FONTANA GALARDI
Uva: aglianico, piedirosso
Fascia di prezzo: da 30 a 35 euro
Fermentazione e maturazione: legno
Gli anni Novanta sono finiti da un pezzo, per la precisione con il crollo delle torri gemelle, eppure, forse, non tutti se ne sono ancora accorti. I vini, soprattutto nella loro accezione di “status symbol”, di regola seguono le mode, e la moda di inizio secolo (cioè quella che vediamo tutti i giorni per strada) si discosta estremamente da quella del decennio che l’ha preceduta. Molto più matura e consapevole quella di oggi, più tronfia e palestrata, invece, quella del decennio scorso.Il Terra di Lavoro, campano “status symbol” direi per eccellenza, è rimasto, profondamente, un vino anni Novanta. Veniamo alla mia degustazione. Veste elegante, bella etichetta e tappo importante, il tutto certamente adeguato alla fascia di prezzo. Versiamo nel calice:porpora intenso se non intensissimo, talmente denso da macchiare il cristallo. Riflessi tra il porpora ed il rubino. Come un soldato che scatta sull’”Attenti!”, è subito, anzi direi immediatamente, pronto e disponibile a concedersi al naso. Note ancora molto vinose, secondari e lieviti su tutto, segno sicuramente di una troppo breve maturazione. Poi piccola frutta rossa e di bosco, un po’ anonima e, francamente, molto invadente. Legnosità certamente elegante, ma fin troppo affettata e di maniera. In bocca. Ingresso netto e tagliente. A seguire, per fortuna, tanta freschezza piacevole e rinfrancante. Tannini amari (molto) ed astringenti (troppo) rovinano decisamente il centro bocca, segno non di una voluta territorialità, quanto piuttosto di un’eccessiva estrazione (mirata, forse, ad un lungo affinamento?). Affiancano quell’equilibrata acidità sia un’interessante intensità che una corretta corrispondenza naso/bocca, oltre ad un’importante lunghezza di palato: tre cose che certamente denotano la stazza di quel che resta un vino degno di rilievo. Retrolfatto molto elegante, credo la nota di degustazione più originale e piacevole, tutto giocato su uno spiccato sapore di terreno (si percepivano i piacevoli aromi fumè della“castagna del prete”), oltre ad una lieve scia di mandorla cruda.
Una sola cosa, però, non mi è chiara: perché tutte, ma proprio tutte,le guide di quest’anno ad eccezione di Vini Buoni d’Italia del Touring Club hanno osannato il Terra di Lavoro 2004? Non è stato un po’ come aver dato il Pallone d’oro ad un giocatore che dalla sua aveva solo i fondamentali (acidità/intensità/ corrispondenza naso-bocca/lunghezza) senza possedere né eleganza, né tocco, né agilità e, fatto non di poco conto, soprattutto giocando un calcio decisamente fuori moda?
Questa scheda è di Gaspare Pellecchia
Sede a Sessa Aurunca, stradaprovinciale Sessa Mignano, località Vallemarina. Frazone San Carlo.Tel. 0823.925003. Fax 081. 5753270. www.terradilavoro.com Enologo:Riccardo Cotarella. Ettari: 10 di proprietà. Bottiglie prodotte:15.000. Vitigni: aglianico, piedirosso
Dai un'occhiata anche a:
- Masseria Felicia Ariapetrina 2016 Roccamonfina Igt. Lo “scugnizzo di casa” di Maria Felicia Brini
- Villa Matilde Falerno del Massico Bianco Collecastrese 2023 Dop. L’enologa Maria Cristina De Simone Avallone alla guida della produzione
- Villa Matilde 35 anni in rosa | Terre Cerase I.g.p. Aglianico Roccaleoni Campania Rosè 2023
- I Cacciagalli a Teano presentano i loro due nuovi spumanti
- Paradosso: il vino bianco da uve rosse della Cantina Trabucco
- Caedicia Campania Falanghina 2019 – Tenute Bianchino
- Masseria Felicia, Ioposso Piedirosso Igt Roccamonfina 2016: un riuscito esperimento tra solidarietà e territorio
- Falerno del Massico Rosso Collecastrese Dop 2019 Magnum Villa Matilde