Taurasi 1999 docg Contrade di Taurasi

Pubblicato in: Avellino

Uva: aglianico
Fascia di prezzo: da 15 a 20 euro
Fermentazione e maturazione: legno

Ci sono persone nel mondo del vino che non vivono di prime pagine, di riviste patinate e di rincorsa a concorsi e premi speciali, semplicemente hanno deciso di seguire la propria strada, in questo caso tracciata dalle proprie origini e dalla propria capacità di intendere la vita ed il proprio lavoro. Così capita che persone del genere s’incontrino, e che bastano poche parole per ritrovarsi univocamente coinvolti in un progetto molto affascinante e di grande espressione territoriale, Contrade di Taurasi. Progetto che vede a più livelli ed in varie fasi aziendali l’intervento di uno staff scientifico talmente specializzato ed altisonante da far rabbrividire anche il più meticoloso degli appassionati per una produzione di appena 20.000 bottiglie e questo perchè solo attraverso la sperimentazione e la ricerca scientifica il vino può migliorare ed elevarsi a livelli di eccellenza; Alla testa di tutti c’è Sandro Lonardo, una persona deliziosa, sincera, coinvolgente, trasparente mi verrebbe da dire, coadiuvato dalle figlie Enza ed Antonella, ma chi mi affascina di più per il suo sapere è Giancarlo Moschetti, professore universitario a Palermo che si occupa tra le altre cose di ricerca microbiologica e responsabile scientifico per l’azienda: un pozzo di sapere, di grande disponibilità umana, così come Maurizio De Simone, l’enologo che segue l’azienda con grande professionalità e perizia. Parlare con Giancarlo e Maurizio vuol dire scoperchiare un mondo molto affascinante, fatto di grande conoscenza del territorio, della vigna e dei trattamenti naturali capaci di preservarla nel tempo come la micorrizzazione della pianta, utile soprattutto a non stressarne nel tempo le radici; La conoscenza come detto, che parte dallo studio scientifico dei cloni, dei lieviti indigeni, quel “fingerprint” necessario per isolare ed esaltare l’Aglianico di Taurasi a vitigno con la V maiuscola; Una conoscenza che porta a non aver paura di lunghe fermentazioni e che soprattutto non conduce l’enologo a scegliere legni nerboluti, quest’ultimi spesso utili solo a sovrastare un frutto sempre di grande impatto e riconoscibilità nei vini dell’azienda taurasina, dall’Aglianico base alla Riserva nonostante i suoi quasi 50 mesi di invecchiamento prima della commercializzazione.
Ecco perché questo Taurasi ’99 mi ha sorpreso ed incantato, un vino fisso nella mia memoria pur motivata da una buona esperienza sul vitigno, un colore avvincente, rubino netto senza nessuna tendenza a mostrare i suoi dieci lunghi anni alle spalle, addirittura vivace nella sua trama cromatica. Il naso è di estrema finezza, il primo naso conduce ancora a sensazioni “verdi”, varietali, sempre difficili da scindere nell’esame olfattivo di un vino di tale elevazione, ma qui facilmente percettibili, la viola, la marasca, poi le note speziate caratteristiche del vitigno veramente eleganti e fini. Un susseguirsi di sensazioni molto gradevoli che si ritrovano in un gusto asciutto, austero, rinfrancante ancora lontano da una morbidezza plausibile e spesso esigibile se non scontata in un vino di dieci anni, ma non in un Aglianico di questa portata, non nei vini di Contrade di Taurasi, con questo millesimo davvero in grande spolvero. Ho avuto la fortuna di condividere questa bevuta con diversi amici tra i quali l’amico Nando Salemme, patròn dell’Osteria Abraxas di Pozzuoli che ha scelto di abbinarci una locena di maiale cotta lungamente a bassa temperatura (60 gradi per 12 ore) con il suo fondo con contorno di scarola alla carrettiera: beh, che dire, qual miglior abbinamento? (Angelo Di Costanzo)
Assaggio del 12 dicembre 2006. Nove mesi di bottiglia in più fanno la differenza, almeno quanto una buona temperatura di servizio. Quasi quanto la compagnia. Ed è così che ieri mattina a Taurasi al winebar Vino e Caffé ho dovuto rivedere radicalmente il mio giudizio sul 1999 di Sandro Lonardo. Dopo la presentazione della guida ai produttori irpini ci siamo così ritrovati a spiluccare caciocavalli calitrani, prosciutto di Sturno, capicollo, pezzenta e salsiccia di Ariano, pane con l’olio di Ravece, un delicato rollino di noci e una bella arista con puré: parlo della cornice del cuore della giornata, ossia della degustazione di una quarantina di vini alcuni dei quali mi hanno impressionato davvero molto come il Greco di Raffaele Troisi (Vadiaperti) e il Taurasi 2000 di Vinicola Taurasi. Devo comunque confermare quanto ho scritto di recente: la media della docg è notevolmente migliorata in questi ultimi anni, non ci sono più solo cinque o sei eccellenze circondate da vini pochi puliti, ma una buona varietà di scelta di prodotti più che corretti e almeno una decina di outsider che non temono confronto con nessun vino italiano.Tra i produttori che sono rimasti a tavola dopo la presentazione, Antonio Caggiano ha presentato la magnum del 2002 mentre Sandro, su mia esplicita richiesta, ha aperto una delle ultime bottiglie del mitico 1998, quello che lo ha fatto conoscere in giro in cui la mano di Maurizio De Simone è entrata in seconda battuta: ho ritrovato il Taurasi bevuto con Vito Puglia tre anni fa, esuberante, prepotente, cupo, fresco, abbastanza morbido, di grande struttura. Poi si è aperta la discussione sul 1999 presentato con molta sicurezza: <E’ sicuramente migliore> ha sentenziato Sandro con il conforto di Paolo De Cristofaro del Gambero. Ebbene, devo dire che è davvero così: rispetto al 1998 l’annata successiva è al tempo stesso ugualmente ben strutturata ma sicuramente più elegante, ha un tocco in più quasi impercettibile che però fa la differenza. In particolare ho trovato la freschezza ben ammagliata con la struttura del vino mentre il naso molto pulito rivela un grande spettro aromatico di sensazioni che spaziano ancora dalla frutta sino al caffé con note balsamiche in sottofondo ad accompagnare la beva sino alla fine. Un rosso di buona stoffa e di equilibrio, tipico, espressione compiuta del territorio taurasino nel quale l’azienda di Sandro è saldamente insediata, un vino di carattere, antico ma non vecchio, con un lungo futuro da affrontare perché ancora rosso rubino.

Sede a Taurasi, Via Municipio 41
Tel. 081.5442457, tel. e Fax 0827.74704
Email: lonardo@interfree.it
Enologo: Maurizio De Simone
Bottiglie prodotte: 20.000
Ettari: 5 di proprietà
Vitigni: aglianico, greco


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