ELENA FUCCI
Uva: aglianico
Fascia di prezzo: da 15 a 20 euro
Fermentazione e maturazione: acciaio e legno
La nuova cantina, successo di vendite, la vigna sempre più splendida: ne hanno fatta di strada padre e figlia in questi due anni investiti in lavoro sulla qualità e attenzione nei particolari. Il pluridecorato 2001 nel frattempo è evoluto bene conservando intatte le sue caratteristiche di fondo anche se ha dovuto aspettare qualche minuto di ossigenazione per potersi aprire ed esprimersi al meglio. A distanza di sei anni, resta il rosso rubino carico con un naso intenso più evoluto verso sentori terziari, quasi libero ormai dalla frutta, imponendosi in uno stile austero ed elegante, senza strafare e rispettando fino in fondo il carattere dell’Aglianico del Vulture. Rispetto al precedente assaggio, direi che il naso ha perso un po’ di profondità pur conservando una trama decisa e riconoscibile, mentre in bocca resta la freschezza coniugata alla sensazione di caldo provocata dall’alcol, c’è sapidità, mentre i tannini sono definitivamente risolti determinando così un ingresso abbastanza morbido ma non piallato. Credo che da qui ad altri quattro, cinque anni, Titolo 2001 avrà ancora la possibilità di ricomporsi ulteriormente e di evolversi prima di iniziare la fase di declino. Noi lo abbiamo abbinato ad uno splendido raviolo con macinato di maiale guarnito da una foglia di pecorino di Carmasciano preparato da Valentina Martone del Megaron di Paternopoli: il rosso di Salvatore ed Elena ha così confermato la sua predisposizione al cibo di territorio giocando bene la sua parte anche nel terroir taurasino, diretto competitor. Un bel campione di cui amiamo lo stile tradizionale ma non vetusto.
Assaggio del 3 settembre 2005. Salvatore ed Elena, padre e figlia. Il contadino viticoltore erede di una lunga tradizione di famiglia e la giovane ragazza laureanda in Enologia a Firenze: quando diciamo che il caloredelle persone si legge sempre del bicchiere intendiamo proprio questo, la cura in campagna, la dedizione in cantina, la capacità di proporsi senza finzioni quando si comunica e si commercia. Nasce così questo miracolo a Barile, in un vigneto a ventaglio ben esposto che sorveglia l’uscita della superstrada Potenza-Melfi, siamo in presenza di uno dei bicchieri più interessanti del Vulture nonostante la vigna oltre che a guyot presenti ancora l’alberello e il tipico capanno della zona spezzato in un punto dagli olivi secondo la tipica caratteristica del territorio. Il frutto è però esuberante, capace affermarsi in un giusto rapporto equilibrato con il legno. Prevalgono su tutto eleganza e freschezza, in bocca è caldo, sapido, di corpo e persistente. Il Titolo, si chiama così la contrada dove vive e lavora la famiglia Fucci, è una delle creazioni di Sergio Paternoster, l’enologo che più di tutti è dentro i segreti dell’Aglianico del Vulture. Lo beviamo sulle carni di agnello saporite, il piccione farcito, anche sul cinghiale: ogni sorso sgrassa e ripulisce il palato. Il nostro ultimo assaggio è stato su una bistecca di podolica preparata alla Cantina di Lucio nella magica Matera. Non vediamo ancora riflessi aranciati e sicuramente, pur essendo già pronto, l’ulteriore evoluzione in bottiglia può regalare al Titolo un tono superiore perché non sembra temere il confronto con il tempo.
Sede a Barile. Contrada Solagna del Titolo. Tel.e fax 0972.770736. Enologo: Sergio Paternoster. Ettari: 7 di proprietà. Bottiglie prodotte: 25.000. Vitigni: aglianico.