Taburno, Taurasi e Vulture: Aglianico 2003 a confronto a Castelvetere

Pubblicato in: Verticali e orizzontali

di Lello Tornatore

Il laboratorio di degustazione dei “super-aglianico”, annata 2003, di tre diversi areali del sud, ha praticamente chiuso la bellissima tre giorni di “Andar per Taurasi” organizzata dalla condotta Slow Food Colline dell'Ufita e Taurasi. Nella splendida cornice del Borgo di Castelvetere sul Calore, insieme a tante altre iniziative slow (banchetti di assaggio dei Taurasi 2009, mostra di ceramiche artigianali, mostra del tartufo di Bagnoli, visite guidate presso alcune cantine degli areali limitrofi, laboratori sui formaggi della Valle del Miscano e altro ancora), la chiusura finale si è fatta con la degustazione dei nove aglianico di tre diversi areali, ma tutti figli dell'annata 2003: Vulture, Taburno ed Irpinia. L'intento del laboratorio, tenutosi in collaborazione con gli amici dell'A.I.S. Avellino, era quello di individuare un filo comune tra i diversi territori che si esprimono avendo ben chiare e differenziate le rispettive caratteristiche di suolo e di microclima su una base comune rappresentata dalla stessa annata.

Si inizia con

Aglianico del Vulture 2003 Terre degli Svevi Re Manfredi.
A dispetto del colore, granato ma vivo, avvertiamo una leggera chiusura al naso. Naturalmente parlando di vini con dieci anni sul groppone, dovremmo avere un po' di pazienza ed aspettare qualche minuto, prima di pronunciarci. Ed infatti il naso poco dopo incomincia a d aprirsi regalandoci belle sensazioni fruttate. Ciliegia e susina, mature ma non cotte. Segue il tostato con una leggera chiusura floreale. L'equilibrio è buono ma non eccezionale. Prevalgono le morbidezze.

Aglianico del Vulture 2003 Don Anselmo Cantine Paternoster

Il colore ci risulta leggermente più cupo del precedente. Anche la leggera riduzione avvertita nel Re Manfredi è più marcata. Notiamo una maggiore concentrazione, nonostante l'uso dei tonneaux al posto della barrique. Si riesce ad avvertire la frutta con delle note più pungenti, specificamente mora, mirtilli e sottobosco in genere.  Sicuramente il più tradizionale dei tre aglianico del Vulture.

Aglianico del Vulture 2003 ” La Firma” Cantine del Notaio

Colore mattonato e grande consistenza, caratterizzano inizialmente il vino. Al naso è complesso e concentrato con frutta sotto spirito in forte evidenza. Si susseguono note di tostature, il caffè soprattutto, con l'alcool dominante. La freschezza resiste ancora, i tannini presenti ma eleganti. Un po' di stanchezza olfattiva insieme alla cottura della frutta.

Aglianico del Taburno 2003″Bue Apis” Cantina del Taburno

E' il “vino-top” dell'azienda che negli anni si è guadagnato una bella reputazione. E qui la musica incomincia a cambiare…già dal colore. L'unghia è si granata, ma il “cuore” è ancora rubino. Balza al naso la nota speziata che Maria Sarnataro nella descrizione del vino individua come curry. Si sussegue la frutta, amarene e mirtilli. L'entrata di bocca è rotonda ma poi evolve in una sensazione verticale di freschezza. La chiusura è sapida.

Aglianico del Taburno 2003 Cantine La Rivolta di Paolo Cotroneo

Si conferma il colore più giovanile rispetto ai vulturini, anche se in via di evoluzione verso il granato. Al naso prevale la frutta, innanzitutto visciole, ma anche prugna e mirtilli. In seconda battuta avvertiamo una speziatura dolce, alla quale fanno da contraltare una sapidità di bocca che insieme ad una inusuale freschezza per un vino di dieci anni, rende l'equilibrio  quasi perfetto. Chiude con un'accentuata lunghezza. Bel vino.

Aglianico  del Taburno 2003 “Grave Mora” Cantine Fontanavecchia

E' la seconda vendemmia della tipologia, come ci spiega Libero Rillo, titolare dell'azienda, nonché  presidente del Consorzio di Tutela dei vini del Sannio, presente alla degustazione. E'ottenuto da una selezione dei grappoli piccoli lasciati indietro nella prima raccolta. Colore ancora rubino vivido con unghia aranciata. Naso molto intenso, ci regala sensazione fruttate ma anche note di spezie e un po' di glutammato. Una notevole concentrazione, forse dovuta all'utilizzo esclusivo di barriques nuove, connota la bocca che chiude con una sostenuta sapidità. L'alto valore dell'estratto secco e quindi della struttura completano il quadro di questo bel vino.

Taurasi 2003 Radici Riserva Cantina Mastroberardino

Entriamo in Irpinia. Lo stile riconoscibile e tranquillizzante della storica cantina supera le traversìe delle annate. E' quello che deve fare un'azienda delle sue dimensioni. Colore vivace, rosso rubino carico con appena un'unghia di aranciato. Al naso frutti rossi vividi, non si avvertono grandi concentrazioni, né casuali,  né cercate…come ci dice lo stesso enologo dell'azienda Massimo Di Renzo. E qui si incomincia ad avvertire la caratteristica del “campionato Irpinia”, e cioè la consistente acidità che denota le enormi potenzialità evolutive del vino.

Taurasi 2003 Macchia dei Goti Cantine Caggiano

Anche qui la componente rubina del colore prevale su quella più evoluta, ma stavolta granata. Un naso prevalentemente speziato ci dà la dimensione di una diversa eleganza di stile… scuola francese ;-)). Si susseguono sentori fruttati insieme ad una nota di liquerizia. Grande profondità di bocca, notevole equilibrio e lunghezza infinita.

Taurasi 2003 Vigna Cinque Querce Riserva Cantina Salvatore Molettieri

La concentrazione, in questo vino, inizia dal colore, rosso rubino carico con unghia granata. Il meno penetrabile di tutti. Ancora al naso e già mostra subito i muscoli da palestrato. Il fruttato pieno e maturo di frutti di bosco si propone con evidenza. In sequenza una speziatura dolce si sposa alla caratteristica nota di violetta dei vini di Salvatore. Entra in bocca con potenza e spessore conquistando ogni anfratto della cavità orale. La notevole spalla acida “nasconde” benissimo l'elevato” tenore alcolometrico ed il notevole corpo. L'interminabile lunghezza del vino richiede necessariamente un piatto molto strutturato da gustare.

Volendo fare delle conclusioni finali, possiamo dire che, soprattutto in annate calde come è stata la 2003, i territori più caldi (Vulture) sono penalizzati rispetto a quelli che possono fruire di escursioni termiche maggiori (Irpinia). In questo quadro, sempre più in evoluzione verso il noto riscaldamento epocale del pianeta, i territori del Taburno si collocano in mezzo tra le altre due aree geografiche.

Lo so, queste affermazioni potranno sembrare essere state partorite dalla mente di un seguace della ” filosofia di Catalano” di Arboriana memoria, ma è quello che mi viene da scrivere…con la penna che mi ha prestato il Pigna…pigliatevela con lui!!! ;-))


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