coltivare la vite e produrre vino. Sotto potete vedere i sedici migliori vini per ciascuna categoria, nella guida troverete i primi dieci.
Dalla comparazione incrociata emergono i nomi che hanno fatto la storia della viticoltura campana: Mastroberardino con ben sei vini svetta sugli altri (More Maiorum 2009, Lacrimarosa 2012, Taurasi Radici 2009, Tayrasi radici riserva 2007, Naturalis Historia 2007, Redimore 2011), ma anche Grotta del Sole, Quintodecimo, Fontanavecchia e Feudi entrano in più classifiche.
Grande spazio viene dato ai bianchi, il vero tratto distintivo della regione con il tridente Fiano, Greco e Falanghina, ma anche con i blend della costa amalfitana, la Coda di Volpe e quelli invecchiati che riservano sorprese meravigliose.
Il Taurasi 2009 ha presentato delle problematiche, come si vede dai punteggi, ma alla fine non mancano etichette che si faranno valere nel tempo mentre le vera sorpresa, soprattutto per chi non ha chiaro il quadro produttivo complessivo, sono gli spumanti: oltre un milione prodotti alle falde del Vesuvio con un trend praticamente inarrestabile.
Insomma, una guida da conservare perché anno dopo anno, sarà possibile mettere insieme una vera e propria antologia del bere buono campano. Una realtà in cui Il Mattino ha creduto per primo e con largo anticipo sui tempi e che per questo ha potuto seguire l’evoluzione come nessun altro.
ED ECCO I PRIMI DI CIASCUNA CATEGORIA
FIANO DI AVELLINO
Fiano di Avellino 2011 Rocca del Principe
GRECO DI TUFO
Raone 2012 Greco di Tufo docg Torricino
FALANGHINA DEL SANNIO DOP
Fois Falanghina del Sannio 2012 dop Cautiero
FALANGHINA DEI CAMPI FLEGREI
Colle Imperatrice 2012 Falanghina dei Campi Flegrei doc, Cantine Astroni
CODA DI VOLPE
Coda di Volpe 2012 Sannio doc, Fattoria La Rivolta
BIANCHI DELLA COSTA
Tresinus 2012 Fiano Paestum igt, San Giovanni
BIANCHI INVECCHIATI
Antece 2004 Paestum igt, Viticoltori de Concilis
SPUMANTI
Asprinio d’Aversa mertodo classico Grotta del Sole
ROSATI
Lacryma Christi del Vesuvio 2012 doc, Cantina del Vesuvio
TAURASI 2009
Renonno Taurasi 2009 docg, Molettieri
TAURASI
Vigna Cinque Querce 2008 docg, Molettieri
PIEDIROSSO
Ficonera 2011 Paestum Igt San Giovanni
SUPERCAMPANI
Sabbie di Sopra il Bosco 2011, Nanni Copé
ROSSI DELLA COSTA
Donnaluna Aglianico 2011 Paestum igt, De Conciliis
ROSSI DELLE AREE INTERNE
Barbera del Sannio doc 2012, ‘a Cancellera
OUTSIDER
Jocalis Falanghina Passito 2008, Aia dei Colombi
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