di Enrico Malgi
Diciamocelo francamente, senza alcuna remora, il Cilento per troppo tempo ha “preferito” dormire sonni lunghi e tranquilli. Fa rabbia pensare che un territorio così privilegiato da madre natura per la biodivesità, ricco di risorse umane, paesaggistiche, ricettive e di grosse potenzialità produttive sia stato per tanto tempo emarginato in un limbo.
Per fortuna da alcuni anni a questa parte le cose sono cambiate radicalmente. Si è preso finalmente coscienza delle grandi disponibilità enogastronomiche, agricole, umane e produttive che il territorio cilentano riesce ad offrire e così adesso nell’immaginario collettivo si è scoperto che il Cilento è una terra ricca, feconda e felice. E quelli che hanno contribuito di più a questo mutamento sociale sono stati soprattutto i giovani, che invece di fuggire davanti alle difficoltà, ed alle tante avversità della vita hanno opposto un’accanita resistenza.
Ecco qui allora un esempio di uno dei tanti modelli virtuosi da seguire: un gruppo di giovani laureati, che non trovando lavoro sul territorio si sono impegnati in un’attività sociale, che riesce comunque a produrre un buon reddito. Hanno fondato nel 2012 una cooperativa, che guarda caso si chiama proprio “Terra di Resilienza” (resistenza appunto), intesa come luogo “svantaggiato” che diventa poi luogo “avvantaggiato” e che nello specifico si occupa di molteplici attività rivolte soprattutto al recupero di tradizionali pratiche rurali. La cooperativa, impegnata in attività di agricoltura sociale ed ecoturismo con il comune di Morigerati e che collabora con il Ser.d. di Sapri e diversi istituti scolastici, può contare su venti soci.
Il Presidente è Antonio Pellegrino, laureato in sociologia, il vice-presidente è Dario Marino, laureato in scienze politiche, la segretaria è Claudia Mitidieri, laureata in lingue, mentre un’altra socia, Marianna Falese, si occupa dei progetti di ecoturismo. Tutti insieme si dedicano alla produzione di olio evo, vino, cereali ed ortivi, utilizzando terreni in affitto. Antonio Pellegrino, con cui ho avuto modo di dialogare per un’intera mattinata, ci crede fermamente in questo progetto e porta avanti le sue idee con entusiasmo e raziocinio. Sa affascinare e convincere l’interlocutore con il suo modo di relazionarsi e di esprimersi in forma diretta.
Il mulino si compone di un impianto di pulitura, di bagnatura, di molitura con macine in pietra e di abburrattamento (setacciature delle farine). Le farine molite e confezionate sono ricavate da varietà di grani antichi (Ianculidda, Carusedda, Abbondanza, Saragolla, Cappelli, Timilia e Miscuglio Annibale), in forma di “0”, “1”, “2”, semintegrale ed integrale. Si produce anche farina di ceci, di segale e di farro. I cereali sono prodotti senza l’uso di concimi azotati e di diserbanti, seguendo il metodo di un’agricoltura organica e rigenerativa, facendo uso soltanto di biofertilizzante autoprodotto che si origina dal letame fresco di mucca. Le farine, molite rigorosamente a pietra, non contengono additivi, né conservanti, per cui l’artigianale prodotto finale diventa così più sano e sicuro per il consumo umano.
Punto forte della cooperativa è stato quello di costruire la “Cumparete”, una struttura territoriale di relazioni socio-culturali incentrata sui rapporti di condivisione e collaborazione interpersonale. Si tratta di una struttura informale di persone che praticano l’agricoltura condividendo gli stessi valori e che si aiutano vicendevolmente. Da qui poi è nata un’altra struttura collaterale: “il Monte Frumentario”, un progetto di sviluppo agricolo per la costruzione di un’economia locale solidale, basata sulla produzione e la trasformazione di varietà di grano autoctone, riprendendo una pratica già in voga alla fine del XV secolo. Essa prevede di prestare ai contadini più poveri il grano per la semina con un interesse del 5%, che poi restituiscono al momento della raccolta e della vendita.
Per ultimo giova ricordare che la cooperativa Terra di Resilienza, in collaborazione con la Pro Loco di Caselle in Pittari, l’associazione Terra Madre e la Comunità del Cibo “Grano di Caselle”, ha recuperato due varietà di grano tenero antico già esistenti sul territorio: Rossina (Triticum vulgare o Russulidda) e Bianchina (Triticum vulgare, o Ianculidda).
In conclusione è da auspicare una maggiore partecipazione globale e solidale da parte degli enti locali. Si pensi che per finanziare questo progetto i giovani si sono avvalsi del contributo dell’Otto per Mille erogato dalla Chiesa Valdese e di un mutuo acceso con la Bcc di Buonabitacolo. Ed è tutto dire! Pensiamo anche che questi giovani così intraprendenti e che lavorano sempre animati dal massimo impegno, fanno crescere l’economia di tutto il territorio cilentano.
Terra di Resilienza Cooperativa Sociale
Piazza San Laverio – Morigerati (Sa)
terradiresilienza@gmail.com – www.terradiresilienza.it
Mulino a Pietra Monte Frumentario
Via G. Sabini 8 – Caselle in Pittari (Sa)
Cell 346 6213583
info@montefrumentario.it – www.montefrumentario.it
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