di Enrico Malgi
Bene, per finire in bellezza le degustazioni e le descrizioni organolettiche dei vini vincitori a Radici del Sud 2018 parliamo adesso del Taurasi. Vino, se vogliamo, non sempre di facile interpretazione, perché a volte può risultare penalizzato dalla sua stessa grandezza. Mi spiego meglio: negli ultimi tempi si stanno sempre più affermando sul mercato vini di facile approccio, più beverini, più immediati, più moderni, più giovani, meno alcolici, meno corposi, meno strutturati e meno costosi. Così sembra che li preferisca la nuova generazione di giovani, indirizzata verso una tendenza innovatrice nel bere vini non molto impegnativi e complessi a discapito, appunto, dei vari Taurasi, Barolo, Barbaresco, Sfursat, Sagrantino, Amarone, Brunello, Supertuscans, Primitivo, ecc. Ben vengano, invece, rossi e bianchi freschi, morbidi e suadenti, meglio ancora se, come nel caso di un bianco, confortati dalle bollicine come il Prosecco, per esempio, che tanto successo sta riscuotendo in Italia ed all’estero.
Ma per fortuna non tutti la pensano così, perché una vasta fetta di consumatori preferisce ancora bere un vino importante, quando si tratta di abbinarlo perfettamente ad un pasto adeguato. Ecco allora che un Taurasi ci sta proprio bene per accompagnare carne, selvaggina e formaggi stagionati. E, come accennavo all’inizio, l’ultimo vino che ho assaggiato di quelli che hanno primeggiato all’ultima edizione di Radici del Sud è fatto proprio bene, con tutti i crismi dell’eccellenza. Si tratta dell’etichetta Taurasi Docg 2012 di Sertura, che ha conquistato due ottime posizioni nella sua categoria di appartenenza: il primo posto assoluto da parte della giuria dei Wine Writers e la seconda piazza, come sancito dalla giuria dei Wine Buyers. Così facendo il patròn Giancarlo Barbieri ha superato il risultato dell’anno scorso, quando il suo Irpinia Aglianico Doc 2015 conquistò la seconda posizione.
Maturazione in acciaio e poi affinamento in legno grande e piccolo Elevazione in vetro. Tasso alcolico di quattordici gradi. Prezzo in enoteca di 30,00 euro.
Canonico e tipico il colore rosso rubino-granato nel bicchiere. Intrigante, ampio e variegato il ventaglio olfattivo, che si manifesta con profumi complessi di frutta rossa piccola e media, di viola, di erbe, di pepe nero, di chiodi di garofano, di goudron, di note empireumatiche, di grafite, di screziature animali e di terra bagnata. Il sorso appena entrato in bocca riesce a trasmettere subito sapore e reattività, coniugando poi austerità, dinamismo, carnosità ed energia caratteriale. Una naturalezza espressiva conquista il palato, ricco di un’articolata e guizzante freschezza. Maglia tannica serrata ma setosa, che conferisce slancio e finezza. Rovere dosato con maestrìa e misura. Longevità senza fine. Allungo finale persistente, arioso e godibile. Si tratta indubbiamente di un rosso di alto rango e dalla personalità ammaliante, da accompagnare a piatti di cacciagione, carne arrosto e pecorino laticauda.
Sede legale ad Avellino – Via Circumvallazione, 39
Cantina ad Altavilla Irpina
Tel. 0825 1910307 – Cell. 388 8992450
Enologo: Giancarlo Barbieri
Ettari vitati: 5 – Bottiglie prodotte: 25.000
Vitigni: aglianico, fiano e greco
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