di Virginia Di Falco
Un fuori porta che andasse bene a romani e napoletani. E poi però «mi raccomando non ci vediamo solo per mangiare, come al solito». E magari vicino all’imbocco dell’autostrada. E poi meglio se c’è anche un po’ di verde.
Sembra facile.
Proviamo con Teano, in provincia di Caserta. Ricordata nei libri di storia per l’incontro con il quale Garibaldi liquidò con i Savoia in quattro e quattr’otto l’impresa della famosa spedizione, in realtà andrebbe visitata per il museo archeologico dedicato ai Sedicini e per i resti del teatro, uno dei più grandi del mondo romano.
E poi. E’ vero che il ristorante scelto non sta più nel posto magico di qualche anno fa. E che l’ex mulino praticamente scavato nella pietra con sotto la sorgente d’acqua era ben altra location di quella attuale. Ma la cucina di territorio che trovate al Vecchio Mulino val bene una passeggiata fuori porta.
Due cugini, Pietro Balletta in cucina e Dino Casale in sala, legati praticamente dalla culla, che per venti anni hanno gestito un ristorante che, un po’ alla volta, è diventato una sorta di presidio del gusto.
Poi l’umidità del 90% ha cominciato a minare anche la loro salute oltre che le sale e gli oggetti e così, nel gennaio del 2012, si sono trasferiti pochi chilometri più giù, sempre nel verde, alle porte del paese, prendendo in gestione una villa padronale, dove hanno organizzato dei locali per ricevimenti, tenendoli ben distinti dal ristorante. Sale ampie, luminose, ambiente elegante (forse un po’ troppo da cerimonia), fiori freschi ai tavoli.
Una cucina semplice, senza fronzoli, che si affida giornalmente ai prodotti di un territorio ricco quanto fertile. Verdure, ortaggi, salumi di maiale nero casertano, latticini prevalentemente di bufala per cominciare. I primi piatti sono quasi tutti con pasta fresca fatta in casa. Molto buoni i tortelloni di ricotta e formaggio su passatina di zucchine e basilico; delicati gli scialatielli con asparagi selvatici e gorgonzola, o con i funghi porcini e marsellina del Matese, meno indovinati gli gnocchi di patate e zucca con fonduta di caciocavallo, con il formaggio che non riesce a dare il giusto carattere al piatto.
Olio extravergine di oliva, pomodoro e, più in generale tutte le verdure, hanno sapori decisi e riconoscibili. Anche la carne è molto buona e non manca qualche secondo di pesce. Si può scegliere tra uno stracotto di bufalo al Falerno, un filetto di manzo con cipollotto e fragole locali, il maialino casertano con salsina di peperoni e papaccelle. Cotture sempre indovinate, che tendono ad alleggerire anche le ricette tradizionali più impegnative.
Una carta dei vini piccola ma ben organizzata (proprio come la loro cantina, visitabile) che è soprattutto una mappa ragionata del territorio casertano.
I due cugini fanno il possibile per approvvigionarsi in zona con una determinazione e costanza degne di nota — tanto più in questa fase di magra. E, come può succedere quando il chilometro zero non è solo una bandierina ideologica, può capitare che l’agnello laticauda venga promesso e mai consegnato. Ci può stare. Se però compare nel menu è buona regola avvisare i commensali al momento della comanda: per i piatti, come per i vini, basta informare in anticipo delle eventuali variazioni.
Si può chiudere in bellezza con un babà alla mela annurca davvero convincente o con una crostata di ricotta e cioccolato. Conto sui 30 euro.
Al Vecchio Mulino
Rio Persico (Località Settequerce)
Tel. e Fax: 0823.886291
Aperto a pranzo e a cena
Chiuso: lunedì sera – martedì intera giornata
www.alvecchiomulino.it
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