TERRA DI VENTO
Uva: aglianico
Fascia di prezzo: da 5 a 10 euro
Fermentazione e maturazione: acciaio e legno
EFFETTO D’ADDARIO: APPROCCIO FACILE, FINALE AMARO
Ci perdonerete il cazzeggio estivo, ma questa costruzione di titolo è un esempio classico di come il linguaggio del vino spesso sia esoterico e completamente rovesciato rispetto al senso comune delle persone. Già, perché chi legge questo titolo pensa immediatamente a qualcosa di negativo mentre in realtà l’accostamento tra le due condizioni temporali, l’inizio e la fine, sono entrambi da considerarsi molto positive quando si parla di Aglianico e in particolare di rosato.
Sicché l’effetto D’Addario potrebbe diventare un neologismo stabile nelle degustazioni per via del sintetizzare due buone qualità da cercare in un rosato, ossia la capacità di piacere subito mettendo tutti d’accordo grazie al naso floreale ma non lamponato e all’ingresso abbastanza morbido e inizialmente dolce ma non zuccherino.
(foto Monica Piscitelli)
Il finale della Grande notte del rosato è iniziato verso la mezza e terminato quando finalmente il fresco della notte della Piana di Paestum ci ha iniziato a sollevare dopo una giornata un po’ mossa e variegata, iniziata nell’austero e poco antropizzato silenzio della campagna sannita e terminata nel pienone della serata con migliaia di appassionati, alcuni dei quali costretti a tornare indietro perché gli 11.000 metri quadri di parcheggio della Fabbrica erano sold out. Una supertatvolata a base di mozzarella purissima compattata dal riposo a temperatura ambiente, pizze di varia umanità, piatti del Papavero, delle Antiche Sere, dolci cilentani di Corbella, Ersilia e Araba Phoenix, e una decina di rosati, quelli che erano sopravvissuti alla folla enorme di appassionati.
Tra questi la seconda edizione di Tecla Madre, ‘na marocchinata (furbata) di Roberto Nicodemo perché il nome si ricorda facilmente per l’assonanza a Terra Madre. Santa Tecla è invece una località dei monti Picentini dove il nostro ha creato una buona filiera di qualità agricola che parte dalla terra e termina alla tavola, all’Osteria Scassaporta a Faiano. Roberto è una di quelle figure di cui ha bisogno il vino campano perché è legato alla manualità rurale ma nella vita ha fatto l’imprenditore edile acquisendo dunque senso pratico e concretezza commerciale.
Come enologo ha scelto Fortunato Sebastiano e le due filosofie si sono compnesate abbastanza bene, nel senso che alcuni estremismi sono mediati dal senso comune e il Tecla è un giusto compromesso. Perché non è un rosato banale, ma al tempo stesso neanche complicao e difficile. Viene concepito come rosato e dunque si anticipa la raccolta dell’aglianico lasciando spazio alla necessaria acidità, poi un elevamento in barrique usate carica il sapore di residui piacevoli ma non eccessivi e caratterizzanti di spezie.
Insomma un signor vino pieno di materia, la testimonianza di come il rosato sia un progetto e non un riciclo di lavorazione. Ah, si, il finale amaro: in questo caso intendo la pulizia, non quella morale ché non siamo bacchettoni, ma quella palatale. La frustatina tipica dell’aglianico, ma anche del negroamaro e del gaglioppo, si sente chiaramente lasciando la bocca puliti e non impastata. Una beva dunque gradevole, appagante (l’alcol è a quota 14,5), lunga e intensa. In ottimo rapporto con il prezzo. Non è un vino giocato sull’eleganza, ma sulla potenza.
Sede a Pontecagnano Faiano, via dello Statuto.
Tel. 089201320, fax 089.200151
Sito: http://www.terradivento.it
Enologo: Fortunato Sebastiano
Bottiglie prodotte: 30.000
Ettari: 60 di cui nove vitati
Vitigni: aglianico, fiano
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