di Teresa Mincione
Un curioso incontro con un bianco della val d’Isarco. Oggi c’è chi ne parla come il distretto bianchista più interessante d’Italia. Estremismi a parte, se si aggiunge l’originalità e capacità di chi produce, stuzzicata può dirsi la curiosità. Un Sylvaner del maso di Taschlerhof 2011 autografato Peter Wachtler. Mineralità e carattere, le principali peculiarità.
Un calice sapido, deciso. Sentori floreali e fruttati si impongono all’olfatto. Spiccato i richiamI di mela rossa e mandorla nuda. Non mancano aromi esotici accompagnati da refoli di noce moscata, idrocarburo, fieno appena secco. Di corpo e di buona acidità e struttura. Tre anni registra la carta d’identità: ad oggi ben portati e in divenire. L’ambiente pedoclimatico di riferimento è una commistione di temperature “estroverse” e tradizionali ripidi pendii, tipici di quella valle. Chi sarà mai Peter Wachtler? Estroso vignaiolo per alcuni. Altri, muniti di diverse coordinate enologiche, lo interpretano come giovane promessa, seppur non da ieri impegnato attorno al suo maso. Certamente uno spirito intraprendente che bada ad esaltare il territorio attraverso la massima espressione dei suoi vini.
A sud di Bressanone, sin dai primi anni 90, si è occupato di vitigni bianchi coltivati a 530 metri di altezza. Quella posizione sud est da sempre garante di una continua esposizione al sole rendendo favor alle vigne. Dalla generosità dei terreni di ardesia, il calice eredita note tendenzialmente minerali. Tutto ritorna nel bicchiere! E ancora. La scelta di non spaziare sui vitigni prodotti è un’altra credenziale degna di nota. Limitare le varietà prodotte per proteggere la qualità. Solo quattro, ma esclusivamente tipici vitigni a tutto tondo: Sylvaner, Kerner, Riesling, Traminer aromatico. Il Sylvaner si sa, trova particolare produzione nei territori di Alsazia e Germania, ma nella val d’Isarco trova un terroir ottimale.
La curiosità provoca l’assaggio, e questo vino incuriosisce e si lascia (ri)assaggiare!
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