di Alessandro Marra
Se non avessi saputo chi era avrei potuto tranquillamente scambiarlo per un volto nuovo di Zelig. E non venite a parlarmi di effetti del vino… E va bene che, parole sue, «io il vino non lo sputo e mi sono pure portato l’autista»… ma la serata, vi assicuro, non era ancora cominciata.
Oltre che talentuoso intrattenitore di spirito e valido «dipendente del Ministero della Cultura e giardiniere del Ministero del Turismo, perché senza vigne il turismo in Italia andrebbe a picco» Walter Massa è un grande comunicatore. Dei suoi vini. E prima ancora del territorio, di quei Colli Tortonesi che grazie soprattutto al «signor timorasso» hanno conosciuto una vera e propria rinascita, testimoniata anche dall’aumento della superficie vitata, passata dai 3 ettari del 2000 (nda, di cui 1 ettaro e mezzo suo, in quel di Monleale) agli oltre 50 di oggi.
Lui nel “Timorasso” ci crede e chi ha creduto, recuperandolo quando i più lo spiantavano perché poco produttivo e complicato da curare in vigna. Tant’è che oggi lo propone in 3 versioni: un vino del territorio (il “Derthona”) e due crus, il celebrato “Costa del Vento” e lo “Sterpi”. Tutti e tre in uscita dopo 13 mesi di pit-stop in cantina, con lo stesso procedimento di vinificazione messo a punto nel 1995 dopo anni di sperimentazioni, insieme con Andrea Mutti (altro produttore storico della zona), che mira a privilegiare i profumi di evoluzione. «L’effetto “Parietti” – dice Walter – non va mica bene».
Proprio lo Sterpi, così chiamato dal nome della vigna dove un tempo c’erano solo “sterpaglie”, è stato il protagonista assoluto della verticale, o per dirla alla maniera di Walter, della «caduta libera» del 17 marzo scorsa organizzata dal Club Gavi Amici del Vino di Settimo Milanese. Un’occasione storica, di quelle toste. E non solo perché in degustazione c’erano tutte le annate prodotte, dalla prima (l’esordio del 2004) all’ultima in commercio (il 2007). Ma anche perché la metà delle bottiglie del millesimo 2007 in degustazione presentavano un tappo sintetico «supercostoso e supertecnologico» ( il Guala Seal Élite prodotto dalla Guala Seals di Alessandria), già utilizzato per l’intera produzione di “Derthona” 2008, invece che quello tradizionale di sughero.
Ecco gli assaggi
Derthona 2008
Chi pensava di avere nel calice una semplice comparsa si sbagliava di grosso. Ha stoffa, soprattutto al naso. È un piacere berlo di lì a quasi due ore e accorgersi dell’evoluzione dei suoi profumi: le note di agrumi e di fiori si fanno via via più sfumate e lasciano la scena ai toni erbacei e minerali che domineranno poi anche il lungo finale di bocca. Sorso secco, di chiara impronta salina, potente, almeno quanto lo è stata l’annata in vigna (dove si è diradato meno del solito). Darà grandi soddisfazioni, ne riparleremo tra qualche anno…
Il tappo è sintetico. Occhio alla contro-etichetta: “1700 il contenitore si è evoluto dalla terracotta al vetro, 2000 il tappo evolve dal rischio naturale a naturale certezza”.
Sterpi 2007
I riflessi del giallo paglierino sono più accesi; e pure i profumi iniziali. La calda annata in vigna si traduce in sensazioni di frutta più incisive e succose, arricchite da quei sentori idrocarburici e, direi, resinosi che sono nel dna del vitigno. Al palato è più che caldo (15.2%), sempre contraddistinto da un ingresso morbido, quasi burroso. La beva ricalca puntualmente la trama olfattiva con la frutta matura sempre in primo piano, ben definita, e sullo sfondo le “solite” tonalità erbacee e minerali.
Circa 500 bottiglie di questo millesimo hanno lo stesso tappo sintetico utilizzato per il “Derthona”.
Sterpi 2006
Si rivelerà il più “snello” tra i vini degustati. E pure quello con il colore più brillante. Il clima fresco dell’annata ha richiesto una macerazione sulle bucce leggermente più lunga. Le sensazioni idrocarburiche ed erbacee prevalgono sulle note fruttate che sono più soffuse, sì, ma non meno affascinanti. Al palato è meno morbido del precedente millesimo, complice il grado alcolico inferiore – e non di poco (14.1%) – persino rispetto al “Derthona 2008”. Di contro, il sorso è più salino e minerale, più teso, comunque fedele all’impronta olfattiva, anche nella persistenza finale.
Sterpi 2005
Il colore è poco meno intenso e pure meno brillante. L’impatto olfattivo è potente e ti travolge: pera, cherosene a go go, note erbacee e minerali. In bocca è caldo, sinuoso e ancor più salino, evoca ricordi di erbe e di frutta matura. Più deciso l’accento erbaceo, con una bella nota di mentuccia in primo piano che si fonde in bocca con una traccia quasi dolciastra di frutta e con i sentori di miele e di idrocarburi che ravvivano la beva e gli conferiscono un carattere più brioso.
Sterpi 2004
Dopo la parentesi del 2005, il colore rinviene su tonalità più intense. Le note di frutta sono avvolte da profumi idrocarburici, minerali ed erbacei in crescendo con l’ossigenazione. Oltre ad essere il più vigoroso al naso è anche il più costante per intensità dei profumi. La persistenza finale è da moviola, il sorso è denso, grintoso e scattante, poco meno caldo del 2007 e del 2005, sempre in tensione grazie a una mineralità spiccata che diluisce il frutto in un quadro di grande naturalezza espressiva.
Costa del Vento 2003
È il cru più famoso di Walter, quello con cui ha fatto conoscere urbi et orbi il timorasso. Il primo naso è più misurato, un po’ chiuso. Ma è forse proprio questo il marchio a fuoco del terroir di provenienza, la splendida vigna su suoli argilloso-calcarei di cui fa suo il nome. Quasi apatico all’inizio, impenetrabile. Lo aspetti finché comincia ad esprimersi con calde nuances di cera d’api, di cedro candito e di erbe aromatiche introducono il sorso che è grintoso, pieno, grasso. Di innata eleganza nonostante le difficoltà di un’annata – la 2003 – particolarmente calda.
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