di Marina Alaimo
Raggiungiamo l’azienda materana Tenuta Parco dei Monaci accompagnati da una scena di rara bellezza: il volo del capovaccaio. Rara soprattutto per il fatto che questo splendido avvoltoio europeo è in via di estinzione. Ne sopravvivono appena 10 – 12 coppie. Ma nel paesaggio incantevole ed unico del Parco Regionale della Murgia e delle Chiese Rupestri è possibile vederli in volo con molta facilità, grazie al reinserimento di alcuni esemplari finalizzato a salvaguardare la specie. In volo rasenta l’auto in moto più volte, sicuro e fiero, padrone incontrastato del territorio che gli ha dato ospitalità e speranza. Arriva qui dall’Africa in primavera e nidifica nelle cavità rocciose della gravina materana.
Non è un predatore, ma segue gli armenti al pascolo cibandosi di animali morti, delle loro placente e, quando proprio il cibo scarseggia, si spinge a cacciare qualche ratto o serpente. Il territorio è disegnato da numerose colline ricoperte dal manto dorato delle spighe di grano che i capovaccai ripuliscono da presenze sgradevoli. Oltre le colline, alle spalle della Tenuta Parco dei Monaci, biancheggia al sole la roccia della gravina di Matera, ricca di fossili marini.
Mentre all’ingresso della Tenuta ci dà il benvenuto l’antica gracìa benedettina: un convento risalente all’XI sec. nel quale i monaci mettevano attivamente in pratica la famosa massima “ora et labora” coltivando soprattutto grano (da qui il nome gracìa), ma anche la vite.
Rosa Padula è titolare dell’azienda che conduce dal 2007 insieme al marito Matteo Trabocca avvalendosi della consulenza dell’enologo Vincenzo Mercurio. I vigneti, rispetto alla presenza dominante dei campi di grano, occupano un piccolo e timido spazio di 5 ettari in posizione centrale rispetto allo splendido paesaggio circostante. Rosa ha scelto di reimpiantare i vitigni che tradizionalmente si allevavano in questo territorio.
Prevale il primitivo impiantato in zona proprio dai benedettini nella seconda metà del 1700. I filari si pettinano sulla terra scura, quasi nera e ricca di ciottoli ed appena oltre un metro le radici trovano frescura e umidità tra le rocce di tufo. Ma troviamo anche merlot e cabernet sauvignon perché furono introdotti nell’areale materano dagli Angoini nel XII sec. per rifornire la casa reale.
La prima annata in produzione, la 2011, non è stata ancora inserita sul mercato, aspetta il momento giusto in cantina con grande aspettative da parte di Rosa e di tutta la famiglia. Assaggiamo Rosapersempre Matera doc 2011, vino rosato da uve primitivo dai sentori fragranti di melagrana e pepe rosa e dal sorso invitante per la bella acidità espressa.
Poi il Monacello 2011 Matera doc, da uve primitivo in purezza, ha verve giovane e scattante con profumi intensi di more e violetta ben integrati in sottili accenti speziati. In bocca è agile e di ampia freschezza, con tannini non invadenti. I vini e lo splendido scenario che dà loro vita fanno presagire un esordio felice e ricco di elementi interessanti.
L’azienda ha sede in contrada Parco dei Monaci, Matera. Tel. 0835 314044
Dai un'occhiata anche a:
- Cantina Boccella Rosa a Montemarano
- Cantina Cianciulli ad Andretta: fiano e aglianico in altura
- Tutto il fascino di Fontanafredda: dalla storia all’ospitalità e il Barolo di Serralunga
- Cantina Alabastra a Cesinali di Lucia Pintore e Angelo Valentino
- Valpolicella: l’identità territoriale dei vini Farina si consolida attraverso sperimentazione e sostenibilità
- Cantina 2 Vite a Taurasi di Vincenzo Mercurio e Giancarlo Moschetti
- I vini di Adelina Molettieri a Montemarano
- Rioja: presente, passato e futuro di una delle denominazioni più importanti al mondo – parte 1