Taverna del Capitano e Casa Caputo
Piazza delle Sirene, 10
Tel. 081 808 1028
Chiuso lunedì
Ad aprile eravamo rimasti colpiti dalla energia nuova che avevamo trovato alla Taverna del Capitano in sala e in cucina. Ieri sera abbiamo avuto la conferma di una svolta radicale di cui non si potrà non tenere conto. Il ristorante stellato è stato affidato ad una brigata diretta da Matteo Caputo in cucina e da Federica Di Mauro: età media, 25 anni.
Non sono mai stato un giovanilista e non credo che il nuovo sia in assoluto sempre meglio del vecchio, ma nemmeno sempre il peggio. Ma è indubitabile che, in tutti i mestieri, arriva un momento in cui la generazione che ha lavorato non riesce più a leggere il mondo con gli occhiali giusti e con il linguaggio adeguato. Il punto è semplicemente questo, ed è questo il motivo per cui il cambiamento, sempre adeguatamente preparato, non solo è necessario ma è indispensabile.
Proprio il rapporto con le nuove generazioni, affidando responsabilità vere e non fittizie, contribuisce poi a mantenere aggiornate quelle precedenti. Il tema, vero, in una azienda come ovunque, è l’equilibrio da entrambe le parti, ossia i giovani devono saper prendere di buono ciò che è stato fatto prima e non pensare che la storia inizia con loro, gli anziani devono capire che quando si è lasciato il testimone non si deve riprenderlo, ma ritagliarsi un ruolo diverso, magari anche più gratificante.
Quando Salvatore Caputo, il Capitano, decise di lasciare la sala del ristorante da lui fondate nel 1967, si mise al desk e la nuova generazione composta dalla figlia Mariella, dal fratello Alfonso e dal genero Claudio prese in mano il timone aziendale in tutto e per tutto. In questa estate 2024 sta avvenendo esattamente questo.
Certo, a ridosso dei 60 anni, quando ci si sente ancora pieni di energia è difficile farlo, ma proprio per questo è giusto farlo, perché si ha ancora l’energia di essere ascoltati in caso di emergenza o di necessità.
Ieri sera la nuova terrazza, con cui la Taverna mette bene i puntini sulle i, vibrava di una energia infinita, di un entusiasmo che noi avevamo visto oltre un quarto di secolo fa quando in sala rimasero Mariella e Claudio.
Terrazza da 25/30 posti, grandissima carta dei vini gestita da Giacomo Gargiulo che con i suoi 30 anni alza l’età media della banda del terzo piano, piatti eseguiti con sicurezza, un tocco francese alla Robuchon nel purè di patate ma con una materia che a Parigi se la possono solo sognare, la marachella degli spaghetti alla Nerano serviti come pre-dessert (ragion per cui io, Maurizio Cortese e Peppe Di Martino pretendiamo una royalty), grandiosi piatti come il tonno e l’anguria arrostita, lo scampo avvolto nella foglia di insalata, il menu tutto aragosta dei Galli che è una figata pazzesca e che da solo vale il viaggio. Insomma, una nuova avventura che segna a pieno titolo l’ingresso della nuova generazione, qui come altrove, in Penisola e che assicura una nuova lunga supremazia della ristorazione della Terra cara a Norman Douglas sui temi del momento: mare, vegetale, tradizione, pulizia, informalità.
Menu degustazione 180 euro.
Menu tutta aragaosta dei Galli 200 euro.
Alla carta sui 200 euro.
Il menu di Casa Caputo
E Mariella, Alfonso e Claudio? Loro adesso sono Casa Caputo, una vera osteria con i grandi classici della cucina di mare napoletana che è quello che gli stranieri cercano quando vengono in Italia, spaghetti con i frutti di mare, impepata di cozze, polpetti affogati, parmigiana di melanzane. Piatti eseguiti e migliorati con la tecnica di Alfonso e serviti in modo perfetto da Claudio.
Insomma ragazzi, è un luogo da non perdere se siete in qualche modo interessati a vivere il futuro.
Il menu di Taverna del Capitano
Scheda dell’8 aprile 2024
Era un bel po’ che non tornavamo in uno dei nostri posti del cuore, qui dove finisce la strada. Troppo. Infatti siamo in condizione di raccontarvi la seconda vita della Taverna del Capitano.
Seconda vita che inizia con la terza generazione, Federica, figlia di Claudio e di Mariella, in sala con i genitori. Matteo in cucina con il papà Alfonso. Poi c’è il terzo piano dove sarà spostato il fine dining la sera con una nuova prospettiva vista dall’alto della mitica spiaggia mentre nel locale storico si farà una cucina in cui sono riassunti i grandi classici di Alfonso, dagli spaghetti alla Nerano alla palamita.
Quello che colpisce tornando qui è la rinfrescata generale, eleborato il lutto per la perdita della seconda stella e della scomparsa del capostipite. Non sono stati anni facili per Claudio, Mariella e Alfonso, ma hanno stretto i denti, sono stati resilienti come si dice adesso, superato il trauma del lockdown e con l’ingresso della nuova generazione che noi abbiamo visto in fasce, hanno deciso di lanciare il cuore oltre l’ostacolo, investendo nella struttura e rilanciare un progetto.
Inutile, nasconderlo, la novità si respira anche in cucina, quasi un ritorno alle origini, quelle della materia assoluta, della semplicità, a cui però si arriva con tecnica complessa perchè non c’è semplicità senza complessità altrimenti si chiama banalità. Nel menu (siamo sui 150 euro il degustazione) Alfonso e il figlio Matteo ritrovano le radici di piatti che parlano di mare e di orto, di appagamento dell’ospite, di gioia della tavola che esplode alla fine con un tripudio di dolci a cui è impossibile rinunciare.
Per un genitore non ci può essere gioia più propulsiva che avere la continuità al suo fianco, da un lato corrobora per i sacrifici, dall’altro rimette in circolo l’entusiasmo, la voglia di poter dire ancora tante cose.
Questa l’analisi gastronomica del menu: la cucina è tecnica, conoscenza dei prodotti, ma soprattutto uno stato d’animo e noi siamo stati benissimo, siamo addirittura ringiovaniti provando piatti di sapore, moderni, cazzimmosi, leggibili e di carattere, piatti identitari. Esattamente la cucina che si desidera qui, qualcosa in più della semplice tradizione.
La novità di questa ristrutturazione è un ascensore che si riporta alla fermata metro di via Toledo a Napoli. All’inizio l’orientamento è un po’ spiazzato, poi si capisce il disegno che ancora non è terminato.
Cosa si mangia alla Taverna del Capitano
Gin e alici fritte sono il preambolo della cena, ma che la direzione sia giusta è indicata dal sauté di vongole al posto degli amuse bouche che ormai diventano un passaggio obbligato negli stellati e di cui promuoveremo un referendum per la loro abolizione perch spesso invece di introdurre al territorio come in questo caso diventano esempi di virtuosismi tecnici fine a se stessi o quello che esprime tradizionalmente il territorio e che non troverete più nel menu perchp obbligti a mangiare porzioni di ego.
L’inizio è scoppiettante, con Ice Cube e Broccolo, broccolo broccolo. sapori decisi, ben delineati, pochissimo grasso. Il percorso inizia in maniera ben caratterizzata territorialmente e personalmente.
I piatti si susseguono in un crescendo continuo, senza mai deludere le aspettative.
Sulla pasta e i dolci non possiamo aggiungere altro, perchè qui si gioca davvero in casa.
CONCLUSIONI
Taverna del Capitano resta un luogo dell’anima, un luogo dove rifugiarsi con chi si ama e si vuole bene, se si è in cerca di pace interiore, se si ha curiosità di ritrovare i sapori del mare e dell’orto ripensati in chiave moderna senza perdere per questo l’identità. Con il nuovo corso vale assolutamente una visita, un punto di partenza in un territorio zeppo di stelle Michelin. Stelle che anche ormai potrebbero essere declinate al plurale per quello che abbiamo visto, sentito, e provato.
Scheda del 7 agosto 2021
Taverna del Capitano
Piazza delle Sirene, 10
Tel. 081 808 1028
Nessun cuoco della Penisola Sorrentina è così legato al mare in modo viscerale come Alfonso Caputo. Ama la generosità delle acque che bagnano Marina del Cantone a pochi metri dalla sua cucina, ha un rapporto preciso con i pescatori della zona.
Lo sforzo che ogni estate questa famiglia fa è enorme: essere circondati dal pop non è certo facile da sostenere se punti ad una clientela che cerca quiete e qualità assoluta, ma alla fine per fortuna un equilibrio è stato trovato in questo posto benedetto da Dio dove finisce la strada.
Eccoci dunque ritornare, come ogni anno, qui, a provare una batteria di piatti in cui il mare viene esaltato alla perfezione. Sono piatti collaudati, come la zuppa di murena con un mischiato potente di Pastificio dei Campi che ormai è diventato un classico della nuova cucina napoletana. E’ una minestra di ingresso, a volte presentata più asciutta, altre volte assolutamente brodosa, che rinfranca e predispone bene alla prossima portata.
Il nostro consiglio è di non seguire la carta, ascoltare con attenzione quello che Claudio vi racconta perchè ogni giorno ci sono novità: noi per esempio abbiamo beccato dei ricci, quelli veri, e c’è chi li ha mangiati puri e chi, come me pastaiolo, non riesce a vedere alcun cibo senza basta. Ma anche le magnifiche ostriche di San Michele, generose e opulente, un grande regalo della vicina Puglia che la Campania ha subito adottato, sono presentate in modo eccezionale.
Non vi stupite se vi si propone una carne: gli anni passati in Francia non si dimenticano e l’esecuzione è assoluta, perfetta, gratificante. Le varianti sono tante, la zuppetta di fagioli freschi e polpo la trovate solo in questo mese, mentre gli spaghetti alla Nerano sono ovviamente perfetti. Ma il trionfo dell’orto-mare, il tratto distintivo della cucina della Penisola che ha imposto su questa qualità assoluta il suo stile, è nel piatto dei calamaretti con le zucchine coltivate in proprio. Un piatto che fa gusto e salute, irrinunciabile.
Alfonso è un cuoco nella piena maturità, trova i suoi stimoli proprio nei prodotti della sua terra e del suo mare. Ecco perchè quando si viene qui bisogna lasciarsi andare perchè è la stagionalità il vero imput al menu e non sempre è possibile trovare gli stessi piatti.
Una certezza assoluta, una tradizione che continua, una perla di qualità nella Terra in cui ci si accontenta facilmente di tutto schiantati dalla sua inesauribile e sconvolgente bellezza.
Giugno 2020
RECENSIONE DEL 16 GIUGNO 2020
Nel frattempo la placida baia della piccola frazione di Massa Lubrense si è riposata, i pesci sono venuti a sfidare gli abitanti in lokcdown fino a riva come dagli anni ’50 non avveniva.
Una bella serata con un paio di bottiglie portate dalla mia cantina e provare i sapori forti e senza sconti di un mare bellissimo e buonissimo sempre interpretato alla grande da Alfonso che quest’anno ha il piacere di avere anche i figlio Matteo nella brigata.
In sala Mariella e Claudio rasentano una perfezione assoluta e sempre più piacevole. Ci si sente a casa e questo è il motivo principale per cui tutti vogliono venire qui.
Bene, guardatevi i piatti che abbiamo mangiato, per dolce ovviamente gli spaghetti alla Nerano e poi vi leggete i diec i motivi per cui non poteve fare a meno di venire qui, come noi, almeno una volta l’anno.
Qui dove il mare e la terra delle Sirene si baciano per sempre bisogna venire almeno una volta nella vita.
No. Ripetiamo. Qui dove il mare e la terra delle Sirene si baciano per sempre bisogna venire almeno una volta all’anno.
Taverna del Capitano è un posto unico, dove storia e accoglienza si intrecciano alla buona cucina, è una esperienza completa che seguiamo con passione da anni ormai senza registrare mai un calo di tensione. Anzit, anno dopo anno, c’è qualcosa di più bello. Ci sono almeno dieci buone ragioni per venire qui nel 2019.
Taverna del Capitano
Piazza delle Sirene, 10
Tel. 081 808 1028
Taverna del Capitano a Nerano
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