Uva: aglianico
Fascia di prezzo: nd
Fermentazione e maturazione: acciaio e legno
Ecco un caso di studio molto interessante. La tenuta di un Taurasi in cui è difficile ritrovare territorialità, sapidità, freschezza tanto è avvolto da dolcezza, la liquirizia e la china.
Siamo convinti che se lo offrissimo a chi non beve incontrebbe subito un grande favore anche perché a distanza di dieci anni i fondamentali non sono venuti meno: colore rosso rubino, integrità, acidità necessaria per tenere in piedi la beva e la enorme quantità di materia in cui l’aglianico, come da disciplinare del resto, ha generosamente sposato altre uve più morbide e rotondelle.
Detto questo però, un bevitore appassionato perché avrebbe dovuto spendere 30 euro in enoteca e almeno 40 al ristorante per un vino che non ha alcun aggancio con il territorio?
Se posso fare un paragone, come affogare gamberi appena pescati nella ricotta. Molti lo facevano e tanti li mangiavano ma è una evidente contraddizione.
Ecco dunque l’esempio dell’onda lunga, caricaturale, degli anni ’90 durante i quali ogni vino doveva essere immediatamente consumato e mantenere profili suadenti non conturbanti.
Una linea di pensiero che per fortuna non ha avuto molti seguaci in un territorio, l’Irpinia, che ha mille difetti ma anche il grande pregio di non aprirsi a stili e mode del momento molto facilmente.
La sostanza è che invece di un grande vino da invecchiamento ci ritroviamo un bicchiere da winebar per turisti poco acculturati e che di Taurasi berranno solo l’etichetta.
Ottimo sul Tiramisù per assonanza.
www.farnesevini.it/vesevo_azienda
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