FEUDI DI SAN GREGORIO
Uva: aglianico
Fascia di prezzo: non disponibile
Fermentazione e maturazione: acciaio e legno
C’è una mezza teoria in giro in base alla quale i Feudi di San Gregorio dovrebbero tornare a questi vini, nati quando in realtà il patròn Enzo Ercolino non mostrava di credere molto all’Aglianico in purezza propugnando invece il Merlot con il Pàtrimo e il blend con il Piedirosso nel Serpico. Paradossalmente adesso questi rossi, diciamo del primo decennio di attività, vengono osannati in nome di una purezza produttiva poi perduta e malvagiamente asservita al mercato. Io credo invece che la storia di un’azienda non possa essere riscritta a proprio piacimento e soprattutto bisogna parlare sempre con dati di fatto, inserire gli strappi nel contesto giusto comunque sempre improntato alla continuità ben rappresentata per esempio questo Taurasi vendemmiato quando in cantina c’erano Moio e Mario Ercolino e successivamente affinato in barrique e commercializzato quando è subentrato Riccardo Cotarella. Ma soprattutto la cosa più aberrante è pensare di disegnare una filosofia produttiva aziendale attraverso i descrittori organolettici come se adesso, tanto per dire, dietro ad ogni bottiglia dei Feudi non ci fossero circa 230 ettari ben vitati e curati in modo armonioso e salutare per la terra. Mentre sarebbe invece interessante capire quanta terra davvero c’era dietro alle bottiglie dei primi anni ’90. Misura, per favore niente ideologia e tesi precostituite quando si beve, è il modo migliore per affrontare il vino, ogni tipo di vino. Una bottiglia non è una molotov da gettare con odio contro chi lavora, ma un mondo da scoprire con umiltà, passione e rispetto anche quando non si è d’accordo o il risultato non è di gradimento assoluto. Comunque solo per dirvi che il 1997 è stata davvero un gran bella annata e che il Taurasi base dei Feudi è in una forma spettacolare: quando Domenico Sarno lo ha decantato la qualità organolettica del vino è stata perfetta, nessun cedimento, buono fino all’ultima goccia. Non c’è bisogno insomma di ulteriori conferme per dire che quando siete di fronte a una bottiglia di Aglianico potete riservarvi il piacere di berlo sempre, anche quando sono passati molto anni come in questo caso. Un bel rosso rubino ancora vivo, cupo in puro stile anni ’90, che rivela essere di batteria per il fatto che la polpa fruttata e la spezia legnosa dopo essersi manifestate in modo intenso e persistente sin dal primo affondo sono rimaste sostanzialmente monocordi per tutta la beva, durata quasi due ore, senza riservare più alcuna sopresa al naso. In bocca il vino riflette il colore perché conferma la vivacità, la freschezza, la sua grande abbinabilità, non rivela eccessi dolci ma rivela l’Aglianico quasi ruspante nell’ultimo guizzo finale, quello decisivo per stabilire se continuare o meno. Lo abbiamo goduto su uno strepitoso capicollo di maiale caramellato preparato da Peppe Stanzione a Casa del Nonno 13. Questa bottiglia dall’etichetta slabrata ha fatto davvero la fine che meritava.
Sede a Sorbo Serpico. Località Cerza Grossa
Tel. 0825.9866
Sito: http://www.feudi.it
Enologo: Riccardo Cotarella
Bottiglie prodotte: 2.500.000
Ettari: 230
Vitigni: fiano, greco,falanghina, aglianico, primitivo, piedirosso, merlot
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