di Maurizio Valeriani
Buona la prima verrebbe da dire, non appena assaggiamo il Tesham 2015 (Tuscia D.O.C. Sangiovese) nuova etichetta dell’azienda Terre di Marfisa. Infatti l’utilizzo del legno (che riguarda solo una piccola parte della massa) è misurato, agevolando bevibilità e lasciando in evidenza sensazioni di frutti rossi e spezie. Freschezza e lunghezza gustativa completano poi il quadro organolettico.
Come sempre siamo partiti dal calice, perché è bello scoprire territori e persone iniziando però da quello cha a noi realmente interessa: la qualità del vino.
Possiamo dunque ora fare un passo indietro e parlare dell’azienda : Terre di Marfisa di Nathalie Clarici in quel di Farnese nella Tuscia viterbese. La tenuta comprende 20 ettari a 380 metri s.l.m, di cui 7 vitati e 6 ad oliveto.
Si è scelto di impiantare le viti che secondo l’opinione di Nathalie meglio si adattano ai terreni di natura vulcanica e ricchi di scheletro: il Sangiovese, il Petit Verdot e il Syrah tra i vitigni a bacca rossa, il Vermentino e l’Incrocio Manzoni tra quelli a bacca bianca.
Sono stati impiantati 5.500 ceppi per ettaro e le viti sono allevate a cordone speronato con esposizione a sud-est.
La scelta dei nomi dei vini si rifa alla lingua Etrusca, e così Tesham (in etrusco: curare), Zamathi (in etrusco: oro), Thu- Sha ( in etrusco: uno e quattro), Athumi (in etrusco: nobilità).
Non abbiamo assaggiato ancora tutta la gamma, ma un’altra etichetta abbiamo avuto modo di degustarla, ed anche questa non ci ha lasciato affatto indifferenti. E si tratta di un vermentino, a dimostrazioni che oltre alle due regioni più vocate per questo vitigno (Sardegna e Liguria) esistono delle eccezioni anche in altre parti d’Italia, compreso il Lazio. Così il Lazio I.G.T. Vermentino Zamathi 2015, risulta fresco e complesso, con mineralità in primo piano, profondità di beva e chiude con ricordi agrumati e di frutta secca.
Rimaniamo infine con la curiosità di provare le restanti etichette di Terre di Marfisa, e lo faremo con l’anno nuovo e con annate nuove.
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