Dopo la splendida bottiglia di Lacryma Christi 1993, non potevo non parlare di quest’altra, provata nella stessa circostanza al President di Pompei durante la festa per la Stella Michelin e il Cappello dell’Espresso.
In questo caso, però, io ero più che tranquillo: dopo aver partecipato a innumerevoli verticali di Taurasi, tra cui una profonda oltre 50 anni, ero sicurissimo che il 1991 si trovasse in buone condizioni. La curiosità, semmai, era verificare la resa di un’annata non particolarmente fortunata, a differenza di quella che l’aveva preceduta.
Vero è che a distanza di 23 anni, non è più il vino a parlare, ma la bottiglia. Anche in questo caso era stata conservata dall’avvocato Sergio Sbarra e dunque non veniva direttamente dalla cantina. Poco male, la resa è stata perfetta a dimostrazione chela longevità di una bottiglia di Taurasi, vinificato con attenzione senza spingere eccessivamente sulle concentrazioni come, pochi, hanno fatto, all’inizio dello scorso decennio, può regalare ottimi risultati.
L’Aglianico è un vino un po’ ritroso, rifette perfettamente il carattere irpino, giusto per voler semplificare e scherzare. Ma è anche capace, scapolati almeno i dieci anni, di regalare grandissime emozioni. Questa vinificazione semplice ed essenziale, giocata sulla raccolta di uve all’epoca acquistate e dunque non curate direttamente, poi con l’affinamento in botti grandi, ha regalato dopo tanto tempo un rosso elegante, fine, tutto giocato sulla tensione minerale e acida ancora ben viva. La differenza è magari nel tannino levigato, setoso, piallato dal lento scorrere del tempo che si è dimostrato un prezioso alleato.
In questi casi, quando vi arrivano queste bottiglie, c’è davvero poco da fare: fatevi riempire il bicchiere a metà, aspettate una decina di minuti per farlo respirare e poi iniziate a sentirlo con il naso e a sorseggiarlo lentamente. Lasciatevi anche una trentina di minuti in sua compagnia e avrete la conferma di come sia valsa la pena aspettare tanto tempo questi piccoli grandi capolavori di cui non si finisce mai di restare incantati.
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