Uva: aglianico
Fascia di prezzo: da 10 a 15 euro
Fermentazione e maturazione: acciaio e legno
Per una serie di circostanze fortunate, questa cantina, poco più di dieci anni dalla prima vendemmia vinificata, sta diventando l’araldo della tradizione taurasina stravolta dalle manie di concentrazione e di esibizione muscolare estrattiva ed alcolica. Un segnale è la commercializzazione di vecchie annate, siamo ancora in circolazione con la 1999 ma stavolta parliamo della 1998. Vendemmia, lo ricordiamo, annunciata come strepitosa, del secolo a seguire quella del 1997, in realtà manifestatasi in toni quasi sempre monocordi ovunque, con un anticipo di evoluzione del vino rispetto alle attese dovute alla frutta spesso surmatura portata in cantina in quella che forse è stato il primo vero segnale del cambiamento climatico culminato poi nella 2003 e in parte nella 2007. Lo stile è quello da botte grande, non eccessivamente invasivo il legno, parente per capirci ai vini di Carmine Valentino anche se questo ricorda per certi versi proprio il Taurasi tradizionale di Alessandro Caggiano. Il colore è granato con un cenno delle mitiche sfumature arancioni, al naso i profumi non intensi ma persistenti ci parlano di frutta rossa passita, tabacco lievemente tostato, speziature dolce, confettura di ciliegie mentre in bocca i tannini sono ormai risolti, levigati dal trascorrere degli anni, la materia è ancora viva, la freschezza, pur presente, è rientrata negli alvei e lavora senza farsi notare quasi rendendo bevibili e godibile il vino. La chiusura è tipica da aglianico, abbastanza lunga, decisa, pulita, lascia la bocca asciutta e appagata. Prodotto d’antan che torna di moda staremmo per dire, soprattutto per questa sua gentilezza nel porsi nel bicchiere, senza alcuno spunto aggressivo o, peggio, esibizionista. Una interpretazione della 1998 che mostra proprio per questo i limiti di quella annata confermando un certo tono monocorde che resta piacevole ma uguale per tutta la beva, senza evolvere con l’ossigenazione. Un vino da abbinamento, certo, ai formaggi pecorini lucani, al caciocchiato di Ariano, oppure a tutti i piatti della tradizione irpina, a cominciare dal soffritto, che qui non viene fatto con le animelle ma con i pezzetti di maiale e di cui si disfiderà a fine mese in quel di Flumeri.Ma sì, penso che ne porterò qualche bottiglia per berla con gli amici.
Sede a Chiusano di San Domenico, strada statale Ofantina km 7,5
Tel. 0825.985423
Sito: http://www.cantinecolledisandomenico.it
Enologo: Ottavio Santucci
Bottiglie prodotte: 200.000
Ettari: 20 in conduzione
Vitigni: aglianico, coda di volpe, falanghina, fiano, greco
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