Ciò che è svantaggioso può diventare estremamente vantaggioso quando cambiano le condizioni. Con il surriscaldamento le colline di Castelfranci sommerse da boschi che custodiscono un po’ di vigna sono un territorio sempre più interessante. Lo ha dimostrato la degustazione organizzata dalla Fisa qualche giorno fa.
Possiamo dire in sostanza
Non esiste al mondo un Taurasi ossidato a meno che non si sia sbagliato il processo di vinificazione.
La freschezza domina la beva ed rquipara la vita di questi vin ia quella degli uomini. Per cui un Taurasi di dieci anni è giovane, uno di 13 è adolescente.
Il modo giusto per trattare l’aglianico è rispettarlo, non forzare i tempi. Possibilmente usare in maniera calbrata il legno.
Detto questo.
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Alta Valle 2010 Taurasi
Colli di Castelfranci
Azienda di cui abbiamo sempre apprezzato i bianchi, snelli, slanciati e acidi. Più o meno le caratteristiche che troviamo in questo Taurasi nel quale la beva è decisamente verticale, veloce, con il frutto in evidenza ma poi sovrastato da note minerali e soprattutto dalla freschezza.
Un campioncino destinato a crescere.
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Sant’Eustachio 2006 Taurasi
Boccella
Vinificazione tradizionale in legno grande. L’aggettivo giusto per chi ha una certa età è rassicurante: i sentori dei tonneaux sono ben fusi con la frutta, in risalto la freshcezza, i toni di tabacco e di carruba, poi anche ciliegia ben matura. Freschezza presente, vibrante, ma non protagonista.
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Taurasi 3003
Perillo
Chè dire, se non ricordare le parole di Lucio Mastroberardino che assicurò sulla bontà di questa annata calda per i Taurasi e per tutte le varietà a vendemmia tardiva. In questa esecuzione la frutta è ancora incredibilmente fresca, lo stile di Michele Perillo è caratterizzato da una leggerissima surmaturazione bilanciata dall’acidità.
Tre grandi vini artigianali, beveteli a Natale.
Alè, alè
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