di Floriana Barone
Il panorama mozzafiato alle pendici del Monte Cavo, una pianura che quasi si perde a vista d’occhio: la Tenuta Fiorano si estende accanto a uno dei basolati più famosi di Roma, quello del Parco dell’Appia Antica.
Il vigneto è stato ampliato da poco: dai 2 ettari degli albori, oggi è grande quasi 12, di cui 7 in produzione. Un’azienda di 200 ettari, compresi numerosi casali, di cui alcuni in ristrutturazione: il terreno è vulcanico e pianeggiante, con venti che arrivano dal mare ogni giorno, verso l’ora di pranzo. Venti speciali, che mantengono integre e sane le uve, mitigando anche le brusche alterazioni di temperatura. E quando ai Castelli diluvia qui, a Tenuta Fiorano, è tutto calmo, come se fosse una sorta di zona franca.
La proprietà è del Principe del vino romano, Alessandrojacopo Boncompagni Ludovisi, erede e custode del progetto dello zio Alberico, il Principe di Venosa, deceduto nel 2005, oltre che della lunga e prestigiosa storia della Tenuta. Il vigneto è ancora oggi a conduzione naturale, con la vinificazione svolta in botti di rovere di Slavonia dalla capacità di 10 ettolitri, dove il vino matura fino all’imbottigliamento.
La Tenuta ha sempre mantenuto, nel corso degli anni, una stretta fedeltà alla sua tradizione, in continuità con il lavoro impostato tra gli anni ’40 e ‘50. Il Principe Alberico decise allora di impiantare cabernet sauvignon e merlot, malvasia di Candia e uno sconosciuto, per l’epoca, sémillon. Produceva però il vino per sé, non per il pubblico, spinto da un grande amore per la terra e per la vigna, coltivando anche diversi cereali e allevando numerosi bovini. Il Fiorano, negli anni’60, era uno dei grandi vini italiani: di quel tempo è rimasta la stessa impostazione del vigneto e gli stessi vitigni, per quello che concerne il rosso.
Tancredi Biondi Santi fu il primo consulente enologico della Tenuta, oltre che grande amico di Alberico, che, negli anni’70, aveva intrecciato un altro intenso legame, anche epistolare: quello con l’enologo, scrittore ed enogastronomo Luigi Veronelli, uomo molto attaccato alla natura e alla coltivazione agricola senza prodotti chimici. Veronelli fu una delle pochissime persone a visitare la storica e segretissima cantina, posta sotto due imponenti silos, ancora oggi pienamente in funzione sia per la vinificazione che per la conservazione delle etichette in grotta. Alla base dei silos c’è la porta che conduce alla cantina del principe, dove avviene lo stoccaggio delle bottiglie del Fiorano, in un suggestivo ambiente scavato nel tufo. Il vino prima matura nelle botti e poi, quando fa più caldo, nella grotta e viene imbottigliato all’interno delle varie nicchie.
Nonostante il grande rispetto per la tradizione, la Tenuta è stata recentemente al centro di importanti novità: alla decennale produzione di miele biologico Millefiori e Acacia, è stata affiancata, da poco, quella dell’olio extravergine d’oliva, con un oliveto di 1100 piante fra Leccino, Moraiolo e Frantoio. L’impianto, risalente agli inizi del 2000, produce un olio morbido, equilibrato e delicato, intenso sul palato, di colore giallo-verde con cenni dorati, che offre una fragrante intensità olfattiva composta da sbuffi vegetali di melanzana e ravanello, sentori di frutta bianca e mandorla, per poi aprire a toni caldi di paglia e nocciola. L’oliveto, come tutte le coltivazioni della Tenuta, è a conduzione biologica: tutte le operazioni, dalla potatura alla raccolta, vengono effettuate rigorosamente a mano.
Oggi una parte importante del lavoro nella Tenuta è destinato anche all’allevamento degli ovini, con l’intenzione di tornare presto all’allevamento dei bovini. Negli ultimi anni, inoltre, a seguito della coltivazione storica del grano duro, sono state prodotte due linee di farina: una integrale e una bianca di tipo 0, utilizzata per la produzione di vari formati di pasta in un piccolo stabilimento a conduzione familiare del Lazio, con l’obiettivo di allestire a breve anche un punto vendita in loco. Per il momento gli acquisti possono essere effettuati solo su appuntamento o via mail.
La Tenuta dispone anche di alcune stanze destinate all’accoglienza: da pochi anni organizza matrimoni con catering ed eventi per la degustazione del vino e dell’olio, meeting aziendali, presentazioni di libri, mostre d’arte. Due anni fa, presso la Tenuta c’è stata la mostra della fotografa e pittrice Maria Mulas. Un appuntamento che ha rappresentato anche uno stimolo per l’ultima manifestazione organizzata, “Primavera a Fiorano”, densa di iniziative artistiche e culturali.
Molti anni fa, la Famiglia Mariani di “Checchino dal 1887” e i proprietari delle enoteche romane venivano qui a prendere il vino: c’era una signora addetta alla vendita, che aveva a disposizione quantitativi limitati. Scendeva in cantina, etichettava a mano le bottiglie e le portava su. Gli acquirenti intanto attendevano chiusi in una stanza, posta proprio di fronte alla porta di ingresso.
Alberico frequentava spesso il cugino Paolo Boncompagni Ludovisi e suo figlio Alessandrojacopo, già proprietari di una parte della Tenuta: quest’ultimo ha sempre dimostrato un profondo rispetto nei confronti dello zio, mantenendo integre le tradizioni di famiglia e senza mai sconvolgere, in particolare, il metodo di produzione. L’attenzione a tutti i passaggi della produzione è altissima, ad iniziare dalla potatura, al controllo dei singoli grappoli, fino alla lavorazione delle uve. La raccolta viene effettuata interamente a mano, le uve vengono pressate come una volta, con il vino, che, per caduta, scende nella storica cantina dove prosegue con l’affinamento nelle vecchie botti e il lungo riposo in bottiglia
Il Principe non ha un vino preferito, perché ogni etichetta è indissolubilmente legata a un preciso periodo della sua giovane vita. Il Fiorano gli ricorda tanti momenti trascorsi insieme ad Alberico: vent’anni di ricordi tra scritti, chiacchierate e lunghe telefonate. E quando nel 1998 Alberico, per problemi di salute, decise di espiantare quasi tutti i vigneti trasferendosi a Roma, Alessandrojacopo si impegnò fortemente, in accordo con lo zio, per reimpiantare il Fiorano proprio davanti la Villa di Santa Fresca, acquistando i suoi diritti di reimpianto, rispettando sempre il filone della conduzione biologica. Seguì, passo dopo passo, le impostazioni di Alberico per la scelta dei terreni, dei cloni, dell’impianto del vigneto, le distanze e tutte le caratteristiche tecniche, fino alle operazioni di vinificazione, le stesse che continuano oggi sia nel metodo di lavorazione che nell’impiego delle maestranze, tra cui quella di Gianni Valenti, memoria storica dell’azienda. Nel 2002 Alberico assaggiò il primo vino, lo giudicò ottimo e stimolò il nipote a proseguire lungo questa strada, consegnandogli un foglio per la vinificazione. Il resto è storia, come il prezioso aiuto dell’enologo Lorenzo Costantini, che da tempo controlla scrupolosamente la nuova vigna e delle altre persone che prima collaboravano con Alberico e che oggi lavorano ancora qui, in un luogo che ormai appartiene spiritualmente anche un po’ a loro.
Tanti i progetti in cantiere: in primis quello che riguarda lo sviluppo agricolo e la cura dei vigneti, la promozione della manifestazione “Primavera a Fiorano” e l’ampliamento dell’accoglienza.
Attualmente quattro sono i vini in produzione: il Fiorano Rosso (cabernet sauvgnon e merlot), il Fiorano Bianco (grechetto e viognier) e i due Fioranello, che prendono il nome dalla strada che delimita un lato del perimetro della proprietà. Prima grande caratteristica di queste bottiglie è sicuramente la loro forte mineralità, che crea quei particolari giochi di luce che, sul terreno, si riescono a cogliere anche a occhio nudo.
Il Fiorano Bianco arriva da uve grechetto e viognier, maturato “sur lies” in botti di rovere e di castagno di 10 ettolitri. Di colore giallo dorato chiaro, è un vino strutturato, con profumi complessi, intensi ed eleganti, che ricordano la pesca bianca, la nespola, la mandorla fresca, la pietra focaia e i fiori di genziana. Il sapore sul palato è morbido ed equilibrato. Si abbina bene a carni importanti e cacciagione
Il Fiorano Rosso proviene da uve cabernet e merlot: matura in vecchi fusti di rovere di Slavonia da 10 ettolitri. Di colore rubino intenso, con profumi articolati, note austere di goudron, con lievi toni affumicati, poi balsamici, con accenni di cassis e mirtilli. Setoso, armonico, pieno all’assaggio, con finale agile e sottile, di ottima persistenza.
Il Fioranello Rosso è ottenuto dallo sposalizio perfetto tra Cabernet Savignon, con un passaggio in piccole botti di rovere per un anno e un riposo di minimo 6 mesi in bottiglia.
Il Fioranello Bianco è ottenuto da uve grechetto e viognier. Un vino giallo paglierino con riflessi dorati.
I profumi sono intensi ed eleganti, con variazioni dal floreale alla frutta tropicale, note di mela golden e banana. Al palato è equilibrato, sapido e di grande eleganza.
Tenuta di Fiorano
Via di Fioranello, 19-31
00134, Appia Antica, Roma
www.tenutadifiorano.it
info@tenutafiorano.it
Tel. 06/79340093
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