Figura longilinea, schiva e dolce ma allo stesso tempo tenace e determinata: queste le principali caratteristiche che colpiscono di Teresa Di Napoli, la più giovane donna stella Michelin d’Italia, chef del ristorante Il Papavero nel centro storico di Eboli. Trent’anni, nata a Salerno ma sempre vissuta a Baronissi, Teresa porta avanti il ristorante del biologo e appassionato gourmet Maurizio Somma con Fabio Pesticcio in cucina e Orlando Di Poto e il sommelier Roberto Longobardi in sala.
In una gelida mattina di dicembre ci accoglie in sala per scambiare quattro chiacchiere: sul suo volto un timido sorriso e occhi schietti che improvvisamente si illuminano quando parla del suo piccolo Christian di appena tre anni.
Da quanto tempo sei al Papavero e come hai incontrato Maurizio Somma?
Ho iniziato a lavorare al Papavero otto anni fa, cioè dall’apertura. Sette anni fa mi sono trasferita qui a Eboli. Ho conosciuto Maurizio Somma tramite Mimmo Vicinanza.
Come e quando è nata la tua passione per la cucina?
Non è una passione di famiglia, mia mamma cucina bene ma non ama passare molte ore ai fornelli. Ho frequentato l’istituto alberghiero ma all’inizio non avevo intenzione di fare lo chef, volevo fare ricevimento, mi immaginavo in un albergo. La mia fortuna è stata che l’anno in cui iniziai l’alberghiero partì un progetto didattico che comprendeva lo studio di tutte le materie a partire dal primo anno e così pian piano mi sono avvicinata al mondo della cucina.
Quest’attività in che modo è diventata una professione?
Ho iniziato a lavorare in ristoranti che facevano una cucina normale. La mia prima vera esperienza è stata a Bellamonte, poi all’età di 22 anni sono arrivata qui al Papavero dove la passione per la cucina si è consolidata.
Qual è stata finora la tua principale esperienza formativa?
Sicuramente l’esperienza che io e Mimmo Vicinanza abbiamo fatto collaborando con lo staff di Gennaro Esposito per la realizzazione di alcuni ricevimenti.
Ti piacerebbe fare un’esperienza all’estero?
Certamente, mi piacerebbe molto vedere la cucina di Alain Ducasse.
Chi sono stati i maggiori punti di riferimento nel tuo percorso professionale?
Il mio principale punto di riferimento è sempre stato Maurizio Somma. Io lo consulto sempre, gli chiedo sempre consigli. Ci unisce una grande complicità e una grande amicizia e ora il ristorante lo sento quasi mio. Quando ho scoperto di aspettare Christian volevo lasciare questo lavoro perché temevo fosse incompatibile con il ruolo di mamma ma Maurizio mi ha sempre incoraggiato e spronato a non mollare.
Qual è la filosofia ispiratrice alla base dei tuoi piatti?
La semplicità. Io voglio che in ogni piatto il sapore sia ben distinto e riconoscibile.
Come definiresti la tua cucina?
Una cucina di territorio, infatti noi utilizziamo i tanti prodotti locali d’eccellenza della Piana del Sele come i carciofi, i broccoli rapa, la borragine, la cicoria selvatica.
In che modo vengono selezionate le materie prime?
Ci approvvigioniamo da fornitori con cui nel tempo abbiamo stabilito rapporti consolidati di fiducia.
Un piatto della memoria? Un piatto, ad esempio che ti riporta all’infanzia o a un momento particolare della tua vita?
A me piacciono i gusti decisi. I miei piatti della memoria sono la trippa, che mi ricorda quando andavo con mia mamma dal macellaio e volevo che comprasse il grasso, e la gallina imbottita che preparava mia nonna, ricordo che me ne conservava sempre un pezzetto e me lo faceva portare a casa.
Il piatto che maggiormente ti rappresenta?
Il risotto con fichi, pistacchio e provola.
Che influenza pensi abbiano la personalità e il bagaglio di esperienze personali di uno chef sul suo lavoro?
Secondo me il carattere è fondamentale. Bisogna essere ambiziosi e testardi e io sono molto determinata. Sono sempre andata avanti anche quando tutti intorno a me pensavano che le esigenze di questo lavoro non fossero conciliabili con quelle del bambino. Inoltre penso che bisogna cercare di fare tante esperienze, l’età più importante è quella dopo la scuola quando si deve andare in giro e cercare di assorbire tutto il possibile. Purtroppo io mi sono fermata un po’ troppo presto.
Qual è il tuo rapporto con il territorio?
Non sono una donna nata al Sud che desidera scappare al Nord, anzi, io amo questo territorio e credo fermamente in tutte le sue grandi potenzialità.
Quali sono i tuoi progetti per il prossimo futuro?
A inizio anno apriremo il piano superiore del ristorante che comprende più di quaranta posti. E’ composto da quattro ambienti tra cui una sala con camino e una stanza con pianoforte che costituivano un appartamento abitato mezzo secolo fa da un notaio. Ogni camera è arredata in modo diverso e in estate si potrà mangiare fuori in un ampio giardino.
Un consiglio di una giovane chef ai giovani che hanno questa passione e desiderano trasformarla in mestiere.
Prima di tutto bisogna crederci. Poi bisogna cercare di trasferire tutto il proprio amore e la propria passione nel piatto. Il piatto deve emozionare prima di tutto chi lo crea.
Inoltre ritengo che bisogna sempre affiancare la teoria alla pratica e fare quanta più esperienza possibile. La cucina a volte può sembrare una cosa banale ma non lo è per nulla come testimoniato dal fatto che persone diverse che preparano uno stesso piatto ottengono risultati diversi.
Infine penso che bisogna accettare le critiche costruttive perché queste possono far riflettere e aprire la mente. Non bisogna mai pensare di essere arrivati ma essere sempre disposti a imparare.
Il Papavero
Corso Garibaldi, 112
Eboli (Sa)
Tel. 0828.330689
ristoranteilpapavero@libero.it
Chiuso la domenica sera e il lunedì
Ferie: due settimane a luglio e due settimane a novembre
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