Non si contano gli articoli stranieri sui vini campani, ma questo ci ha colpito per una coincidenza abbastanza singolare e molto piacevole per chi ama il Cilento. Il 16 gennaio vi abbiamo parlato entusiasti su questo sito dello splendido Aglianico Respiro 2000 di Alfonso Rotolo, tirato fuori dalla cantina e messo a confronto con altri Aglianici: dopo dieci giorni esatti Victoria Moore ne scrive appassionata sul Guardian. La soddisfazione, mi racconta Alfonso, è duplice: essere citato su uno dei più importanti giornali inglesi generalisti e al tempo stesso il fatto che questa circostanza nasce da una visita casuale della brava e affascinante giornalista da Classica a Londra con cui il nostro caro amico era stato costretto suo malgrado a rompere i rapporti, a lui piace produrre e non curare la distribuzione come alla maggior parte dei vigneron autentici meridionali, proprio all’inizio della sua carriera, in un momento molto delicato.
Chi vuole può leggersi direttamente il commento e le altre etichette citate, la morale è scoprire come spesso chi è al di fuori vede le cose più chiaramente di chi è dentro una trama. Amorosa come commerciale e produttiva. In questo caso trovo incredibile, veramente da manicomio, che in Irpinia, nel Vulture e nello stesso Cilento ci sta ancora chi perde tempo appresso a vitigni balzani come il merlot e il cabernet, per non parlare del sangiovese e di altri, quando c’è a disposizione l’Aglianico su cui è costante e continua crescita l’attenzione non solo della critica specializzata, ma anche di produttori delle altre regioni: la Moore scrive di Settesoli in Sicilia, ma io lo sto trovando molto ben acclimatato in Puglia, Molise, in Calabria, persino sul versante Jonico. E allora? Se il mercato di qualità esige tipicità e consistenza ontologica perché non accontentarlo invece di inseguire fumisterie paesane che riportano indietro le lancette dell’orologio, prima cioé della grande rivoluzione vitivinicola? Mistero. Non della Fede, ma della coglionaggine umana.
Intanto, vi dico, sono proprio contento per Alfonso, il suo Aglianico ha davvero una bella stoffa autentica, tradizionale e aggiornata, di carattere ma non autoreferente. Come il Taurasi di Mario Struzziero per capirci.
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