Uva: aglianico
Fascia di prezzo: da 10 a 15 euro
Fermetazione e maturazione: acciaio e legno
Tempi di riassaggi e rimeditazioni estive. Un Taurasi old style ad esempio giusto per vedere come stiamo messi otto anni dopo, di un millesimo non eccezionale. Con queste vinificazioni le emozioni del tempo sono affidate soprattutto alla capacità di freschezza, lo scheletro del vino, mentre dobbiamo ammettere un tono monocorde e sopratutto abbastanza statico con il passare del tempo: la complessità del gioco in barrique e delle stesse tecniche di concentrazione, in vigna o in cantina poco importa, sono difficilmente recuperabili quando le rese viaggiavano ancora attorno ai 100 quintali, ritenute all’epoca già molto basse. E pur nonostante il Taurasi esprime il suo fascino, il suo carattere scorbutico, poco incline alla comunicazione, giusto per usare termini antropomorfizzanti presi in giro da Andrea Scansi nel suo libro L’Elogio dell’Invecchiamento. Già, c’è l’effetto amarena sotto spirito, un po’ di tabacco tostato, e poi in bocca questi tannini che non cedono, come la freschezza: acqua sugli scogli i mesi che passano con questi vini. La materia prima, la frutta, non è scarnificata, ma ben presente, saporita, buona. Un vino da abbiamento, sia chiaro, non da meditazione e né da degustazione. Ma che abbinamento: sulla trippa di agnello al sugo, o sulla ciambotta ristretta cosa pensare di meglio? Bel Taurasi, di mio gusto vetusto, voglia di godere, finalmente, la mia meritata vacanza dalla quale sono rigorosamente escluse le facce di cazzo (Calederoli/Borghezio slang style per capirci bene cosa intendo). Questo sì che è riposarsi! Giacché il fisico recupera (ancora) con una dormita, la testa sollecitata su decine di fronti ogni giorno ha bisogno di più tempo per spurgarsi. Ecco, sarò ricaricato quando mio padre tornerà finalmente a farmi visita la notte. Come sempre quando ne ho bisogno.
Assaggio del 17 dicembre 2006. Entriamo nella settimana che precede il Natale, la più adatta dell’anno per bere il Taurasi, un grande rosso sempre più difficile da consumare a causa dell’aumento della temperatura e dell’alleggerimento progressivo e ineluttabile della cucina dell’alta ristorazione. Ecco perché spero che il territorio taurasino dia fondo alle sue grandi potenzialità e sia capace di fare rete al più presto per attrarre visitatori e appassionati tra le sue colline. Durante la degustazione seguita alla presentazione della Guida Completa ai Vini della Campania nel winebar Vino e Caffé ha colpito in modo particolare questo campioncino nascosto nelle pieghe della sempre più vasta produzione delle aziende presenti nel Comune. Anzitutto ci ha ricordato la buona annata 2000 di cui forse poco si è parlato perché sovrastata dalla 2001 e preceduta dalla 1999: siamo in presenza di un rosso tradizionale, poco spinto con le barrique, molto pulito secondo lo stile dell’enologo Carmine Valentino, ma al tempo stesso capace di esprimere la buona frutta di quella vendemmia. A sei anni di distanza, infatti, si esprime un naso ancora ben fruttato, di confettura di amarena, prugna, more, con un sottofondo speziato dolce e un po’ di tabacco biondo poco tostato. In bocca i marker varietali sono rispettati sino in fondo: freschezza, struttura, i tannini risolti bene ma presenti e capaci di abbinare il Taurasi di questa piccola azienda delle famiglie De Matteis e Di Placido ai caciocavalli stagionati in grotta di Calitri. Un buon Taurasi, insomma, dello stile che preferisco, cioé moderno ma non esuberante o iperconcentrato, sentinella del territorio e della tipicità: impossibile confonderlo. E questa caratteristica è sempre la più importante da ricordare quando si beve e si giudica un vino.
Sede a Taurasi, contrada Costa delle Rose. Tel e fax 0827.74061. Enologo: Carmine Valentino. Ettari: 6 di proprietà. Bottiglie prodotte: 100.000. Vitigni: greco di Tufo, Falanghina, fiano di Avellino, coda di volpe, aglianico.
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