TERRE DEL GUFO
Uva: vitini internazionale, magliocco dolce
Fascia di prezzo: da 10 a 15 euro franco cantina
Fermentazione e maturazione: acciaio e legno
Donnici, sulle colline di Cosenza, meno di cinquecento abitanti a circa 500/600 metri sul livello del mare.
L’ origine del nome risale al latino, Campi Dominici, cioè terreni demaniali, è una piccola frazione di Cosenza la cui origine risale alla fine del IX sec., quando i cosentini per sfuggire alle invasioni saracene si trasferirono sui monti e nelle località vicine.
Ci troviamo in piena fascia appenninica, ai piedi della Sila, spesso coperta di neve, inverni freddi ed estati calde con ottime escursioni termiche. I terreni, esposti a sud –ovest, sono di tipo sub – acido, sabbiosi, con buona permeabilità e ad alta capacità drenante. Qui la vite alligna da sempre. La famiglia Muzzillo, di origine calabrese, presto trasferitasi tra Napoli e Salerno, è composta da papà Giuseppe, detto “il Gufo” a causa di un forte miopia che lo costringeva a portare occhiali con lenti molto spesse.
Gli amici dicevano che pareva un Gufo…e Gufo lo hanno sempre chiamato. Poi ci sono i figli Eugenio e Francesca giovani professionisti, laureato in filosofia lui, e Docente di Architettura del paesaggio, lei. Fortemente attaccati alla propria terra, convincono papà Giuseppe a partire per una nuova avventura: rimettere a dimora le viti che da sempre crescevano nei vigneti di famiglia abbandonati.
Un paio d’ettari in tutto, viticoltura di qualità, rese bassissime, forti densità d’impianto, circa 6.000 bottiglie per il momento con l’obiettivo di raddoppiare. Si punta sui vitigni autoctoni, in primis il Magliocco Dolce, originario di queste zone, caratterizzato da grande ricchezza polifenolica, bilanciata da una buona tenuta acida, che persiste anche in maturazione. Ne derivano vini longevi e strutturati.
La buccia del magliocco dolce è molto spessa e ricca di pruina blu scura, con sfumature viola che ritroviamo all’esame visivo del vino. La storia del Timpamara è singolare: “ ‘A Timpa” in dialetto calabrese sta a significare luogo impervio , terra amara difficile da lavorare. In questa zona sono stati da tempo rinvenuti vitigni non ben identificati, si sono acclimatati qui da anni, i contadini del luogo la chiamano “uva francese”, la vigna è stata realizzata da marze provenienti da appezzamenti di piccoli viticoltori della zona.
Si tratta di un’uva dalla colorazione intensissima, tinge quasi come l’inchiostro e offre profumi di frutta e note speziate decisamente diverse dai tradizionali vitigni calabresi. Eugenio, in collaborazione con l’agronomo Fabio Petrillo, ha effettuato le analisi e il loro sospetto è stato confermato: la vite viaggia, è Sirah. Il dilemma è cosa farne, la regione Calabria non lo riconosce ancora tra i vitigni autorizzati per la Doc Donnici. Ne è venuto fuori un vino classificato da tavola, a mio parere, solo nominalmente di taglio internazionale.
Appena 1300 bottiglie prodotte, ben accolto dalla critica, il 2008, vendemmiato nella terza decade di settembre (varietà alloctone) e nell’ultima decade di ottobre (magliocco dolce), ha fatto macerazione prefemantiva a freddo, fermentazione a temperatura controllata, 10 mesi di barrique di primo passaggio e “batonage” manuale. Ha subito poi un affinamento di oltre sei mesi barrique di rovere francese di primo passaggio e almeno un periodo di 4 mesi in bottiglia, che, secondo me, andrebbe prolungato per facilitare lo sviluppo degli imponenti tannini e l’apertura complessiva del vino al gusto. Terre del Gufo produce anche un altro cru , il Portapiana da magliocco dolce, mantonico nero e greco nero, inserito nel Villaggio delle Piccole Vigne di questo sito.
Ho aperto la mia bottiglia di Timpanara 2008 a 16 mesi dalla vendemmia e ho ritrovato ancora molti caratteri di gioventù: colore rubino vivace con riflessi violacei, decisamente consistente in roteazione (14,5% vol.). Al primo naso sentori quasi vinosi, poi, amarena e mora mature, leggere e non ancora amalgamate note speziate, in particolare vanilla con un piccolo sbuffo balsamico. Al gusto è imponente, i tannini, ancora esuberanti, avvolgono il palato, ma si avverte la futura eleganza. L‘estratto potente viene smussato da una buona freschezza garantita dalle escursioni termiche notturne, che promette grande longevità.
La corrispondenza gusto – olfattiva è quasi piena, la persistenza aromatica decisamente lunga. Per gli abbinamenti punterei su arrosti succulenti, piatti con forte componente untuosa, i bucatini con l‘adorata ‘nduja calabrese, o, il cosciotto di agnello in crosta di mollica aromatica, pecorino e scorza d’arancio del ristorante Dattilo del patròn Roberto Ceraudo a Strongoli. Rimanendo in Campania e nel tema di questi giorni, la lasagna classica carnascialesca di Raffaele Bracale con tanto di “brasciole ‘e cótena” (involtini di cotenna). La potenza di Timpamara farà il suo dovere.
Il costo del Timpamara varia, dai 14 euro Franco cantina, ai 22,00 – 28,00 euro in enoteca. Si tratta di un vino di alto artigianato della terra e di qualità non comune, nato da lunghe sperimentazioni in campo, selezioni clonali e micro vinificazioni. E’ un prodotto cd. di nicchia, rivolto ad un pubblico di appassionati della terra e delle sue diverse, profonde espressioni.
Sarebbe facile cadere nella” vexata quaestio” del rapporto prezzo – qualità di cui tanto si discute in questi tempi di crisi, la mia idea sul’argomento è che tutto deve avere un criterio di valutazione, se esistono consumatori pronti a pagare cifre anche superiori per altri beni di consumo non primari, perché non si può premiare lo sforzo di piccoli veri artigiani della terra che stanno conducendo una seria operazione di salvaguardia del futuro del proprio territorio?
Questa scheda è di Giulia Cannada Bartoli
Sede a Donnici Inferiore (Cs), Contrada Albo San Martino , tel 335 7725614 www.terredelgufo.com – info@terredelgufo.com . Enologo Eugenio Muzzillo con i consigli di Mario Ercolino. Agronomo, Fabio Petrillo. Bottiglie prodotte: 6000, vitigni: magliocco dolce, mantonico nero, greco nero e vitigni internazionali.
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