Uva: aglianico
Fascia di prezzo: da 10 a 15 euro
Fermentazione e maturazione: acciaio e legno
Vista 5/5. Naso 25/30. Palato 26/30. Non Omologazione 31/35
Un po’ l’esperienza, un po’ la precisione acquisita dal territorio irpino secondo me iniziata proprio a partire dal 2004. Il bello di questo Taurasi, soprattutto dopo aver letto la scheda profetica di tre anni fa, è che sapevo cosa avrei trovato.
Per questo motivo l’ho scelto per il pranzo Fin du Monde a Casa del Nonno 13. Volevo un Aglianico tradizionale, non particolarmente esuberante ma fresco di acidità e con tannini atti a lavorare i piatti della tradizione di Raffaele Vitale.
Ed è proprio quello che abbiamo ritrovato nel bicchiere. L’abbiamo bevuto subito dopo l’aperitivo di Radikon, con la mia battuta stile british: ora passiamo a un Aglianico govane. Già, del resto come definireste un uomo di nove anni di età? Potete, ormai è chiaro, adottare proprio lo stesso criterio con i vini di Aglianico per misurare il tempo.
Fresco, dal colore rosso rubino vivo e intenso, ancora sentori di frutta rossa ben matura avvolti nella speziature dolce ma non stucchevole del legno che ha rilasciato anche qualche nota fresca balsamica. E poi via, con grande piacevolezza, al palato, con una beva che rinnova la voglia, sino alla fine, sino alla fine.
Un Aglianico di Montemarano esprime sempre in genere una componente fruttata molto forte, ed è anche questo il caso, temperato però dall’annata incerta e dallo stile dell’enologo di non spingere sino in fondo le uve, lasciando sempre il piacere di cercare anziché essere inseguiti.
Un vino, inutile dirlo, dalle prospettive molto poderose e lunghe davanti. Sono proprio contento di averne un altro po’.
Scheda del 22 gennaio 2009. Si discuteva della continua crescita di aziende in Campania con l’amico Enzo Mercurio. Molti fanno previsioni funeste, io alla fine penso che le pulsioni, quando sono positive, non possono che fare bene per quanto grandi siano le problematiche di assorbimento del mercato e catastrofica l’immaturità commerciale del sistema vitivinicolo campano. Forse al Sud invece di stare a parlare del migliore dei mondi possibili come alibi dell’immobilismo, faremmo meglio a prendere le cose per come vengono. In fondo, se imprenditori o professori valorizzano la propria azienda di famiglia, chiamano un enologo, creano un indotto, offrono sfaccettature diverse del territorio, che male c’è? Molto meglio questo che sputtanarsi i soldi a Sharm o alle Maldive, ha qualcosa di eticamente antico questa passione per la propria terra.
Inoltre questa spinta, molto marcata in Irpinia, offre al consumatore appassionato molte opportunità di entrare in modo diverso nel territorio. Ciò è vero soprattutto per il Greco dove ormai sono una quindicina le aziende impegnate nel cuore dell’areale tra Tufo, Santa Paolina e Altavilla, e da un paio di millesimi anche per l’Aglianico dove, sappiamo, i tempi sono ovviamente molto più lunghi. Si tace sul fronte del Fiano perché le aziende specializzate in questo caso sono sempre le stesse da dieci e passa anni, in fondo il fenomeno di moltiplicazione aziendale è nato proprio con i conferitori di uva fiano all’inizio degli anni ’90.
Oggi, visto che questo inverno si sta manifestando con i controfiocchi, vi propongo il Taurasi di questa piccola azienda di Montemarano, territorio notoriamente vocato per l’aglianico insieme a Castelfranci grazie alla predisposizione delle vigne, la lunga tradizione di botti grandi e all’escursione termica sempre molto evidente visto che da queste parti le uve sono caratterizzate dal vento fresco e freddo del Terminio tra i 500 e i 600 metri di altezza. A dir la verità, la ruspantezza di questo rosso curato da Carmine Valentino impone due soluzioni radicali e opposte: o lo consumate subito sfruttando l’esuberante freschezza e la tostezza dei tannini in abbinamento ai piatti della domenica campana, oppure lo potete lasciare addormentato e riposato nel vostro scantinato e riprenderlo tra una decina d’anni. Il 2004 si conferma buona annata, ché i sistemi di concentrazione in vigna riquilibrano stagioni che in altri tempi sarebbero state giudicate non buone. Penso anche ad alcuni Taurasi 2002 per esempio. Ma la frutta ricca e pulita di questo rosso rappresenta l’unico elemento naturalamente ruffiano di un Aglianico tosto e verace, in cui il legno è stato ben dosato, molto esuberante e voglioso di esprimersi. Non un rosso d’antan, sia chiaro, non ci sono le vecchie sfumature arancio e la scarsa concentrazione di colore, ma un energico prodotto da viticoltori autentici simile al Gioviano del Cancelliere e al Rasott di Boccella per capirci.
E allora, forza, uscite. Muovetevi da casa per conoscere questa aziendina monovitigna il cui bianco è, come da tradizione, solo Coda di Volpe in piccola quantità. Provate e fateci sapere.
Sede a Montemarano. Contrada Torre. Tel 082763351. Ettari: 2,5. Enologo: Carmine Valentino. Bottiglie prodotte: 10.000. Vitigni: aglianico e coda di volpe.
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