di Maria Grazia Viscito
Cosa fa il bravo marito che vuole fare una sorpresa?
Ti impegna in un dialogo che va più o meno così.
“Domenica ti porto fuori a pranzo!”
“Dove?”
“Non te lo dico, è una sorpresa!”
“E non si può sapere nulla?”
“No.” E aggiunge “ Vestiti carina”
Oltre a essere infastidita da quella puntualizzazione, come se una non si vestisse sempre carina, la curiosità mi è salita alle stelle specie quando, la domenica in questione, dopo essere partiti da Roma ho visto spuntare il nome di Brusciano sul navigatore. Pensa che ti ripensa, in piena autostrada, andando verso Napoli, ho esclamato “Taverna Estia!!”
Scoperto e con tanto piacere, il posto oggetto della sorpresa, sono arrivata con entusiasmo alla Taverna Estia, perché avevo avuto modo di conoscere lo Chef, Francesco Sposito , in un paio di laboratori alla manifestazione Le strade della Mozzarella, e devo dire che avevo apprezzato in tutte e due le occasioni i piatti presentati. Le voci girano, i commenti positivi anche e quindi sono entrata nel ristorante con tante aspettative.
Partiamo dal locale: bello, elegante, col tocco rustico delle travi a legno a vista , il grande camino e il contrasto con i tavoli minimal chic. La cosa che mi è piaciuta tanto (e lo so, sono di parte): il grande vetro perfetto e immacolato sulla cucina. Si vede tutta la preparazione e soprattutto la concentrazione del personale. Non ti guardano mai, sono impegnati a guardare il proprio lavoro. Ipnotici.
Apparecchiatura impeccabile, nessuna concessione alla leziosità e fanno bene: tovaglie candide e impalpabili, bicchieri semplicemente perfetti. Anche qui, ho la maledizione del bicchiere. Il marito sommelier vede calici con forme originali e inusuali e mette in lista dei desideri. Siccome io resisto poco al fascino della mise en place, sto riempiendo casa mia dei bicchieri visti nei ristoranti bistellati (già Uliassi aveva creato un precedente): Zafferano home made, per chi fosse interessato ad aggiungere calici super leggeri e bellissimi alla collezione.
Parliamo del menù. Potevamo scegliere fra diverse opzioni e abbiamo puntato entrambi sul menù dedicato al mare ed al pesce.
Aperitivo
titolo evocativo: “mangiamo con le man”i Piccolo raviolo fritto con baccalà e gelatina di cipolle di Montoro, cannolo fritto con ricotta, morbido di piselli, pane burro e alici
Antipasto: ostrica di Tortoli, spuma di pomodoro, erba cipollina e granita al campari.
Definita un gioiello dal metre di sala, confermo. Molto scenografica e molto buona, profumo di mare intenso, con l’acidità del pomodoro , il dolce amaro del Campari, le varie consistenze che si fondono bene.
Tagliatelle di calamaro con il suo nero, calamaro cotto a bassa a temperatura e servito con una polvere di nero di seppia. Piatto che sembra crudo ma non è, è anche il piatto che ha ricevuto un grande consenso anche dagli ospiti che sono entrati successivamente. C’è chi si è messo seduto dicendo all’amico: “l’altra volta ho mangiato delle tagliatelle di calamaro che non erano crude eh, ma devi assaggiarle”.
Io, che ho un brutto rapporto col nero di seppia, ho preso un piatto a base di triglia e gamberi con patate e insalata liquida..molto contenta di averlo scelto. Il fritto è sempre una scelta piacevole, specie se ben fatto e servito con i gamberi…Delicatezza e sapore, nello stesso piatto.
Il primo, per me il piatto della giornata: risotto al limone, crudo di gamberi viola, vongole veraci e olio ai piastcchi di bronte. Non ha bisogno di altre spiegazioni oltre al titolo se non che è un piatto magnifico a vedersi e notevole a mangiarsi. Quello per cui tornare, insomma.
Parmigiana di rana pescatrice: rana pescatrice, avvolta in melanzana affumicata , crema di mozzarella e salsa di pomodoro. Qui siamo discordanti: mio marito l’ha gradito molto , a me ha convinto meno ma ammetto che sono quella che non ama particolarmente la consistenza del pesce molto poco cotto, così diciamo che sono io.
Pre dessert: gelato di liquirizia amarelli su crema di zucca e croccantino di mandorle. Io non amo la liquirizia ma ho trovato il pre dessert il vero protagonista della parte dolci. Bello l’accostamento dei sapori, ottimo il gelato, giusto l’accompagnamento del croccante , con quella nota amarostica di caramellatura e mandorle che fa perfetto contraltare alla dolcezza della zucca. Per me, il dolce vero è lui.
Si parla sempre poco delle persone in sale, specie se sono brave. Fatemi spendere due parole su Mario Sposito , che in sala ha condotto molto bene il pranzo e splendidamente la scelta dei vini abbinati nel percorso del pranzo.
Ha scelto per noi, con gusto e spregiudicatezza:
Metodo classico Rosato Cantina della Volta
Moscato di Baselice Masseria Parisi
Riesling Vignoble de katzenthal Binner
Frappato Sp68 Occhipinti
Malvasia di Salina Colosi
Il mio grande rimpianto è di non aver preso il carciofo per cui lo chef è tanto famoso e di cui avevo assaggiato una bella versione in uno dei laboratori. L’ho visto presentarsi nel piatto di uno dei vicini ma io ero già al dolce.
Ho la scusa più che buona per tornare.
Via Guido De Ruggiero, 108
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