Uva: chardonnay
Fascia di prezzo: da 5 a 10 euro
Fermentazione e maturazione: acciaio e legno
VISTA 5/5 – NASO 26/30 – PALATO 26/30 – NON OMOLOGAZIONE 27/35
Perché proprio lo Chardonnay, questo versatile vitigno di provenienza francese che in origine era chiamato “Chardenet”, così come l’aveva definito l’abate Teinturier nel 1763, per lungo tempo confuso con il Pinot bianco e che soltanto nel 1872 ha ricevuto la sua dignità genetica durante l’esposizione viticola di Lione? I motivi sono molteplici. Innanzi tutto, pur non essendo il vitigno a bacca bianca più coltivato al mondo , è comunque quello che meglio si è adattato ai differenti climi, trovando diffusione dappertutto e sempre suffragato da ottimi risultati.
Anche se predilige per lo più, come gran parte dell’uva bianca, terreni calcarei ben drenanti, temperature fresche ed escursioni termiche. Come si sa, infatti, trova la sua massima espressione soprattutto in Borgogna (Chablis, Corton-Charlemagne, Montrachet, Pouilly-Fuissé e Mersault), e nella Champagne. In Italia fino a poco tempo fa era sfruttato soprattutto al nord. Da alcuni anni, invece, sta riscuotendo successo anche nelle regioni meridionali, in modo particolare in Sicilia, a dispetto delle condizioni pedoclimatiche non sempre ideali, e adesso anche in Puglia sull’abbrivo della positiva esperienza sicula. Unico accorgimento, per preservare l’acidità con temperature così elevate, è avere cura di accorciare i tempi della vendemmia tra agosto e i primi di settembre.
La storia della famiglia Càntele è emblematica e tutta particolare. Paolo, uno degli attuali proprietari insieme al fratello Gianni e ai cugini Umberto e Luisa, mi ha raccontato che i suoi nonni Giovanni Battista Càntele e Teresa Manara si trasferirono negli anni Cinquanta nel Salento. Lui era originario di Pramaggiore nel Veneto, da dove veniva giù al sud continuamente per fornirsi di vino locale da commerciare su al nord e lei di Imola, dove s’incontrarono durante una delle solite soste di Giovanni Battista. S’innamorarono, si sposarono ed ebbero due figli, Augusto e Domenico. Qualche tempo dopo pensarono bene di trasferirsi definitivamente nel Salento, ammaliati da questa terra magica e meravigliosa. E così è cominciata la loro avventura, con la creazione di una Maison propria e la produzione di vini da vitigni autoctoni pugliesi, con l’unica eccezione dello Chardonnay TeresaManarA appunto, che Augusto, enologo, volle dedicare alla madre. Adesso sono ben undici le etichette proposte, con circa due milioni di bottiglie prodotte e di queste circa il 70% prende la via dell’estero. Nel frattempo, nel 2003 è stata ultimata la nuova e funzionale Cantina che nello stile architettonico ricorda la tipica masseria pugliese.
La fermentazione del Teresamanara 2010 è avvenuta in serbatoi di acciaio a temperatura costante sotto i 15° C e poi l’affinamento è proseguito in barriques per otto mesi. La gradazione alcolica si è stabilizzata a 13,5% vol. Il colore è un paglierino brillante con riflessi verdolini. I profumi che salgono al naso sono intensi e gradevoli e sanno di melone, nocciola tostata e frutta esotica come il mango, l’ananas e il pompelmo. In bocca è morbido, fresco e ammorbidito da ottime sensazioni agrumate. Il finale è persistente, piacevole e leggermente minerale. Un gran bel vino davvero che, come dice l’etichetta, “lo senti forte, impossibile da ignorare, era il richiamo di radici lontane portato dal vento a creare nella mente onde di terra”. Da provare su pesce, pollo, formaggi molli, funghi e verdure.
Questa scheda è di Enrico Malgi
Azienda Vinicola Càntele – S.P. 365 Salice Salentino-Sandonaci km1 Guagnano (Le) – Tel. +39 0832/705010 – Fax. +39 0832/705003 – cantele@cantele.it – www.cantele.it – Enologo: Gianni Càntele – Agronomo: Cataldo Ferrari – Ettari vitati: 180, di cui 50 di proprietà- Bottiglie prodotte: 1.800.000 – Vitigni: Primitivo, Negroamaro, Malvasia Nera, Cabernet Sauvignon, Merlot, Fiano e Chardonnay.
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