Cantina Valtappino
Uva: Tintilia
Fascia di prezzo: 20,00 – 22,00 in enoteca
Fermentazione e maturazione: acciaio e legno
Vista 5/5 – Naso 26/30 – Palato 26/30 – Non omologazione 31/35
Parafrasando Catalano, si può affermare che chi possiede un tesoro è fortunato ed è meglio averlo! Ma quale tesoro possiede una regione così minuscola come il Molise, a parte le bellezze naturali, prelibate chicche gastronomiche, una campagna rigogliosa ed incontaminata, un litorale corto ma splendido, colli e montagne verdeggianti e la generosa ospitalità della sua antica gente? Ebbene sì, il Molise possiede un altro inestimabile tesoro, che ha tenuto nascosto per molto tempo, quasi per paura di vederselo rubare: il Tintilia o Tintiglia! Un vitigno autoctono a bacca rossa ricco di polifenoli, raro, profondamente territoriale, connotato da scarsa produttività e da un grappolo minimalista, con acini molto piccoli. In un contesto globale vitivinicolo, ove tante varietà di viti emigrano da un posto all’altro del mondo, non sempre supportate da risultati confortanti, la Tintilia rappresenta l’unicità della specie, perché attecchisce solo qui. E’ un patrimonio che appartiene soltanto ed orgogliosamente ai molisani! Ed è per questo che essi ne hanno fatto un oggetto ampelografico da custodire gelosamente e preservare morbosamente.
Non è facile attribuire la paternità della riscoperta di questo antico vitigno che fino ad alcuni fa rischiava l’estinzione, ma certamente la Cantina Valtappino di Campobasso, in collaborazione con l’Ente Regionale di Sviluppo Agricolo del Molise e il Dipartimento di Scienze Animali e dell’Ambiente dell’Università del Molise, è stata una delle prime a credere nella sua rinascita. Tanto è vero che, appena istituito il Decreto Ministeriale del 18 maggio 1998 con cui la Tintilia entrava a far parte del disciplinare di produzione Doc del Molise, proprio la Cantina Valtappino in quello stesso anno lanciava sul mercato la prima bottiglia di Tintiglia Doc del Molise.
L’azienda è stata fondata nel 1969 su iniziativa di 274 viticoltori, che hanno dato vita alla prima cooperativa vitivinicola molisana ed è diventata poi in poco tempo il punto di riferimento di tutto il territorio regionale. Nel corso degli anni la Cantina si è notevolmente sviluppata, dotandosi progressivamente di strutture moderne ed efficienti, supportata da uno staff aziendale altamente professionale ed elevando sempre più il suo standard qualitativo. Fiore all’occhiello di tutta l’eccellente produzione è rappresentato dall’etichetta Embratur, nelle sue due versioni di Tintilia in purezza: la base e la riserva.
Ed è proprio con la bottiglia di Tintilia Riserva Embratur Doc Molise 2007 ho voluto fare i conti, come la sfida all’Ok Corral di Tombstone del 1881 tra i fratelli Earp da una parte e i McLaury e i Clanton dall’altra. Il vino ha passato un sacco di tempo a riposare: un anno in acciaio, quattro anni in botte grande e altri quattro mesi in bottiglia. Il volume alcolometrico segna “appena” 14 gradi.
Ho tirato il collo alla bottiglia come una gallina ed ho versato lentamente il liquido rosso nel bicchiere appositamente preparato. Il colore granato all’eccesso emoziona già a prima vista e comunica subito un sentimento selvatico e ruspante. Il profilo aromatico è pervaso da molteplici infiltrazioni umorali: sentori di terra umida e profumata di lavanda; una spiccata vena mentolata, che s’insinua prima suadente tra le narici, ma poi forzatamente come un grimaldello che apre una cassaforte; e poi la frutta rossa e matura che reclama il suo spazio vitale, insieme alla timbrica floreale violeggiante. E ancora ricordi di macchia mediterranea, di tabacco, di spezie orientaleggianti, di cioccolato fondente, di liquirizia e di boisè. Il vino, sulle prime, ha un ingresso in bocca leggermente ritroso nella sua intrigante rusticità, ma poi si concede sensualmente e languidamente come una baiadera. Si articola poi uno sviluppo ampio ed armonico, con una trama fine, slanciata e profonda.L’impalcatura tannica è saporita, ancorché croccante e pungente. Il portamento è quasi austero e/o polposo, grintoso, dinamico e fruttato. La lunga persistenza finale è connotata da un’originale vitalità espressiva che aggrazia il retrolingua e appaga totalmente la beva. Un vino veramente eccellente e che teme pochi confronti. Da abbinare alla sostanziosa cucina locale e poi anche a cannelloni al forno, carne alla brace e provolone del monaco stagionato due anni, proprio come ho fatto io. E allora prosit!
Questa scheda è di Enrico Malgi
Sede a Campobasso – Contrada Mascione, 10
Tel. e Fax: 0874 441835
Enologo: Luciano Cirucci
Ettari vitati: 18
Bottiglie prodotte: 80.000
Vitigni: Tintilia, Aglianico, Sangiovese, Montepulciano, Trebbiano, Malvasia e Chardonnay.