Uva: aglianico
Fascia di prezzo: da 15 a 20 euro
Fermentazione e maturazione: acciaio e legno
Devo dire che più passano gli anni e più trovo difficile centrare generalizzazioni sul vino. In fondo non solo ogni annata, ma anche ogni fondo ha una storia a parte e poi in cantina ancora diversi osno i percorsi e le opportunità.
Hanno scritto, abbiamo scritto, ho scritto della 2002 come di un’annata impossibile tanto che alcune grandi aziende avevano deciso di non uscire con il loro top wine, leggi Biondi Santi e Mastroberardino tanto per fare i nomi di due marchi fuori discussione.
Poi ti capita il 2002 di Michele Perillo e si sballa.
D’accordo, Michele è piccolo viticoltore che vive in simbiosi con la sua vigna. Sta sempre lì. Ma trovo il risultato eccezionale: questo Taurasi ha dalla sua il grande vantaggio della freschezza, a partire dal naso ancora ben fruttato di amarena e note balsamiche non preponderanti, poi in bocca c’è l’attacco appena appena dolce seguito subito dalla spinta dell’acidità.
Direi che è un Taurasi moderno, non materico, molto interessante per la sua mutevolezza olfattiva e la sua capacità di conquistare il palato.
Dunque la lezione è che non possiamo giudicare le annate in Italia in base a quello che dicono in Toscana, ma ormai questa storia è terminata. E poi, codicillo, è sempre necessario entrare nem merito.
Nel vino come nelle persone. Le generalizzazione caratteriali dei popoli aiutano, ma poi, a ben vedere, ciascuno di noi può avere caratteri che contraddicono radicalmente i luoghi comuni.
Così, proprio così, nel vino: hai una diffusa sensazione sull’andamento dell’annata e poi improvvisa, ti spunta una delle migliori bottiglie mai bevute in vita mia.
I quasi tre anni passati dall’ultima scheda infatti hanno notevolmente affinato il Taurasi, portandolo, se lecito un paragone con il tempo umano, dai 14 ai 18 anni. Ormai è un ometto ma ancora fresco e tosto, con tutta una vita meravigliosa davanti.
Bravo Michelino, il tuo capolavoro mi è stato molto utile per il mio capretto pasquale.
Scheda del 27 giugno 2007. Ho aspettato davvero molto prima di scrivere di Michele Perillo nonostante non sia una persona guardinga, anzi, tutt’altro. Mi aveva allarmato la frastornante standing ovation iniziale alla sua prima uscita, eravamo ancora in piena euforia da bolla speculativa, che aveva più il sapore di soddisfare un bisogno di novità che quello di valutare i prodotti in quanto tali. Appena una cantina apriva i battenti diventava il nuovo Caggiano o il nuovo Molettieri e le delusioni non sono mancate e non mancheranno perché i produttori capaci di guardare oltre la punta del loro naso sono davvero pochi. Essendosi elevate le mie aspettative, non soddisfatte in verità molto sul piano olfattivo nei suoi primi millesimi, mi riferisco soprattutto al 1998, ho preferito giocare sui tempi lunghi per poter valutare più freddamente le successive performance. La prova migliore, in questi casi, è sempre costituita dalla degustazione alla cieca perché spazza via ogni pregiudizio.
Ed ecco a voi, allora, il Riserva 2002, appena 3500 bottiglie di una annata valutata molte negativamente per il rosso in tutta Italia ma che ha regalato buone sorprese in giro. Già con il base Michele raggiunse le quattro stelle nella guida Vini Buoni del Touring 2007 e dobbiamo dire che con la riserva ha nuovamente bussato alle porte per la finale. Merito senza dubbio dell’enologo Carmine Valentino che ha imbroccato molto bene l’annata in diverse aziende da lui seguite, soprattutto per quel che riguarda l’aglianico.
Ma anche di Michele che sta sempre in vigna a sudare. E a fare una bella Coda di Volpe che mi ha sciolto definitivamente: c’è davvero petrolio fra Montemarano e Castelfranci! Ora di fronte a questo campioncino prendo atto anzitutto della continuità produttiva in costante miglioramento, già manifestato in crescendo con la 2000 e soprattutto con la 2001, un millesimo particolarmente importante per la cantina come già ha opportunamente sottolineato Paolo De Cristofaro sulla guida del Gambero Rosso 2007. Il riserva 2002 appare pieno, ricco e complesso all’olfatto, in bocca ha davvero molto carattere, struttura, torna la pienezza e la lunghezza di una beva assolutamente soddisfacente, capace di richiamare sia la frutta che le spezie, impreziosita da una nota fumé gradevole e dolce. Un grande rosso da abbinamento, bella perfomance di una azienda che non è né Molettieri, né Caggiano, ma, molto più semplicemente, Perillo.
Sede in Castelfranci, contrada Valle 19. Tel e fax 0827.72252. Bottiglie prodotte: 12000. Enologo: Carmine Valentino. Uva: coda di volpe ed aglianico.
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