Sono passati 25 anni dalla prima vendemmia di Galardi ed per la prima volta l’azienda si presenta al Vinitaly con una seconda etichetta, Terra di Rosso 2017, un Piedirosso Campania igt passato in barrique e poi affinato in bottiglia. Questo vitigno tipicamente campano, lo ricordiamo, costituisce insieme all’aglianico il blend di Terra di Lavoro, il grande rosso nato nel 1994 e diventato vino cult dopo gli stratosferici punteggi di Robert Parker della seconda metà degli anni ’90.
Il Piedirosso è il vino della gioia, antico e moderno, difficile da coltivare e ancora più difficile da gestire in cantina che negli ultimi anni sta conoscendo una nuova giovinezza grazie soprattutto alle piccole aziende flegree che lo hanno rivalutato interpretandolo nel modo giusto grazie a tecniche di vinificazione studiate e aggiornate. Il brutto anatroccolo dell’enologia campana, sempre accompagnato dalle puzzette, si è trasformato in un vino godibile, profumato di geranio e di cenere, dal tono fresco e sapido in bocca, senza i tannini pesanti dell’Aglianico che impongono l’attesa di molti anni.
No, qui tutto è fresco e pimpante, va sulle verdure, gli ortaggi, il pesce e le carni bianchi, è il moderno bere sul moderno mangiare insomma.
La prima uscita pubblica del Terra di Rosso 2017 è stata, come è giusto, in riva al mare, nel salone del ristorante stellato Palazzo Petrucci dove il cuoco Lino Scarallo ha realizzato il matrimonio perfetto per questo vino: dai finger di ragù ai paccheri sino alla guancia di vitello in riduzione di ragù di braciola. Ragù, pizza, gli abbinamenti ideali per un vino del genere. Ma come nasce l’idea? Lo ha spiegato Allegra Selvaggi che è il simbolo del ricambio generazione in corso nella azienda Galardi, passaggio del testimone seguito dallo zio Arturo Celentano che con il padre e la madre di Allegra, Roberto e Maria Luisa, iniziò questa avventura tra i boschi del vulcano spento di Roccamonfina nel 1991.
Spesso si era pensato di produrre un secondo vino da affiancare a Terra di Lavoro ma, prima impegnati nella realizzazione del programma di produzione, poi, come tante altre aziende, a contenere gli effetti della crisi, il tempo passava e il progetto veniva rinviato. «Poi -spiega Allegra – in barba ai cambiamenti climatici, arriva la vendemmia 2017 e fin dai primi stadi evolutivi della maturazione delle uve si percepiscono, evidenti, i segnali di una grande annata e principalmente una ottima performance del Piedirosso. E’ l’occasione giusta per fare quel che va fatto. In queste condizioni aglianico e piedirosso si distanziano nel percorso di maturazione e non solo. Il piedirosso delicato e capriccioso trova la sua felice combinazione per arrivare alla vendemmia presto e bene. E’ l’occasione per selezionarne una parte di Piedirosso che eccede quella per il blend di Terra di Lavoro e seguirne l’evoluzione con cura e attenzione pari al nostro prodotto di sempre». Così la vinificazione procede spedita senza intoppi, il passaggio in legno di circa otto mesi ma il via libera di Riccardo Cotarella arriva solo nel febbraio 2019.
Il vino è da bere giovane per la carica giusta di tannini morbidi e sottili. Vino pieno di gusto e fruttato, la ciliegia in prima linea insieme a dei rimandi floreali di geranio. Il colore è un rubino intenso e vivace violaceo sull’unghia. Una vena vegetale di freschezza. Un vino da bere subito perchè, a differenza del Terra di Lavoro che evolve alla grande negli anni, esce già pronto.
Poco meno di settemila bottiglie che costernano circa la metà del fratello maggiore. Da stappare sapendo già che nel 2018 non verrà prodotto e che dunque bisognerà incrociare le dita per la vendemmia 2019.
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