Scapolata la decima etichetta d’annata, il Terra di Lavoro entra di forza tra i grandi rossi classici della Campania, un Gotha costituito da il Radici Taurasi di Mastroberardino, il Macchia dei Goti di Caggiano,il Montevetrano, il Vigna Camarato di Villa Matilde, il Fatica Contadina di Terredora, il Piano di Montevergine dei Feudi di SanGregorio. Molti altri vini rossi (per i bianchi l’elenco occuperebbetutta la rubrica), per fortuna, sono in lista d’attesa perché la viticoltura regionale all’ombra del Vesuvio è in realtà molto giovane ed è singolare come abbia sostanzialmente puntato sugli autoctoni sin dal primo momento, quando questi discorsi oggi così di moda intorno ai vitigni di tradizione territoriale non erano neanche stati concepiti.Terra di Lavoro 2005 si ripropone all’attenzione per la sua complessità olfattiva e per la sua incredibile eleganza, segno di una maturità ormai compiuta e ribadita nella filosofia dell’enologo RiccardoCotarella, molto concentrato su questo carattere del bicchiere già da alcune vendemmie. Ma vorrei disquisire sui due aggettivi appena usati,classico ed elegante. Nel primo caso è la precisa sensazione di trovarsi di fronte a qualcosa di naturale, come se fosse sempre esistita, assolutamente scevra dal nostro giudizio personale diquantità. L’eleganza è invece la forza di esserci sempre senza imporsi, assolutamente diversa dai vini marmellata evoluti in barrique e magari concentrati in cantina oltre che in vigna. Terra di Lavoro, provato nella tana di Berardino Lombardi, il suo magnifico agriturismo Terre di Conca a pochi chilometri dalle proprietà Galardi e Villamarina dove nasce il nostro rosso, riassume molto bene queste due caratteristiche e vi aggiunge l’abbinabilità grazie alla potente freschezza dell’Aglianico, il vero segreto di questi rossi campano-lucani che li fa apparire diversi, persino esotici, rispetto alle rotondità prodotte in giro. Paragonabile alla 1997 per le dimensioni olfattive epapillose, anche la 2005 di Terra di Lavoro è destinata a raccontare una lunga storia nel corso dei prossimi anni: di Galardi come di Montevetrano apprezziamo tantissimo l’aver resistito alla tentazione del secondo vino, l’aver caratterizzato la propria presenza solo con dei fuoriclasse più forti delle mode e delle tentazioni del momento, e vi assicuro che sono davvero tante in questo ambiente dove molti sembrano aver perso la bussola. Lo berremo per il momento sull’anatra cucinata a C.bArti, il nuovo ristorante nel cuore di Avellino che promette scintille per la esuberante freschezza delle proposte e la misurata professionalità del servizio.