Uva: aglianico
Fascia di prezzo: nd
Fermentazione e maturazione: acciaio e legno
E voilà, ancora lui, l’Aglianico del Vulture Titolo del 2005 con l’insegnamento ormai scontato: per godere del vino bisogna dargli il tempo giusto. Ed eccolo, allora, presentarsi all’appuntamento dopo 12 anni in maniera assolutamente perfetta ed equilibrata, con una buona verve acida che lo tiene in piedi e un finale lungo e appagante. Un rosso che conferma la longevità dell’Aglianico che rende meglio, come in questo caso, quando non si va in surmaturazione. Questa era prprio l’epoca in cui Elena Fucci decise la svolta verso l’alleggerimento e la bevibilità della sua etichetta mentre tutti intorno accentuavano legni e maturazioni. In questa saper andare controcorrente al momento giusto è la chiave del successo di questa azienda, un successo iniziato proprio nella seocnda metà di quel decennio e che ancora oggi raccoglie pareri unanimi nel mondo dlela critica.
Scheda del 20 ottobre 2012. Ritroviamo dopo cinque anni questo Aglianico passato in verticale a Napoli nel 2009. Lo becchiamo in uno dei posti del cuore, dove si vorrebbe stare ogni sera a fare bisbocce, alla Locandiera di Bernalda.
Giro esoterici, in questo regno delle donne scelgo senza pensarci il rosso della prima donna enologo del Mezzogiorno. Una scelta non facile, di coraggio, che costa ogni giorno fatica e lotta contro i luoghi comuni e le malignità. Il tono del vino è moderno, si tratta della prima annata curata interamente da Elena, al naso ha una buona finezza, l’equilibrio toccato dall’Aglianico quando incrocia il legno giusto, in questo caso barrique, è davvero impagabile. Il frutto sembra la prosecuzione naturale dei sentori tostati e di tabacco oltre che dei toni balsamici. Il vino ha un’ottima spinta, molto tonico e piacevole, cammina veloce e fresco.
Complessivamente si sposa con i piatti della rustica tradizione materana, vince su tutto e annuncia un cammino appena iniziato. Un dato ormai scontato ma che in questio Aglianici non finisce di stupire: la longevità di vini segnati ancora dalla esuberante giovinezza del colore e dei profumi oltre che della beva.
Piccolo grande capolavoro di una piccola grande donne.
Scheda del 27 settembre 2007. La giovanissima Elena Fucci, fresca laureata in Enologia a Pisa, è impegnata in un bel tour italiano: prima a Firenze con l’Espresso, ieri a Torino dove ho avuto il piacere di consegnargli l’attestato della Corona per Vini Buoni d’Italia del Touring, poi a Roma per i Tre Bicchieri e infine da Veronelli a Milano. Insomma questo rosso, come il Taurasi riserva 2001 di Mastroberardino, il Montevetrano e il Terra di lavoro, è davvero capace di mettere tutti d’accordo. La visione della sua superiorità emerge infatti dal punteggio di partenza delle commissioni del Touring a Paestum all’inizio di giugno, quando Titolo 2005 centra 85 punti pieni entrando di fatto sulla soglia della finale, fissata a 86. In considerazione della costanza aziendale e fatto il quadro regionale, decisi come coordinatore di dare la spintarella necessaria per farlo entrare nel panel dei degustatori regionali quasi due mesi dopo e ne sono molto contento visto il risultato: Corona piena e indiscussa. Ieri ancora un piccolo riassaggio, una delle piccole gioie in un salone abbastanza scarno, e la conferma di una scelta oculata e giusta. In effetti, viene da chiedersi, cosa rende così piacevole un rosso Aglianico di un’annata così difficile, per non dire impossibile, come la 2005. Secondo me proprio l’equilibrio in effetti già ragginto e giocato sul filo dell’eleganza, dell’equilibrio vellutato al naso come in bocca, di un Aglianico molto bello e signorile, davvero da incorniciare e, per di più, già pronto da bere. Il successo in questi casi dipende dall’indovinare l’incrocio giusto fra il legno e le condizioni della frutta, una risposta che si cerca nell’esperienza o, più semplicemente, dalla casualità imposta dalla disponbilità economica o dalle previsioni dell’enologo. Da tempo Sergio Paternoster, almeno due vendemmie, cerca su alcuni vini l’alleggerimento e in questo caso è stato premiato proprio da questa combinazione molto brillante. Ne sono lieto per la piccola Elena e per il suo simpaticissimo papà Salvatore, precipitato in una dieta drastica dopo anni di bagordi per poter, come dice lui, <continuare a stare insieme fra noi>. Ed è così: questa piccola impresa contadina sta facendo grande Barile, è in un gioco di squadra molto intelligente e raro, e costituisce il volto migliore di una cultura contadina che capisce come sia importante avere l’enologo e al tempo stesso fare sacrifici per laureare il futuro stesso dell’azienda. Sono scelte davvero non facili, ma per fortuna esistono e per fortuna anche le guide, pur con tutti i difetti e i limiti che hanno e di cui si discute in continuazione, svolgono questo compito importante di mettere sotti i riflettori questi vini, queste imprese e questi territori. Vini, imprese e territorio che possono vivere e svilupparsi non con le bizze di borghesi annoiati in cerca di chicche da esibire in cenacoli ristretti, ma solo se conquistano il vertice della produzione enologica nazionale di qualità in campo commerciale.
Sede a Barile. Contrada Solagna del Titolo. Tel. e fax 0972.770736. Enologo: Elena Fucci. Ettari: 7 di proprietà. Bottiglie prodotte: 16.000. Vitigni: aglianico