Uva: aglianico
Fascia di prezzo: dai 10 ai 12 euro
Fermentazione e maturazione: acciaio e legno
Vista: 4/5. Naso 22/30. Palato: 23/30. Non omologazione: 31/35
L’azienda della famiglia Barrasso, il padre Luciano con i figli Angelo alla produzione e Antonio alle vendite è sulla destra prima di entrare in paese. Una proprietà complessiva di nove ettari, di cui cinque vitati tra aglianico e piedirosso, le cui uve erano conferite a terzi sino al 2003, quando è iniziato l’imbottigliamento in proprio.
I vigneti sono divisi tra Sant’Arcangelo (quattro) e a San Pietro (uno), entrambi su terreni argillosi. Certo non è stato un colpo di fortuna per una azienda rossista iniziare proprio con l’annata più calda del decennio che, soprattutto nella zona bassa dell’areale docg, ha pesato di più con i toni caldi e surmaturi.
Questa bottiglia però ha del suo, anche se pensiamo sia venuto il momento di stapparle (e, in generale, tutte le 2003 dovrebbero essere bevute lasciando alle altre annate il tempo di maturare): residui nel vino lasciano intendere infatti di essere all’ultimo chilometro.
La dissoluzione materica però non deve spaventare, se si lasciano cadere i residui e si attende con un po’ di pazienza. Il naso è un classico ciliegia sotto spirito, sapete, quelle che stanno nei pasticcini: un olfatto molto preciso, ammagliato poi in piacevoli note di tabacco e cenere. In bocca la beva guadagna altri punti grazie alla sua ruspantezza fresca e vivace, i tannini ben presenti, una materia insomma tipica dell’aglianico che si fa sentire con insistenza. L’alcol, 14,5 gradi dichiarati, rivela l’annata, il calore inziale è piacevole, compensato dall’acidità, ma alla fine resta come sensazione dominante.
Insomma, un vino di potenza, non di eleganza, da spendere in abbinamento al cibo, e una azienda da seguire con attenzione per la qualità della materia prima.
Sede a Taurasi, contrada Sant’Arcangelo. Tel. 0827.74380. Enologo: Angelo Barrasso. Ettari: 9 di cui 5 vitati. Bottiglie prodotte: 20.000. Vitigni: aglianico e piedirosso.
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