Sabato scorso Piero Mastroberardino ha organizzato una verticale speciale per una dozzina di giornalisti con la quale abbiamo fatto un viaggio lungo 60 anni: 2006,1996, 1985, 1970, 1961 e 1952. Tutti i vini erano perfettamente integri, berli è stata una emozione. Alla fine di queste esperienze la domanda più comune è quella che richiama l’annata preferita. In questo caso non c’è stata molta discussione perché tutti hanno indicato la 1985 come superstar.
Sono andato nella memeoria cercando nel mio blog e mi sono imbattutto in un’altra grande 1985, quella di Paternoster bevuta all’Antica Osteria Marconi di Peppe Misuriello. Una indicazione molto chiara. Ma perché annate superstar? Cosa spinge un fino ad essere definito tale?
La prima verifica è l’acidità: immaginate un frutto lasciato fuori dal frigorifero per un mese. Diventa immangiabile. Dunque la forza di un vino si misura in primo luogo nella sua capacità di affrontare bene il tempo e dominarlo. Appare ormai chiaro che l’Aglianico è vita media superiore a quella dell’uomo, in tanti anni di assaggi non ne ho mai trovato uno morto, ossidato.
Ma l’acidità non è l’unica componente, in secondo luogo è anche la capacità di esprimere una occupazione del palato totale, sia in verticale, dalla lingua all’ugola, sia da un lato all’altro della bocca. Questo è possibile quando un vino ha buon corpo. Infine, è necessario che questi vini riescano ad avere un equilibrio tra queste diverse componenti arricchendosi nel naso come nel palato di sentori di qualità: frutta matura, spezie, cenere, fumè.
Il 1985 esprime perfettamente queste caratterstiche e la sua grandezza è quella di averle conservate nonostante trent’anni fa non c’era grande attenzione alla viticoltura nei campi. Il valore del tempo diventa dunque una discriminante di qualità, per un vino come per un’azienda.
Dopo la 1985, solo la 1999 sempre avere le stesse caratteristiche. Il mio consiglio è: fatene scorta e bevetela fra una trentina d’anni.
Sede ad Atripalda, Via Manfredi, 75-81. Tel. 0825 614111, fax 0825 614231 www.mastroberardino.com Ettari: 190 di proprietà e 150 in conduzione. Bottiglie prodotte: 2.500.000. Vitigni: aglianico, piedirosso, fiano di Avellino, coda di volpe, greco di Tufo, falanghina, e sciascinoso a Pompei
Dai un'occhiata anche a:
- Cantina Benito Ferrara a Tufo, Gabriella: la signora del Greco
- Fiano di Avellino 2005 docg, Colli di Lapio Clelia Romano
- BuonConsiglio 1999 Grumello ArPePe, l’eleganza del nebbiolo
- Feudi Studi – Greco di Tufo Laura 2015
- Vini Laura De Vito – Nuove annate
- Radici 1997 Taurasi docg, Mastroberardino
- Taurasi Riserva 2019 Gran Cru Luigi Moio, Quintodecimo
- Vigna Cicogna Greco di Tufo docg 2022, Benito Ferrara