Terra di Lavoro 2015 Galardi è una garanzia. Come tutti coloro che scrivono di vino sono legato a quelli della mia terra, il Sud, ma in Campania se per i bianchi avrei un serio imbarazzo a scendere sotto i 40 bianchi senza confini, per i rossi la scelta è un po’ più semplice e in questi, diciamo una decina, c’è sempre questo vino in cui l’interpretazione di Riccardo Cotarella del blend di Aglianico e Piedirosso ha toccato il massimo mantenendosi sempre a livelli di affidabilità assoluta.
Cosa piace le Terra do Lavoro? Sicuramente l’eleganza e la pulizia, caratteristiche queste di ogni grande vino e che in questa etichetta raggiungono livelli pregevoli, con tannini ben levigati ma ficcanti, l’alcol in perfetto equilibrio, legno e frutta integrati in modo stupendo.
Ne abbiamo conferma dopo una batteria di bianchi a Casamare a Salerno, non abbiamo dubbi nello scegliere questo rosso e il risultato è quello che ci attendiamo. Il rosso di eleganza chiude sempre alla grande una performance di bianchi, rimette un po’ le cose a posto, rinfranca dagli eccessi di acidità e, qualunque cosa si sia mangiata, mette a posto lo stomaco per la notte anche quando si è ecceduto. Il 2015 si conferma essere grandissimo vino da collezione, il nostro consiglio con questa etichetta è quello, appunto di aspettare almeno quattro cinque anni prima di procedere allo stappo. Ma in questo caso non dobbiamo essere grandi intenditori per prevedere un luminoso e lunghissimo avvenire a questo rosso dell’Alto Casertano.
Scheda del 25 aprile 2018
Quando si è giovani ci si smarca dall’ordine precostituito e si cercano strade alternative. Con la maturità si trova un punto di equilibrio, poi,con il passare degli anni, ci si adagia sulle certezze e si perde la curiosità. Questa è l’anticamera della morte.
Il Terra di Lavoro è una parabola di questi atteggiamenti, contestato da un certo neopauperimo 2.0, da noi stesso per un certo periodo di tempo messo da parte perché sempre poco convincente nelle sue prime battute, dobbiamo dire che possiamo mettere un capo a terra sostenendo che questo è uno dei rossi migliori della Campania insieme al Montevetrano e a Nanni Copè. Tutto il resto è opinione, comprese le mie personali su alcuni Piedirosso e qualche Aglianico.
Numerosi e ripetuti assaggi di annate perdute, una recente verticale di Terra di Lavoro con Riccardo Cotarella, da Keens a New York sul lombo di agnello cotto al sangue sino all’ultimo assaggio alla Cantina di Triunfo, il giudizio è semplicemente unanime.
Stiamo quindi a parlare della 2015 annata che, provata di stramacchio alla verticale di cui sopra, ha dato poi eccezionali risultati dimostrandosi promettente allo stesso livello di alcuni grandi millesimi di questo rosso, penso alla 1997, alla 1998, alla 1999, alla 2004, alla 2010 e alla 2012. Non solo il graffiante sapore della frutta fresca, ma anche le pirme note di fumé e di grafite.
Sarà un caso che questa bottiglia risenta di giovani innesti in una pattuglia di pionieri rimasta, beati loro, rigorosamente fuori dal 2.0 e dalle risse dei social? Si, ma non pensate che io sia innamorato di questo vino al punto da perdere curiosità per altro. No, anzi proprio no. Dico solo che questo adesso è nei cassetti delle certezze, come quando si vuole rivedere una foto sbiadita di un amore rimasto a covare sotto la cenere.
Comprate pure la 2015, sarà un investimento come pochi nei prossimi dieci, vent’anni.
Grande vino, grande annata e il futuro che schiara.
www.galardisrl.it
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