Scheda del 10 giugno 2007. In Irpinia ci sono due Valentino style, entrambi ci piacciono molto anche se diversi fra loro: Angelo e Carmine. Il primo, secondo me, ha una marcia in più con i bianchi, il secondo ha la mano, come si diceva una volta per le mamme impegnate in cucina, per i rossi. Perché? Il motivo è che il suo approccio all’Aglianico, non eccessivamente concentrato, molto uso anche di botte grande, spezie più che frutta, richiama molto all’impostazione data al Taurasi da Antonio Mastroberardino nel corso dei decenni, persino a volte nell’unghia aranciata.
Questi vini sono come le belle donne non truccate, vengono fuori sui tempi lunghi, nel corso degli anni o al termine di una lunga giornata, quando in un certo qual senso le condizioni naturali si ristabiliscono per tutte le etichette, oppure, come un aereo che prende quota molto lentamente, quasi senza fretta ma la mantiene senza problemi sino a quando non decide di riscendere. Non a caso le aziende curate da Carmine hanno tutte la stessa impostazione, radici contadine o comunque produttori di uva da più di una generazione, sono piccole e non sempre conosciute se non dalle persone che battono il territorio superando gli ostacoli comunicativi posti spesso dagli stessi produttori ancora poco abituati al commercio.
Questi vini definiti sino a qualche hanno fa un po’ vecchiotti, se leggermente spolverati con la frutta più curata in campagna, sono oggi invece molto tipici e ricercati dagli intenditori perché riescono a riflettere meglio lo spirito del terroir, le caratteristiche cioé dell’incontro tra l’uomo, la pianta e il terreno che sono sempre uniche e che in questo momento per la produzione vitivinicola italiana costituiscono sicuramente un pregio. L’azienda di Angelo e Maria Carpenito è a Santa Paolina, per molto tempo è stata apprezzata soprattutto per il Greco di Tufo, pulito, classico, tipico, nel cuore della docg. Poi, io un po’ contrariato perché preferisco le aziende monovitigne, si sono spostati anche sul Fiano e sull’Aglianico, sempre però senza fretta e senza imporsi. Questo Taurasi 1999 smonta i miei pregiudizi, si impone subito per le caratteristiche di territorio che ho citato prima: rosso granato, intensità e persistenza olfattiva precise ma non imponenti, si dipana in bocca con un ingresso morbido grazie ai tannini levigati ormai da otto anni, poi subentra una incredibile struttura di fresca coniugata alla mineralità ben marcata che prende decisamente il sopravvento sulla frutta.
Un vino che nasce per essere abbinato al cibo tradizionale o ai formaggi, assolutamente marcato e molto gradevole, secondo me destinato a dirla tutta ancora per almeno tre, quattro anni, poi si vedrà. Ben fatto, ragazzi, il piacere più grande è sempre essere smentiti e godersi questi grandi rossi non ruffiani.
Uva: aglianico
Fascia di prezzo: da 10 a 15 euro
Fermentazione e maturazione: legno
Vista: 5/5. Olfatto: 23/30. Palato: 27/30. Non Omologazione 35/35
In questa cantina dove è avvenuto il cambio generazionale si producono vini assolutamente legati all’idealtipo-territoriale. Il Taurasi, di cui dobbiamo dare un attimo conto, è in puro Carmine Valentio style: colore penetrabile, buon granato vivo, profumi di foglia di ciliegio e di ciliegia sotto spirito non esuberanti ma persistenti.
In bocca la freschezza è pari a quella di tre anni fa, come in una guerra di trincea stile ’15-’18, il Taurasi non ha ceduto un solo millimetro.
Lo bevi e lo sorseggi con parsimonia perché lo vorresti infinito, ma proprio per questo ti prende tutto e infine ti lascia: la bottiglia si vuota grazie al sostanziale equilibrio raggiunto. I tannini sono ancora presenti, ma ormai ben levigati dal tempo e ben lavorano sul cibo: agnello farcito e guancia di vitello di Casal di Gioia ad Amorosi.
Non è difficile prevedere una vita ancora molto lungo a questo Taurasi semplice ed essenziale.
Sede a Santa Paolina. Frazione Santa Lucia 2006. Tel e fax 0825.964350. www.cantinadeimonaci.it
Enologo: Carmine Valentino. Ettari: 2 di proprietà. Bottiglie prodotte: 40.000. Vitigni: aglianico, fiano, greco e falanghina.
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